FM – annullate all’ultimo minuto le tre date Italiane

Gli FM con un semplice messaggio sulle loro pagine social e senza dare troppe spiegazioni hanno cancellato all’ultimo (la prima data sarebbe stata questa sera a Genova) le tre date previste per l’Italia:

We are very sorry to announce that due to circumstances beyond our control we are unable to appear at our three scheduled shows in Italy this week and complete our European tour.
We apologise to the venues, promoters and everyone who has purchased tickets and we are working to reschedule these shows for our next European run.
We love our fans in Italy and are very disappointed that we can’t come to play for you.
We will be back as soon as possible.
Steve, Merv, Pete, Jem and Jim.

In attesa possibilmente di avere maggiori dettagli sulle cause della cancellazione Auguriamo il meglio alla band e speriamo di rivedere presto gli FM in Italia.

Ronnie Atkins – Trinity – recensione

Non accenna a perdere colpi la vena prolifica di Ronnie Atkins, voce strorica dei Danesi Pretty Maids.
Da qualche anno alle prese con una personale battaglia con il cancro (Forza Ronnie! Siamo tutti con te!) il nostro si è infatti buttato in quella che si è rivelata una promettentissima carriera solista e così in due anni ha rilasciato due splendidi lavori (One Shot – 2021 e Make it Count – 2022) e idealmente chiude con queto 2023 una sua personale trilogia con questo Trinity!

Dalle liner notes sembra che questo sia il lavoro più duro e guitar oriented di questa triade ed effettivamente dando una prima ascoltata ai brani la chitarra è sempre ben presente e si sente che alcuni pezzi girano intorno a lei.
Questo probabilmente dovuto anche alla presenza nella band e in fase di songwriting di Chris Laney, attualmente chitarrista in forza ai Pretty Maids. Tra l’altro lo stesso Laney figura come produttore mentre l’album è stato mixato e masterizzato da Jacob Hansen.

Suono più duro quindi rispetto ai due suoi predecessori ma che comunque non dimentica la melodia vincente, e su questo Ronnie ci ha sempre ben viziati, infatti già l’introdutti Trinity altro non è che un brano antemico da cantare a squarciagola e su questo filone non possiamo non citare anche Sister Sinister e la bella The Unwanted.
Così, se il sound si indurisce ancora più con Ode to a Madman (figlio della vena metal degli ultimi Pretty Maids) si torna a urlare pugno al cielo sulla riuscitissima Paper Tiger. Non manca poi la faccia intimista dell’album che in realtà mostra due facce, una più dark e oscura in brani come Godless e Raining Fire bilanciate dall’intenso lento Soul Divine (pezzo bellissimo) e la conclusiva What If.
In ultimo da notare l’ “easy and happy” rock del brano più anomalo del lotto, If You Can Dream It, che pensando anche al travagliato percorso personale che sta attraversando il nostro Ronnie non può che farcelo amare ancora un po’ di più.

Terzo centro per l’ugola Danese che non molla il tiro. Questo forse l’album più “classificabile” essendo nel filone dell’hard rock melodico praticamente da inizio alle fine e per questo forse un po’ meno vario ma sicuramente ispirato come i suoi predecessori! Altro bel centro a firma Ronnie Atkins!

Edge of Forever – Ritual – Recensione

Terzo album dalla “rifondazione” della band (2019 – Native Soul, 2022 – Seminole) e sesto in totale per il moniker Edge Of Forever. Alessandro del Vecchio riprende quindi in mano la “sua” creatura anche se ormai si può dire che è più una creatura della “Band” che dal 2019 vede in formazione, oltre che Del Vecchio alla voce e tastiere, Aldo Lonobile alla chitarra, Nik Mazzucconi al basso e Marco di Salvia alla batteria.
Da Ritual quindi ci aspettiamo come minimo lo stesso livello e la stessa qualità già percepiti nei precedenti lavori di questa attuale formazione degli Edge Of Forever… e così è anche se il livello si alza ancora e diciamo subito che questo nuovo lavoro chiude idealmente una trilogia.
Stessi temi legati a natura, vita e terra, già trattati nei precedenti due lavori ma con il livello dell’asticella che qui tende ad alzarsi rispetto ai già ottimi precedenti lavori!

