SO U, Neal Schon con Marco Mendoza e Deen Castronovo

neal_schon SO U, nuovo progetto della leggenda della chitarra Neal Schon che lo vede unire le forze con il bassista Marco Mendoza (Black Star Riders, Ted Nugent, Whitesnake, Thin Lizzy) ed il batterista Deen Castronovo (Journey, Ozzy Osbourne, Steve Vai, Hardline) per un sound che incrocia jazz, blues e hard rock!
Alcuni dei pezzi sono inoltre stati coscritti da Jack Blades (Night Ranger / Damn Yankee). L’album sarà pubblicato dalla nostrana Frontiers Records!

SO U track listing:

1. Take A Ride
2. So U
3. Exotica
4. What You Want
5. Love Finds A Way
6. On My Way
7. Serenity
8. Shelter
9. Big Ocean

nealschonsou

Neal Schon parla di Steve Perry

neal_schon Neal Schon, lo storico chitarrista dei Journey, ha rilasciato sulla sua pagina facebook ufficiale (raggiungibile qui) questa dichiarazione a seguito di un’intervista di Steve Perry di circa un anno fa…

Great Steve Perry interview.
I hope we can can reach out to each other and connect once again. We had amazing chemistry together. I love him
With all the love and admiration
You could even have.
Steve lets talk soon
Neal

qui la traduzione:

Una grande intervista di Steve Perry.
Spero ci sia la possibilità di risentirci a vicenda e ricongiungerci nuovamente.
La chimica che avevamo insieme era stupefacente.
Lo adoro con tutta l’adorazione e la stima che si può avere.
Steve risentiamoci presto,
Neal

Che sia l’inizio di un possibile riavvicinamento di Steve Perry ai Journey?
Per chi fosse interessato questa è l’intervista rilasciata da Steve Perry:

http://www.youtube.com/watch?v=oXpOSUntP-U&feature=youtu.be

Neal Schon – The Calling – Recensione

Journey, Bad English, Hardline, Soul Sirkus…questa è solo una parte del curriculum di Neal Schon, mago delle sei corde proveniente da quella San Francisco che che lo ha portato al  grande successo. Come solista Neal ha già all’attivo diversi album strumentali, Piranha Blues (1998) e I On U (2005) su tutti, e quest’ultimo The Calling ricalca le orme dei precedenti aggiungendo al repertorio atmosfere Jazz, Rock fino ad arrivare a momenti fusion. La line up si avvale dell’amico Steve Smith (ex Journey) dietro le pelli, Igor Len alle tastiere e l’ospite Jan Hammer al Moog, presente solo in alcuni pezzi.

Il full lenght si apre con la title track The Calling, un hard rock dal sapore settantiano nel groove e negli assoli e continua con Carnival Jazz, dove già il titolo la dice lunga; un pezzo con base jazz/rock dove Neal Schon si scatena in assoli veloci e riff tecnici. Six String Waltz ci porta su terreni devoti ai Journey; una ballad delicata e di pregevole fattura dove la chitarra sembra cantare. Bellissima. Il breve intermezzo Irish Field (solo chitarra) apre le porte a Back Smash dove il sound rock – settantiano la fa ancora da padrone, la batteria è incentrata sui piatti,un guitar-riff grosso e tastiere ottantiane si alternano ad assoli di chitarra elettrica e acustica veloci ma tecnici. Fifty Six (56) ha invece un intro orientaleggiante per poi sfociare in una jam pianoforte-batteria  jazz, intermezzata da una chitarra effettata ma sempre rock. True Emotion è la ballad strumentale per eccellenza; lenta, dolce con tastiere in sottofondo…da brividi. Tumbleweeds ritorna al sound più duro e hard rock ottantiano mentre Primal Surge ci riporta al sound della precedente Fifty Six (56) ma ancora più jazz/fusion nell’animo. Blue Rainbow Sky è una power ballad dal sapore blues-rock che lascia il segno dove Neal Schon ci rapisce con la chitarra. Transonic Funk con il suo moog  in primo piano fa scatenare le sei corde, mentre Song Of The Wind II chiude l’album facendoci sognare; Neal Schon prende le sembianze del suo “maestro” Santana per uno slow-rock con la chitarra e le tastiere che si intrecciano facendoci chiudere gli occhi e goderci questa esplosione di note….

