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Recensione

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The Last Bandit – Lost Tapes 1989 – 1996 – Recensione

30 Dicembre 2022 Comment Francesco Donato

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Soul Sourvive Records

Tracklist:

1. Rattle My Snake
2. Don’ t Change My Blues
3. Down To My Home
4. House Of Suzy B.
5. Young Rebel
6. I Don’ t Want To Go Home
7. Jesus Loves The Bandits
8. Down
9. Small Town
10. High
11. Love

Formazione:

RUDY
Lead Vocal, Guitars
SERGIO “PÈ”
Guitars, Mandolin
and Vocals
RENA “UOVA”
Bass, Harmonica
and Vocals
DELGI
Drums, Percussions and Vocals

Contatti:

Link per l'acquisto: https://soulsurviverecords.com/shop/

 

La storia dei Last Bandit ci riporta indietro nel tempo, e a quel destino comune a molte ottime band italiane che macinando km in giro per lo stivale e trasferendo la loro passione su musicassette demo non riuscirono mai ad esplodere a dovere.
E’ il caso dei Last Bandit, sleaze band milanese attiva da fine anni ’80 fino a metà dei ’90, che infuocò i palchi del Nord Italia in lungo ed in largo producendo due ottimi demotapes. Il rumore che si creò attorno alla band portò anche a molte offerte discografiche ma nessuna di esse ebbe a soddisfare a pieno le aspettative della band. A conferire la giusta dose di gloria al progetto ci pensa oggi la Soul Sourvivor Record, piccola etichetta discografica indipendente che si prefigge di togliere la polvere a lavori destinati a sprofondare nel dimenticatoio o mai venuti alla luce. L’esordio della giovane etichetta è proprio questo lavoro dei Last Bandit, intitolato semplicemente “Lost Tapes 1989-1996”. Nonostante il materiale sia un sunto di tutti quegli anni (il primo straordinario demoVicious), l’ascolto è così coerente e lineare da poter sembrare un intero album relativo ad un periodo circoscritto. In tal senso ottimo anche il lavoro di produzione portato avanti in studio. Non aspettatevi altro che fumoso ed irriverente rock n’ roll, con la voce di Rudy a enfatizzare al massimo questo concetto.
Si apre con “Rattle My Snake” pezzo di grande presa che non sfigurerebbe in nessun album dei Dogs d’Amour o dei Quireboys. L’anima blues della band con echi dei primi Aerosmith viene a galla su “Don’t Change My Blues” altro pezzo figlio dei più stradaioli anni ’80. Il piede sul pedale sale con la decadente e fasterpussycattiana ballad “Down To My Home”. “House of Suzy B.” , è un altro riuscitissimo pezzo che non avrebbe sfigurato su “Hollywood Vampires” dei L.A. Guns. Si arriva a “Young Rebel” un vero e proprio inno, probabilmente il pezzo che più di tutti non ha bisogno di chissà quanti ascolti per restarci in testa. “I Don’t Want To Go Home” è un bluesy ballad figlia dell’incontro (davanti ad un paio di bottiglie di whisky ovviamente!) tra Rolling Stones e i Dogs. Sulla stessa linea si muovono le successive “Jesus Love The Bandits” e “Down” con quel pianoforte irriverente che farà scendere qualche lacrimuccia nostalgica ai fans di Tyla e Spike). A chiudere egregiamente il lavoro la divertente e smuoviculi “Love”.
Alla neonata etichetta Soul Sourvivor Record facciamo i complimenti per questa onorevole operazione di recupero e i migliori in bocca al lupo per le prossime uscite.

© 2022, Francesco Donato. All rights reserved.

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