Ambiziosa l’idea di dividere idealmente l’album in due parti con la prima a fare più da altare al classico sound della band mentre la seconda parte racchiude una suite di sette pezzi che insieme formano la storia di due gemelli (maschio e femmina) nativi americani separati alla nascita e costretti in scuole differenti. Già vedo gli amanti del prog leccarsi le dita, ma parleremo di questa suite più avanti.

Iniziamo infatti con la parte più “classica” in cui ci aspettano sei pezzi in puro stile Edge of Forever. Già con Where Are You infatti il DNA della band si mostra in tutta la sua bellezza. La melodia si fonde con i segni decisi lasciati da una sezione ritmica forte e d’impatto sorretta da un lavoro di chitarra di alto livello. Su tutto brilla il ritornello cantato in maniera magistrale da Del Vecchio. Si aggiunge ulteriore pathos (e un tocco lieve di blues) sulle note di Water Be My Path per poi farti tritare dalla batteria incalzante del quasi metal melodico di Freeing My Will.
The Last One è un incalzante e cromato hard rock. Classe!
Ancora una volta, come già successo per Native Soul e Seminole, uno dei pezzi più belli di questo Ritual è una ballata. Love is the only Answer è pura emozione in note. A fargli da contraltare arriva subito a seguire la rocciosa e potente Forever’s Unfolding!

Qui si chiude la prima parte dell’album e si alza il sipario sulla suite Ritual! Non vi sveliamo nulla della storia e del suo dipanarsi assicurandovi però che il livello generale del songwriting è quello che avete trovato finora in questo lavoro, quindi alto se non altissimo. Il tratto della suite è spesso giocato su un hard rock potente e roccioso ma che non scorda mai il suo lato più melodico come nelle introduttive Ritual Pt. I e Ritual Pt. II Revert Destiny. Da far notare durante lo scorrere dei brani il gioco di Voci sovrapposte e incrociate di Ritual Pt. III Taunting Souls. Splendida poi, e dal tratto prog e dall’intento onirico, segue Ritual Pt. Iv Baptized In Fire. Si torna su un hard rock più melodico e classico con Ritual Pt. V Ride The Wings Of Hope. Quasi in chiusura lasciatevi ammaliare dal gioco voce / piano di Ritual Pt. VI Cross My Eyes e idealmente Ritual Pt. VII Reconciliation è la giusta chiusura di suite e album.

Un grande album e un grande lavoro. Poco altro da dire. Unica cosa che potrebbe impedirvi di ascoltarlo è un ribrezzo totale verso il genere, ma allora non sareste probabilmente qui a leggere queste righe. Quindi, complimenti Edge of Forever e ancora tanti album di questo livello!

Supremacy – Influence – Recensione

Secondo album ufficiale per i Colombiani Supremacy che dopo una lunga attesa di ben 8 anni danno un seguito al loro primo album Leaders (2015). Anni non passati con le mani in mano visto che la band, originaria di Bogotà, dopo la pubblicazione del primo album ha letteralmente girato in lungo e in largo l’America Latina supportando nomi importanti come Extreme, Sebastian Bach, Tim “Ripper” Owens e partecipando ad alcuni festival di livello come il Rock Al Parque ed il Corona Hell & Heaven Fest.
Tornati nel 2017 con un nuovo singolo, Sirius, che vede l’entrata in formazione del nuovo cantante Gus Monsanto la band era pronta per mettersi al lavoro sul nuovo album, ma, causa pandemia, i tempi si sono allungati fino ad oggi.

Influence, questo il nome del comeback, riporta in auge i Colombiani che con il primo album avevano mostrato buone qualità senza però andare, secondo il sottoscritto, completamente a centro. Due le cause dal mio punto di vista, una voce non perfetta per il genere e forse un po’ acerba ed una scelta stilistica dei brani non ancora completamente definita il che rendeva Leaders apprezzabile ma con ampi sali / scendi durante l’ascolto.

