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22 Marzo 2025 0 Commenti Samuele Mannini
A quasi due mesi dall’uscita del disco “The Way It Burns” dei finlandesi Ginger Evil, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il chitarrista della band, Tomi Julkunen. Con lui abbiamo approfondito un album che mi ha colpito per la sua capacità di discostarsi dai canoni classici trattati sul nostro sito, offrendo al contempo momenti di freschezza e leggerezza nell’ascolto. Ecco il risultato di questa breve conversazione.
Dai Moonshine Inc. a Ginger Evil
“Ci puoi raccontare qualcosa del percorso evolutivo che ti ha trasformato da Moonshine Inc. nella band che sei oggi? Quali elementi del tuo passato sono ancora presenti nel sound della band?”
Tutto è iniziato nel lontano 2005, quando sono tornato da Dublino, dove avevo vissuto per 4 anni. In realtà, ho vissuto a Stoccolma per qualche mese prima di trasferirmi definitivamente in Finlandia. Avevo alcune idee per delle canzoni e, una volta stabilitomi, ho chiesto al nostro bassista Veli se voleva formare una nuova band. Abbiamo scritto canzoni e provato per circa un anno e mezzo, ma non riuscivamo a trovare il cantante giusto. Abbiamo fatto molte audizioni, ma nessuno aveva la voce o l’atteggiamento adatti. Sembrava infatti che in Finlandia non ci fossero molti grandi cantanti che non fossero già impegnati in tre o quattro band contemporaneamente. Volevamo un cantante che fosse veramente impegnato con noi. Una volta deciso di riprovare con quei brani, tutto si è incastrato molto rapidamente: il cantante giusto, il batterista giusto e siamo stati pronti a partire. Direi che il nostro passato si fonda sul rock classico degli anni ’70 e sul rock alternativo degli anni ’90. Amiamo la musica rock tradizionale e il nostro intento era creare un album che fosse un piacere da ascoltare tra le mura domestiche.
Influenze musicali e omaggi
“L’album è stato elogiato per la sua capacità di fondere diverse influenze: a quali band o generi volete rendere omaggio e come avete tradotto queste ispirazioni nel vostro sound?”
Suona ciò che senti. Come ho già detto, Ginger Evil attinge da numerose influenze: Pearl Jam, Stone Temple Pilots, il vecchio Aerosmith, Fleetwood Mac e via dicendo. Praticamente, tutte le band e gli artisti che abbiamo ascoltato crescendo. Tuttavia, la cosa fondamentale è che volevamo suonare come noi stessi, senza cadere nella mera imitazione. Le influenze si percepiscono, ma non si riesce a dire esattamente a quale band assomigliamo. Non desideriamo essere “il prossimo questo o quello”. È un approccio che cerchiamo di evitare: scrivere canzoni pensando di dover replicare lo stile di un’altra band non ha alcun senso.
Il ruolo di Ella Tepponen
“La voce di Ella è stata particolarmente apprezzata dalla critica e anche da me: in che modo la sua interpretazione vocale ha contribuito all’identità musicale dell’album?”
Per me, la sua voce è ciò che fa risaltare le nostre canzoni. Non ho alcuna illusione: senza di lei saremmo solo un’altra band. Il suo sound è speciale e rende le nostre canzoni migliori di quanto avrei mai potuto immaginare. Inoltre, scrivere canzoni con Ella è divertente, perché lei le percepisce in modo diverso. Questo è ciò che rappresenta Ginger Evil: ognuno porta il proprio contributo, ed è proprio questo che rende i nostri brani interessanti per noi stessi.
Collaborazioni e Produzione
“Avete avuto il piacere di collaborare con figure di spicco come Teemu Aalto e Svante Forsbäck. Quali aspetti del loro contributo hanno arricchito maggiormente la produzione di ‘The Way It Burns’?”
Mettiamola così: Teemu è stato per noi come il nostro George Martin (produttore noto per essere stato definito ‘il quinto Beatle’ (nda)), un professionista che ama la musica e vede il quadro generale. Ha smontato le canzoni per ricostruirle da zero, proprio come fa un grande produttore. Avevamo tutti gli elementi per creare delle canzoni eccezionali, ma queste avevano bisogno di una messa a punto. Quando si registra un album, è fondamentale avere qualcuno che produca e guidi la band: altrimenti, il percorso potrebbe diventare infinito.
È stato sicuramente uno sforzo collettivo; abbiamo lasciato il nostro ego fuori dalla porta, consapevoli di aver bisogno di un vero direttore d’orchestra per tenere tutto insieme. Una volta che ho conosciuto Teemu, ho capito subito di poter contare su di lui. Magari e stato anche un po’ schiavista, ma nel senso migliore del termine: senza di lui, l’album sarebbe venuto fuori a metà.
Ovviamente, Teemu conosce Svante, che ha quell’orecchio d’oro capace di rendere un album già ottimo ancora più straordinario. Teemu era presente anche durante la fase di mastering, e posso solo immaginare quei due insieme, a discutere di concetti completamente incomprensibili per persone come me.
Equilibrio tra Tradizione e Innovazione
“La vostra musica riesce a combinare elementi tradizionali del rock con sonorità moderne; come trovate il giusto equilibrio tra il passato e le direzioni moderne?”
