Hurtsmile – Hurtsmile – Recensione

Nella musica ci vuole quel pizzico di fortuna. Diversi artisti solo con la loro bravura e la forza del duro lavoro sono riusciti a diventare qualcuno, ma nella maggior parte dei casi senza la dea bendata molti sarebbero ancora dei perfetti “sconosciuti”. Ma la fortuna in sé non basta comunque: mi si palesano subito in mente diversi episodi a conferma di questa affermazione vedi Blaze Bayley negli Iron Maiden o Tim “Ripper” Owen nei Judas Priest. Giovani cantanti dal talento innato chiamati a sostituire dei singer storici e importanti in band leggendarie. Purtroppo non è servito a molto, arrivati al momento sbagliato gli Iron e i Priest con questi “sostituti” diedero alla luce gli album meno belli della loro carriera, con tanta rabbia dei fans più incalliti e fedeli pronti a far ricadere la colpa ai nuovi innesti. Ma col senno di poi si capii che era più un songwriting deficitario e delle scelte di sound discutibili a penalizzare quei lavori, piuttosto che l’arrivo dei nuovi cantanti. Questo è quanto successo anche a Gary Cherone. Cantante e compositore negli Extreme, band hard rock che arrivò al successo commerciale nei primi anni ’90 grazie alla famosa ballad “More Than Words” (comunque lontana dallo stile funk-hard rock del gruppo), il buon Gary finì addirittura a partecipare con la sua band al Freddie Mercury Tribute Concert organizzato dai rimanenti Queen in onore al leggendario singer appena scomparso. Un onore riservato di certo ai grandi artisti. Poi la svolta: nel 1996 i Van Halen, orfani dall’abbandono di Sammy Hagar, scelsero proprio in Gary Cherone il loro nuovo vocalist. Il singer così si trovò a fare il salto di qualità andando in una delle rock band più famose della storia del rock, ma, proprio come Bayley/Owen citati prima, anche Gary non fu graziato dalla fortuna, così, dopo un deludente VHIII, il gruppo si sciolse e Gary dopo vari anni di pausa nel 2008 riformò i suoi Extreme ancora attivi fino a oggi. Gli Hurtsmile invece sono un side-project dello stesso cantante affiancato dal fratello Mark Cherone alle chitarre, Joe Pessia al basso e Dana Spellman alla batteria e percussioni. Il termine Hurtsmile, spiega lo stesso Cherone, è una parola che lui e il fratello Mark usavano molto da piccoli, che sta a indicare quel tipo di sorriso (“smile”) finto che i bambini mostrano quando si fanno male (“hurt”) e non vogliono piangere davanti ad altri bambini (una sorta di facciata per dimostrare di non essersi fatti nulla di che). Il disco mostra tutto l’estro del cantante americano in un mix estremo di tanti generi diversi per un lavoro molto interessante. Tuffiamoci allora insieme nelle canzoni che compongono questo “Hurtsmile”..

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