Ben venga quindi l’entrata nella band di Gus Monsanto che, non me ne voglia il precendete cantante, porta valore aggiunto alla proposta dei Supremacy. Così il primo punto che mi aveva fatto storcere il naso sull’album di debutto è smarcato. Passiamo ora al secondo, i pezzi!

Anche qui il buon Gus fa la differenza e la qualità dei brani è nettamente migliorata puntando ad un hard rock melodico di livello. L’introduttiva Passing Through è un brano bello roccioso che ben si adatta alla voce di Monsanto. Anche se l’asticella punta ad alzarsi dalla seconda Mr Big Shot con l’ospitata di Bruce Kulick alla chitarra. Belli gli inserti di tastiera che smorzano il tasto heavy del brano. Molto AOR oriented la successiva My Time con un ottimo lavoro delle chitarre.
Da segnalare ancora l’ottima Dancing with the Devil con l’azzeccatissimo inserimento del Sax, uno dei brani più interessanti del lotto proposto! Ancora una volta da segnalare l’ottimo lavoro alla chitarra per la successiva Sirius.
Classico ma ben confezionato il lento Dream of You dove ancora chitarra e voce, unite ad un’ottima sezione ritmica, riescono a dare quel leggero valore aggiunto che innalza il livello del brano. Si chiude senza il botto ma con du brani comunque coinvolgenti come Sin Paradise e Indigo Children.

Quinbi in chiusura possiamo dire che a questo giro i Supremacy fanno centro, grazie anche all’innesto di Gus Monsanto in formazione che chiude il cerchio di una band che ha i numeri per regalare delle belle soddisfazioni da qui a venire.
Influence è un netto passo in avanti rispetto al precedente lavoro, gli manca solo più quell’effeto “Wow” che potrebbe lanciare i Supremacy nell’Olimpo del genere, ma resta sicuramente un album da ascoltare in questa annata per chi è alla ricerca di un hard rock melodico dal tratto raffinato.

FM – dettagli e biglietti delle tre date Italiane della storica band brittanica

Gli storici FM, saranno in Italia per tre date, 26, 27 e 28 ottobre.

Di seguito tutti i dettagli ed i link per acquistare i biglietti!
Non perdetevi l’occasione di vedere una delle più influenti melodic rock band britanniche dal vivo!

GIOVEDI’ 26 OTTOBRE: GENOVA – Crazy Bull Genova
Special Guests: BAD BONES + Lost Reflection + Furious Jane

VENERDI’ 27 OTTOBRE: ROMA – CrossRoads Live Club
Special Guests: Lost Reflection

SABATO 28 OTTOBRE: MILANO – Barrio’s
Special Guests: Beriedir + Broken Wings + The Vourticous

Acquista Biglietti

Elektradrive – 40th Anniversary show – Mc Ryan’s Moncalieri (Torino) – 23/06/2023 – Live Report

Quarant’anni di Vita si portano dietro sogni, speranze, successi ma anche delusioni!

Un po’ come la Vita degli storici Elektradrive che, arrivati all’onorevole traguardo di quarant’anni di carriera, si portano dietro un bagaglio in cui sogni, speranze e successi si sono incrociate con forse la delusione di non essere riusciti a raccogliere quanto probabilmente avrebbero meritato.

Indubbio però che un pezzo importante della storia dell’AOR, anche se il vestito del solo AOR va stretto per descrivere il sound degli Elektradrive, passa per la band di Torino.

1983, Elio Maugeri alla voce, Simone Falovo alla chitarra, Eugenio Manassero alle tastiere, Stefano Turolla al basso e Alex Jorio alla batteria, partendo dalle ceneri degli Overdrive danno vita agli Elektradrive.

I primi pezzi, più tirati, finiranno su diverse compilation e inizieranno a far conoscere i nostri in giro fino alla pubblicazione dell’album Over The Space (1986).
Sarà però il secondo album “Due” (1989) a mettere in chiaro le capacità della band tanto che nel 1990 i cinque ragazzi di Torino voleranno a Los Angeles per alcuni concerti. Il successivo album Big City (1993) diventa un’altra perla dell’AOR / Hard Rock made in Italy. Bisognerà attendere però il 2009 per rivedere il nome Elektradrive su di un disco che porta il titolo di Living 4.