È semplicemente così: non pensarci troppo. Suona e fatti sentire nel modo che preferisci. La cosiddetta produzione e sound moderni non li sopporto affatto. Sono troppo rumorosi e puntano troppo sugli effetti. È come cercare di trasformare una canzone debole in qualcosa di migliore aggiungendo suoni spettacolari: non si può davvero fare una zuppa di pollo se gli ingredienti sono pessimi, giusto?
Sfide da superare per registrare in studio
“Quali sono state le principali sfide durante il processo di registrazione e come le avete trasformate in opportunità creative?”
Ad essere sinceri, l’unica vera sfida è stata trovare il tempo giusto per registrare l’album. La band aveva fatto i compiti in anticipo e, avendo un produttore esperto, lui ha svolto il ruolo di direttore d’orchestra e pianificatore. L’intero processo di registrazione è andato davvero liscio, nonostante le lunghe giornate di lavoro.
Evoluzione del legame personale
“Parlando della dinamica interna della band: come descriveresti l’evoluzione del vostro rapporto, sia a livello personale che professionale?”
Io e Veli siamo come una vecchia coppia; possiamo e dobbiamo prenderci in giro continuamente. All’inizio, agli altri membri della band sembrava un po’ strano quando abbiamo iniziato a suonare insieme: “Non potete dirvi certe cose l’un l’altro così”, dicevano. “Davvero? L’ho appena detto.” Veli e io ci completiamo sia come amici che come colleghi, e più suoniamo insieme, più diventa facile. Il rispetto reciproco è fondamentale. Certo, litighiamo, ma sono cose da poco, e senza di esse la vita sarebbe molto più noiosa.
Negli ultimi anni ho avuto modo di conoscere meglio Ella e Toni, e sento che saremmo amici anche se non facessimo parte della stessa band. Sono tanto simpatici e appassionati di umorismo un po’ sgangherato quanto noi. A livello professionale li stimo moltissimo. Il mio principio guida è sempre stato quello di suonare con musicisti migliori di me e di mettermi costantemente alla prova, dando a tutti la libertà di fare ciò che ritengono giusto. È così che si crea la musica destinata a resistere alla prova del tempo, con ognuno che investe il massimo impegno.
Progetti futuri e direzioni sperimentali
“Dopo l’uscita di ‘The Way It Burns’, quali sfide o nuovi progetti state affrontando? Avete già in mente direzioni musicali precise o collaborazioni?”
Attualmente il focus è sulla scrittura dei brani per il secondo album dei Ginger Evil. In un certo senso, è davvero liberatorio: il primo album è ormai nato, mentre il prossimo è già in lavorazione e i demo vengono realizzati con impegno. Personalmente, non credo che lo stile della band cambierà molto nel secondo album. Non seguiamo le mode, le canzoni sono create dalle stesse persone e, fin dall’inizio, il nostro approccio è stato quello di amare ciò che facciamo ed essere fedeli a noi stessi.
Non riesco a concepire la musica con la mentalità di “cosa vende”. Sarebbe un imbroglio. Non vorrei mai essere popolare suonando musica in cui non credo davvero. Amo troppo la musica per iniziare a pensare: “Aspetta un attimo, quali suoni e quali canzoni dovremmo creare per avere successo?” Quella strada porta solo alla vergogna e a una pressione insostenibile.
Feedback da critici e fan
“Qual è stato il commento o il feedback più sorprendente che avete ricevuto sia dalla critica che dai fan?”
Forse uno dei commenti più toccanti è arrivato da un intervistatore di quasi 60 anni: “La musica dei Ginger Evil suona fresca e nuova, ma allo stesso tempo è un viaggio nostalgico.” Lo stesso interlocutore ha detto che è fantastico ascoltare musica che ti riporta alla giovinezza senza però essere una semplice copia del passato. Gli ha dato la sensazione che le influenze siano presenti, ma senza che ci sia un’imitazione diretta. Ed è proprio questo il punto: chiunque può essere la copia di qualcosa, ma chi vorrebbe esserlo? Noi sicuramente no.
“Per mia figlia di 11 anni, che sto cercando di introdurre e far apprezzare la musica rock, il vostro sound è stato immediatamente coinvolgente: mi ha spinto ad approfondire il vostro album e scrivere la recensione qui su MelodicRock.it. Vorrei sapere: come vi relazionate e comunicate con un pubblico più giovane? Avete notato un entusiasmo particolare o un feedback significativo da parte dei fan più giovani, specialmente considerando l’attuale scena rock finlandese?”
“È interessante notare come la nostra musica tocchi persone di tutte le età. Ho una figlia di 8 anni, e sembra davvero apprezzare la nostra musica. Certo, per lei magari suo padre sarà pure imbarazzante (😄), ma in particolare la voce di Ella risuona profondamente con lei. Credo che, come musicisti adulti, facciamo musica per adulti. Non sento il bisogno di cercare disperatamente di conquistare un pubblico più giovane. Sarebbe piuttosto ridicolo e imbarazzante. Tuttavia, quando noti che anche i giovani apprezzano e si divertono con la musica, è davvero bello. Forse possiamo, in qualche modo, fare da ponte tra le generazioni.”
Ringraziamo dunque Tomi ed i Ginger Evil per averci permesso di conoscerli un po’ meglio e vi invitiamo a dare un’ascolto al disco sicuri che potrà piacere a molti dei nostri lettori.
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