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Magnum – Here Comes The Rain – Recensione

05 Gennaio 2024 3 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 2024
etichetta: STEAMHAMMER / SPV

Tracklist:

01. Run Into The Shadows 5:22
02. Here Comes The Rain 4:37
03. Some Kind Of Treachery 4:28
04. After The Silence 4:34
05. Blue Tango 5:26
06. The Day He Lied 4:34
07. The Seventh Darkness 4:41
08. Broken City 4:39
09. I Wanna Live 5:29
10. Borderline 6:16

Formazione:

Tony Clarkin – Guitar
Bob Catley – Vocals
Rick Benton – Keyboards
Dennis Ward – Bass
Lee Morris – Drums

 

Ecco in uscita Here Comes The Rain, purtroppo i problemi di salute che hanno colpito Tony Clarkin e costretto il gruppo ad annullare il tour di promozione dell’ album (QUI la notizia), i fans saranno dunque costretti ad ascoltare i Magnum in versione studio, almeno per un po’ di tempo.

Dopo un paio di ascolti dell’album ho pensato che avrei quasi voluto fare copia e incolla della recensione del precedente The Monster Roars, perché alla fine i concetti sono quelli. Chi siano i Magnum e quale sia il loro tracciato musicale è arcinoto ed è ovviamente improbabile aspettarsi cose diverse da musicisti di questa età e con un certo curriculum alle spalle, quindi preparatevi a gustarvi il “solito” disco dei Magnum, fatto con tanto mestiere, ma anche con un gusto ed una sapienza inarrivabile ai più.

Devo però ammettere che rispetto al disco precedente c’è un po’ più di varietà. Brani più orchestrali e melodici si alternano ad alcuni più tirati ed immediati, questa cosa fa sicuramente bene all’ascolto, tenendo alta l’attenzione. L’inizio è come sempre ottimo e Run Into The Shadows è proprio l’emblema dell’opener a la Magnum, un vero e proprio trademark che ti mette subito di buon umore. La title track è invece più cadenzata e forse più monocorde, mentre la seguente  Some Kind Of Treachery inizia lenta per poi esplodere nel magniloquente chorus Magnum style. La seguente After The Silence scorre via un po’ anonima, mentre con Blue Tango si rockeggia alla grande grazie alla sua struttura blueseggiante. The Day He Lied è pomposa nel suo incedere malinconico,  The Seventh Darkness ci mostra invece il lato folk della band, mentre Broken City è forse la canzone più piatta del disco. Chiudono le interessanti I Wanna Live con le sue tastiere progheggianti e l’articolata Borderline.

In sostanza un ottimo disco che con gli ascolti cresce e ci propone un gruppo ancora in splendida forma artistica, che probabilmente sforna uno dei migliori lavori della loro fase “matura”. Se arriva la pioggia noi apriamo l’ombrello e premiamo il tasto play, sarà comunque una bella giornata.

Purtroppo, appena due giorni dopo la pubblicazione di questa recensione, apprendiamo del decesso di Tony Clarkin, questo lavoro resterà dunque il suo epitaffio e tutto ciò rafforza ulteriormente quello che ho scritto del disco, che resterà l’ultima traccia del sound dei Magnum. Buon viaggio Tony e grazie di tutto.

© 2024, Samuele Mannini. All rights reserved.

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