Si vola quindi a questo 2023 dove Simone Favolo (chitarrista) decide di riunire la band per un concerto evento in formazione originale!

Quello che è successo nella serata del 23 giugno scorso tra le mura del bel Mc Ryan’s di Moncalieri (Torino) ve lo stiamo per raccontare!

Basta varcare la soglia del Mc Ryan’s per rendersi conto dell’aria frizzante che si respira, che poi è quella dei Grandi Eventi.
Già, perchè non dimentichiamoci che i 40 anni di un pezzo di storia dell’AOR firmato Italia, non può che essere un grande evento! Resta però l’incognita di una band che bene o male è probabilmente ferma al palo, parlando di live, da qualche annetto e per quanto gli Elektarive hanno sempre saputo stupire le primavere sono volate anche sulle loro spalle e la domanda se i nostri sapranno ancora “reggere” il palco, per quanto gelida e fredda possa sembrare, è più che lecita!

Così, nel mentre che l’attesa fa salire l’adrenalina e i dubbi si mescolano alla voglia di vedere per la prima volta i Torinesi dal vivo, si investe il tempo tra chiacchiere con vecchi amici e qualche birra… ed il bello dei live sta anche in questo.

Arrivano le 22:00 e dopo i saluti di rito gli Elektradrive, quasi avessero intuito i miei timori, scaricano sul pubblico accorso una mitragliata di note hard rock dando fuoco alle polveri dell’evento con il brano Secret of the holy grave.
Tre cose sono subito chiare! La prima è che la Band c’è (“Sti cazzi” se c’è!), la seconda è che questa sera stiamo per ricevere una lezione su come si gestisce il palco da Artisti navigati e la terza è che… Zio Bono, ma che Voce ha Elio Maugeri??? E’ stata tenuta in naftalina e tirata fuori per l’occasione???
40 anni di carriera e la potenza, la carica, l’emozione e lo stile di questo Cavallo di Razza Vocale sono ancora tutti li!

Lo ammetto, sono Impressionato!
A tutto questo aggiungiamo dei suoni perfetti che difficilmente si trovano a questi livelli e capirete come ormai ero elettrizzato. Mi sentivo come un bambino appena varcata la soglia di Dysneyland, e la mia Disneyland questa sera porta il nome di brani come St. Valentine’s Day, la splendida A Man That Got No Heart (tratte da Due), Big City e Lucille (dall’album Big City), la toccante Pain (Living 4)… la pelle è smossa dai brividi di star vivendo una serata magica e l’euforia prende il sopravvento e vedendo in giro direi che non sono l’unico in questo stato!

Gli Elektradrive non fanno più prigionieri ed il pubblico è conquistato! Dopo aver allentato il tiro con le acustiche ed intense Dream on e Still remember piazzano un utimo colpo con Pain e si prendono una pausa (come i Dream Theater! 🙂 ).

Seconda parte del concerto e non si molla un colpo. Si riparte con Big City e si scorre nuovamente buona parte della carriera dei Torinesi con le note di brani come Big City, Escape From the rock, Living 4 che viaggiano veloci attraverso l’alchimia che profuma di vecchia amicizia che si è creata sul palco.

Idealmente il concerto si chiuderebbe qui ma la fame del pubblico non è ancora placata e resta il tempo per bissare la serata sulle note di time Machine e Fly High che idealmente si piazza come “speranza” per questi Vintage Rocker che questa sera hanno saputo dare dimostrazione di cosa vuol dire buttare Anima e Passione sulle assi di un palco!

Serata da incorniciare… e il 23 giugno 2023 si è scritta una, forse piccola, pagina della storia dell’AOR ma, per quanto piccola, di valore Assoluto.

Bentornati Elektradrive, ci siete mancati!

