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Recensione

72/100

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Lalu – The Fish Who Wanted To Be King – Recensione

20 Ottobre 2023 4 Commenti Samuele Mannini

genere: Prog. Rock
anno: 2023
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Forever Digital
2. The Fish Who Wanted to Be King
3. Deoxyribonucleic Acid
4. Is that a London Number?
5. Amnesia 1916
6. A Reversal of Fortune
7. The Wandering Kind

Formazione:

- Damian Wilson / vocals
- Joop Wolters / guitars, bass
- Vivien Lalu / keyboards
- Jelly Cardarelli / drums
- Matt Daniel / keyboards, Hammond organ, piano

 

Dopo il bellissimo Paint The Sky dello scorso anno (Qui la recensione), che non ho esitato a mettere nella mia top ten del 2022, tornano i Lalu con questo The Fish Who Wanted To Be King che ne continua l’evoluzione artistica. In piena tradizione progressive, questo album si evolve in maniera un po’ diversa dal suo predecessore. Vivian Lalu non ama infatti ripetersi e sposta decisamente il focus sull’intreccio musicale delle canzoni, perdendo magari un minimo di facilità di fruizione, ma andando a dipingere veri e propri quadri fatti di pennellate intricate, a volte oscure, cercando il dettaglio e la nuance giusta nel punto giusto, curandosi meno dell’immediatezza dell’insieme.

Diminuisce il numero dei brani e ne aumenta la lunghezza media, per dare così più spazio all’articolazione del concept basato sui principi del dadaismo, sviluppando ulteriormente le idee espresse in Paint The Sky. Damien Wilson, autore delle lyrics, ne spiega così l’essenza: “The Fish Who Wanted To Be King, serve come un toccante promemoria della nostra dipendenza collettiva dall’adattabilità e della natura in continua evoluzione della nostra esistenza. Mentre riflettiamo sul passato per acquisire saggezza, sono l’esplorazione di territori inesplorati e le meraviglie della nostra mente che detengono la chiave per sbloccare il nostro futuro”. Con un concept del genere si capisce bene perché i brani siano così articolati e complessi.

Musicalmente il disco è impeccabile e la voce di Wilson ci culla durante tutto il percorso. I momenti che sono concessi ad un ascolto più disimpegnato sono: l’ opener Forever Digital ed il singolo di matrice ‘GenesYes’ Is that a London Number?. Il resto dei brani come detto, necessita invece di ascolti più approfonditi per essere compreso ed assorbito al meglio, ed in sostanza, anche se io complessivamente continuo a preferire la maggiore immediatezza di Paint The Sky, mi immergo volentieri in un’altra sessione di ascolto dell’ opera, perché non vedo l’ora di coglierne le ulteriori infinite sfumature…


© 2023, Samuele Mannini. All rights reserved.

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