Romeo’s Daughter – Spin – recensione
Robert John “Mutt” Lange, Heart, Bonnie Tyler, Eddie Money, Chrissy Steele?
Meglio “sparare” subito qualche nome d’effetto per attirare la giusta attenzione su quella che è stata a fine anni 80 qualcosa in più di una semplice meteora nella scena AOR inglese.
I Romeo’s Daughter non sono certo una nuova conoscenza per i più attenti e magari attempati melodic rockers che bazzicano in questo sito.
E’ così che i nomi su citati potrebbero invece rappresentare qualcosa in pi? di un semplice indizio per i nostri lettori meno esperti.
L’omonimo debutto del 1988, prodotto da “Mutt” Lange (marito dell’allora manager del gruppo Olga Lange) e John Parr verrà infatti saccheggiato negli anni a venire proprio da personaggi del calibro di Heart, Bonnie Tyler, Eddie Money e Chrissy Steele.
Il follow up del 1993 “Delectable”, distribuito dalla più metallica Music For Nations, non godrà della stessa fortuna e porterù pochi anni dopo allo scioglimento della band.
Nel 2009 in seguito all’uscita della reissue Rock Candy del primo ricercato album, il combo inglese si riformerà per inaugurare un corposa serie di apparizioni live partendo addirittura dal prestigioso festival Firefest di Nottingham.
E’ infine del 2012 la pubblicazione di “Rapture”, primo album in studio dopo quasi vent’anni .
Questo “Spin” arriva quindi sul mercato con non poche aspettative ed il titolo di quinta miglior “Lady Rock singer” di tutti i tempi, attribuito a Leigh Matty dall’autorevole “Classic Rock Magazine” sembra essere di buon auspicio.