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Recensione

70/100

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Kings Crown – Closer To The Truth – Recensione

17 Ottobre 2023 Comment Alberto Rozza

genere: Melodic Rock
anno: 2023
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. It's Too Late
2. Servant
3. Still Alive
4. Standing On My Own
5. Stranger
6. Down Below
7. Stay The Night
8. Closer to the Truth
9. I Will Remember
10. Don't Hide
11. Darkest of Days

Formazione:

Lee Small- Vocals
Martin Kronlund- Guitars, Backing Vocals
Anders Skoog- Keyboards
Bas Berra Holmgren- Bass
Pontus Engborg- Drums

Contatti:

Facebook: facebook.com/kingscrowntheband

 

Grande uscita per i Kings Crown, super gruppo formato da artisti navigati e dal grandissimo talento, che propongono un hard rock melodico compatto e dal grande sapore nostalgico.

La voce di Lee Smalls riverbera sin dalla prima traccia: “It’s Too Late” convince, ricorda il meglio dell’hard rock britannico di marca Whitesnake e prepara in modo eccellente le orecchie dell’ascoltatore. “Servant” si sposta su orizzonti più oscuri, creando atmosfere struggenti e dalla grande intensità. Tagliente e decisa, “Still Alive” ci avvolge col suo riff martellante, ben cesellato e intarsiato con le parti di tastiera, sempre molto coinvolgente e cantabile. Arriviamo al lentone di rito: “Standing On My Own” ci rimanda inevitabilmente alla tradizione, al canone dell’hard rock, sia per stilemi che per intenzione complessiva. Torniamo a picchiare con “Stranger”, anch’essa attingente a piene mani dai classici del passato (forse troppo), che non sfigura assolutamente e diverte dal primo all’ultimo secondo, cosa che accade anche per la successiva “Down Below”, che poco si scosta dalla precedente e dalla storia dell’hard rock. “Stay The Night” emoziona e mette in risalto una ad una le capacità strumentali della band. Arriviamo alla title track: “Closer To The Truth” è una cavalcata imperterrita nei meandri del rock melodico, coi suoi crescendo e la sua dinamica sempre azzeccata, così come la scelta vocale coinvolgente e la perizia strumentale. “I Will Remember” non spicca né per originalità, né per intenzione, risultando complessivamente insipida ma gradevole. Tambureggia nei nostri cuori e nelle cuffie “Don’t Hide”, buonissimo brano dalla struttura e dai passaggi a tratti scontati. Chiudiamo l’ascolto con “Darkest Of Days”, pezzo che non fa altro che confermare l’idea generale su questo lavoro: esecuzione impeccabile, struttura delle tracce convenzionale e standard, suoni azzeccati, ma una complessiva aria di nostalgia.

© 2023, Alberto Rozza. All rights reserved.

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