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Heart Line – Rock’n’Roll Queen – Recensione

22 Giugno 2023 1 Commento Vittorio Mortara

genere: Hard Rock/Class Metal
anno: 2023
etichetta: Pride & Joy

Tracklist:

1. I am The Night
2. Till The End Of Times
3. Call Of The Wild
4. The Last Time
5. Rock ‘N Roll Queen
6. Living My Dreams
7. Hard To Believe
8. Call Me
9. Hard Life
10. Reach For The Stars
11. The Fire Still Burns
12. Keeper Of Desire

Formazione:

Emmanuel Shadyon Creis: Voce
Yvan Guillevic: Chitarra
Jorris Guilbaud: Tastiere
Dominique Braud: Basso
Walter Français: Batteria

 

Quando recensii il primo lavoro degli Heart Line, dissi di aver scorto nella band i germi per un futuro roseo, a patto che i transalpini affinassero alcuni fondamentali caratteristiche della musica che propongono. Beh, devo dire che questo nuovo “Rock’n’Roll Queen” è un piccolo ma deciso passo avanti al debutto. Innanzitutto i garcons hanno decisamente attenuato le smancerie troppo AOR per dedicarsi con più convinzione al class metal. Le chitarre sono le assolute protagoniste del sound, con assoli sempre azzeccati e suonati con discreto gusto. La produzione è decisamente migliorata: i suoni sono più puliti ed i piani sonori ben definiti. La voce di Emmanuel è decisamente piacevole, anche se rimangono scorie di una pronuncia non perfetta e di una mancanza di una buona preparazione tecnica. Insomma, l’album è più che ascoltabile, soprattutto dalla seconda volta che lo si mette su. Perché la prima potrebbe lasciare un po’ indecisi…

Pezzi forti del disco sono senz’altro il primo terzetto di canzoni: la classy “I am the night”, la tosta “Till the end of times” e l’ottantianissima “Callo f the wild”. Gradevole la semi ballad “The last time” che molto deve ai Signal di Mark Free, mentre la title track non è esattamente il pezzo che avrei scelto come apripista. “Living in my dreams” alterna parti sussurrate a crescendo dinamici con discreta qualità. “Hard to believe” punta tutto sull’orecchiabilità” del refrain. Le ballate continuano a non essere il punto di forza della band, ma “Call me”, zeppa di clichè del genere, non è poi così male. Purtroppo gli ultimi quattro pezzi presentano una qualità decisamente calante: il songwriting si fa banalotto, Shaydon Creis mostra tutte le sue carenze tecniche (non fisiche!) e si finisce per annoiarsi un pochino.

La seconda prova discografica per un gruppo è sempre decisiva per il suo futuro. Qui i ragazzi d’oltralpe non fanno il grande salto verso l’Olimpo. Ma un saltino lo fanno comunque, con piccoli miglioramenti in tutti i settori del loro lavoro. Io li promuovo ed incoraggio. L’immediatezza delle composizioni non è ancora il loro forte, ma mi pare che ci stiano lavorando bene. Mi sentirei di consigliar loro di osare un briciolo di personalità in più… vediamo alla prossima.

© 2023, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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