IN CONCLUSIONE:

The Calling è un capolavoro della sei corde melodica. Niente virtuosismi o assoli superveloci, solo tecnica e capacità di trasmettere grandi emozioni. Un album che passa momenti jazz, rock, fusion e momenti dolci e sentimentali senza essere mai noioso o ripetitivo, rischio che un album totalmente strumentale può avere.

Neal Schon: i dettagli del suo nuovo album solista

schoncallingNeal Schon ha annunciato di aver terminato le registrazioni del suo nuovo album solista, The Calling, che uscirà il 23 ottobre via Frontiers Records.

Il disco, prodotto dallo stesso Schon (che per l’occasione suonerà anche le parti di basso) ai Fantasy Studios, riunirà il musicista con il suo ex compagno nei Journey, Steve Smith, batterista nelle 12 tracce del lavoro. Hanno inoltre collaborato all’album il tastierista Igor Len e Jan Hammer ai sintetizzatori, quest’ultimo anche produttore del video per il brano “The Calling”.

Questa la tracklist:

01. The Calling
02. Carnival Jazz
03. Six String Waltz
04. Irish Field
05. Back Smash
06. Fifty Six
07. True Emotion
08. Tumbleweeds
09. Primal Surge
10. Blue Rainbow Sky
11. Transonic Funk
12. Song Of The Wind II

Ascolta i samples su: www.schonmusic.com.

Journey – Eclipse – Recensione

A 3 anni di distanza dal precedente Revelation i Journey si apprestano a inaugurare questo 2011 con Eclipse, nuovo album che ci mostra innanzitutto una band in stato di grazia compositiva nonostante alla fine il risultato non sia proprio quello aspettato. Prodotto da Kevin Shirley (reduce da un deludente lavoro con i Mr.Big) la formazione di questo Eclipse è sempre la stessa e vede Neal Schon alle chitarre (il plurale questa volta è d’obbligo), Jonathan Cain alle tastiere, Ross Valory al basso, Deen Castronovo alla batteria e Arnel Pineda al microfono, ormai perfettamente integrato nella band. Forte di un affinità sempre maggiore col resto del gruppo, il filippino risulta alla fine essere la punta di diamante di questo Eclipse, album a tratti oscuro e pieno di mille sfaccettature quasi anomale per il solito stile Journey. Ebbene si, proprio oscuro, credo che sia l’aggettivo più indicato per descrivere quanto creato da Schon & Cain, che per questo disco hanno pensato bene di abbandonare in linea generale le melodie ariose e gioiose tipiche della loro musica per far spazio ad un enorme lavoro di chitarre, mai così dirette, aggressive e potenti senza quei ritornelli commerciali da stadio. Se da un lato al primo ascolto questo potrà sorprendere e non poco i vecchi fan della band, dall’altro riesce sicuramente a valorizzare meglio il concept sulla vita e sull’esistenza che fa da sfondo a questo disco con canzoni che spesso superano i 6 minuti di durata. A tutti i fan del Neal Schon di “Late Nite” o “Beyond the Horizon”: l’ascolto di Eclipse potrebbe causarvi seri danni in quanto mai come in questo album il chitarrista losangelino sfodera riff serrati e assoli al fulmicotone, aiutato molto spesso da Jonathan Cain sempre più presente come chitarrista ritmico piuttosto che come pianista/tastierista. Ascoltatori avvisati…

Riuscirà l’eclisse a superare la rivelazione? Scopriamolo insieme…
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