Tracklist

1 – Secret of the holy grave
2 – Lord of the rings
3 – Future Lady
4 – Brainstorm
5 – Winner
6 – St. Valentine’s Day
7 – A man that got no heart
8 – Dream on – Still remember
9 – Pain

10 – Big city
11 – Riot of the young guns
12 – Lucille
13 – Snake ’92
14 – Escape from the Rock
15 – Evil empire
16 – Living 4
17 – Feed the ground
18 – Dirty war of bloody angels
19 – Back on the road

20 – Time Machine
21 – Fly High

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Bente Smaavik feat. Yngve Smaavik – Child of Babylon (Whitesnake Cover)

«Child Of Babylon» è il sesto singolo estratto dal prossimo album del progetto di Bente Smaavik “Side Orders”.
Questo è un album che sognava da tempo. Canzoni per le quali prova dei sentimenti speciali.
La maggior parte delle canzoni sono lenti e ballate.

Questa canzone ha conservato gran parte della sua originalità, ma è cantata in duetto dai fratelli Yngve e
Bente Smaavik.

Bente ha già lavorato a stretto contatto con uno dei cantautori, Bernie Marsden nel 1990 durante un soggiorno in Inghilterra dove Bernie è stato il produttore dell’album “Blonde on Blonde” dei Perfect Crime.

“Child Of Babylon” è stato originariamente registrato dai Whitesnake e tratto dall’album “Come And Get It” pubblicato nel 1981.

Prodotto e mixato da Victor Cito Smaavik Borge in Englagård Studio

Bente Smaavik: voce
Yngve Smaavik: voce
Victor Cito Smaavik Borge: Basso e cori
Rolf Bjørseth: Chitarre
Batteria: Magnus Forsberg
Tastiere: Morten Huuse

Link al video:

Stardust – Kingdom Of Illusion – Recensione

Ricordo quando anni fa mi capitò di ascoltare, in una solitaria notte d’estate, il brano Shine degli sconosciuti Stardust… che colpo diretto al cuore. Tutto quello che amavo del melodic rock si trovava in quel brano. Voce, calore del suono, melodia e quel piacevole senso di ebrezza che solo il miglior melodic rock sa regalare.

Da allora è stato un crescendo di conferme da parte degli Stardust, e un Amore sempre più forte da parte mia verso questa bella realtà Ungherese! Così, dopo un EP autoprodotto (2016) e soprattutto l’ottimo lavoro a titolo Highway to Heartbreak (2020, qui la recensione), gli Stardust ci riprovano con questo Kingdom of Illusion, sempre edito per la nostrana Frontiers!

A capo della brigata troviamo sempre la bella ugola di Adam Stewart (al secolo Akos Horvath) e si parte così come a voler siglare un taglio con il precedente lavoro con la roboante War. Pezzo dallo stile a la “Last Look at Eden” degli Europe che mostra muscoli e forza con un coro “cattivo” ed una chitarra pesante e tagliente, ma sotto sotto è ben presente lo stile Stardust! Un inizio spiazzante che però ci riporta subito su territori cari alla band con la successiva The Fire. Riuscitissimo brano tutto cori e bruciante passione. Magistrale lavoro sugli arrangiamenti per la successiva Losing Me, pezzo cromato e intriso di ricercata sensualità.
Sacrifice è puro AOR radiofonico anni ’80 mentre Love Sells è un up tempo diretto e vibrante! Fari puntati a questo punto su Heroes e sul suo incipit “epico”. Adam Stewart nettamente in botta e chitarre di primo livello, melodic hard rock cesellato con finezza ed eleganza!

Se la prima parte di questo lavoro ha mostrato un lato nettamente ricercato ed in parte sconosciuto nei precedenti lavori degli Stardust con la seconda parte si entra in un territorio più melodic rock nella sua concezione più classica.
Bellissima così si innesta a questo punto la radiofonica ricercatezza di One First Kiss con quel suo ritornello memorizzabile al primo giro. Nettamente riuscita e di valore anche la classica ballata Make Me Feel Your Love e ancora una volta si torna in puro territorio da airplay e, in un mare di ballate spesso troppo stucchevoli, questa Make Me Feel Your Love brilla di una splendida luce romantica!
Diretta, liscia e vibrante Ain’t No Woman si insinua nelle nostre orecchie per portarci a chiudere idealmente sulle note weastcoast, care ai Toto più ricercati, di Sarah!
Ultima chicca sulle note della cover di Don’t Know What You Got… Till It’s Gone. Ci vuole coraggio, e forse un po’ di sana follia, per pensare di coverizzare un brano dei Cinderella, e soprattutto “questo” brano. Eppure gli Stardust lo fanno, a modo loro, trasformando l’amarezza e lo stuggimento della versione originale in una dolce accettazione in questa loro reinterpretazione… e vi sfido ascoltandola a non pensare ad una versione cantata e suonata dai Foreigner!

Continua la crescita degli Stardust, così se l’EP del 2016 ne è stata l’infanzia, Highway to Heartbreak l’arrapante adolescenza, con questo Kingdom of Illusion entrano nella prima fase della loro maturità! Se restano intatti alcuni tratti legati alla loro giovinezza musicale è innegabile che questo nuovo lavoro faccia un netto passo in avanti con una maggiore consapevolezza della band verso quello che può essere un futuro musicale più complesso, ricercato e ricco di influenze! Bel Colpo Stardust, servono più album come questo nel nostro genere!

Rock Imperium Festival (Cartagena, Spagna) – sconto del 15% per i lettori di MelodicRock.it

La tre giorni del ROCK IMPERIUM FESTIVAL di Cartagena (Spagna) è ormai alle porte. La kermesse Spagnola prenderà il via infatti il 23 di giugno per tre giorni di grande rock dove tra gli altri saliranno sul palco KISS, Deep Purple, Helloween, Europe, Skid Row, The Winery Dogs, H.E.A.T., Nestor, The Night Flight Orchestra, Tyger of Pan Tang,  Chez Kane, The Big Deal e tanti altri…

Per l’occasione viene offerta FINO AL 13 DI GIUGNO la possibilità ai lettori di MelodicRock.it di acquistare il biglietto direttamente dal sito del Festival (raggiungibile a questo link: https://www.rockimperiumfestival.es/en/tickets/) con uno sconto del 15%

Per usufruire dello sconto sarà sufficiente inserire, in fase di acquisto, il codice: RIF20FMR2315

 

Lace – On your way – Recensione

Un Ep di sei pezzi! Una voce, quella di Davide Merletto, in grado di caratterizzare ogni brano! Una moltitudine di ospiti di livello, Stefano Lionetti (Lionville), John Macaluso (Malmsteen, Symphony X), Roland Grapow (Helloween, Masterplan),   Alberto Bof (®Academy Award ®Grammy ®Bafta ®Golden Globe winning “A Star Is Born”),  Francesco La Rosa (Extrema) ed Andrea Torretta (Daedalus, Meganoidi)!

Mettiamo nel calderone anche sei brani curati e arrangiati che senza aggiungere nulla al genere lo impreziosiscono e supportano con classe ed eleganze. Ecco quindi che mescolati questi ingredienti ci troviamo tra le mani esattamente questo On Your Way, primo lavoro “esplorativo” a titolo Lace dietro il cui monicker si nasconde Davide Merletto, già conosciuto ai più per la sua militanza in Planethard e Daedalus.

Partiamo quindi con la titletrack On Your Way, un bel pezzo che si lancia su note di batteria e chitarra taglienti e sostenute per sfociare in un ritornello ultra catchy e melodico! Cavoli se la cosa funziona! Ancora una bella grinta messa in campo per la successiva My Lost Goodbye che mostra un tratto però più radiofonico rispetto al precedente brano anche se in parte ne ripercorre la formula… molto Lionville nello stile del ritornello!

Arriviamo quindi alla prima ballad (ne troveremo due, non poche per un EP di 6 pezzi… ah… ed è una cosa che apprezzo! 🙂 ). Suggestiva, arrangiata benissimo e con Merletto che giostra con maestria sulle note. Chitarra Funky / Rock sulle note della successiva I Give You My Word dall’emozionate ritornello. Ancora una volta si apprezzano gli arrangiamenti di livello.

Si chiude così il giro con la rilassata e suggestiva ballata Dancing Star per sigillare definitivamente questo EP sulle note della radiofonica  Lost in Your Hands!

Un antipasto di quello che speriamo possa essere presto un disco completo. Merita attenzione per la qualità generale del tutto. Bravo Davide!