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Recensione

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The Quest – The Book Of Caleb (Ep) – Recensione

31 Ottobre 2022 4 Commenti Samuele Mannini

genere: Prog Rock
anno: 2022
etichetta: Self released

Tracklist:

The Book of Caleb:
Prologue : Breathe [00:00 – 01:02]
Chapter 1: 22:23 [01:03 – 01:20] All I Am [01:21 – 04:20]
Chapter 2: The Deepest Cut [04:21 – 06:33] The Darkest Light [06:34 – 09:04]
Chapter 3: Home [09:05 – 09:59] Talk To Me [10:00 – 11:18]
Chapter 4: Gabriel [11:19 – 13:13] Broken [13:14 – 14:04]
Chapter 5: Signs [14:05 – 15:41] Something Special [15:42 – 16:31] These Are The Days [16:32 – 17:34]
Chapter 6: Shine On [17:35 – 20:00]

Formazione:

Steve Murray - Vocals/Bass Chris Dorman - Guitars Graham Woodcock - Keyboards Andy Coffey - Drums

Contatti:

https://www.facebook.com/TheQuestUK2019

 

Formatisi nel 1985, i The Quest sono diventati famosi per la prima volta quando hanno vinto la Yamaha Band Competition nel Regno Unito nel 1987, vincendo il premio “Best Band” alla finale internazionale al Budokan di Tokyo. Nel 1993 pubblicarono il loro album di debutto “Do You Believe” su Now & Then Records, seguito dall’acclamato “Change” nel 1996 (che fu nominato come “Best Prog Album” da Frontiers Magazine). Sono stati in tournée in numerose occasioni durante questo periodo, a supporto di band quali: It Bites, FM e Magnum.

Questa è la storia in pillole dei The Quest; chi segue queste pagine, saprà probabilmente della mia passione per le sonorità prog e neo-prog e di quanto adori quando queste atmosfere si fondono con il rock melodico e con il metal. La prova è l’aver inserito l’album Change nella nostra rubrica dedicata alle Gemme Sepolte (QUI la recensione), figuratevi quindi la mia emozione quando sono venuto a sapere dell’uscita di nuovo materiale dopo ben 26 anni da quello che ritengo un piccolo capolavoro. Molto eccitato ho scritto al gentilissimo Steve Murray che ha acconsentito a mandarmi il file audio per ascoltarlo e farne una recensione. La formazione del gruppo è pressoché inalterata, unico cambiamento è che il basso è passato nelle mani dello stesso Steve e tutti e tutti i componenti del gruppo suonano come sempre a livelli eccelsi.

Veniamo al dunque quindi. Dopo 10 secondi di canzone ero già in estasi mistica, sembrava quasi che il tempo non fosse passato le atmosfere eteree dell’inizio rimandano al volo indietro a Change e ci guidano nello svolgimento del brano che seppur diviso in capitoli come da tradizione prog dura ben 20 minuti. Il primo capitolo è un vero trip tra atmosfere sognanti inframezzate da stacchi potenti e tecnici sempre sorretti dalla magnifica interpretazione vocale di Steve. Il Secondo capitolo è più oscuro e martellante e si stempera solo a tratti in una atmosfera più riflessiva nella seconda parte. Il terzo capitolo è un interludio pieno di speranza. Il Quarto è invece più onirico ed etereo e ci guida verso i conclusivi due in un crescendo emotivo fino al rilassato e speranzoso epilogo. Il viaggio all’interno del concept basato sull’amore tra genitori e figli è veramente appassionante e ricco di dettagli che coinvolgono l’ascoltatore in un tripudio di commozione e trepidazione.

Descrivere a parole una canzone (beh per modo di dire visto che dura 20 minuti) come questa è impresa ardua, ma sono sicuro che chi ama queste sonorità ne sarà subito rapito. Da parte mia dico che era ora di ascoltare ancora grande musica dai The Quest e spero in una edizione in formato fisico al più presto, auspicando di non dover aspettare altri anni per ascoltare nuovo materiale. Tenete dunque d’occhio i servizi di streaming perché l’uscita è prevista nel mese di Novembre.

Recensione aggiornata con il video completo dell’ep su YouTube.

© 2022 – 2023, Samuele Mannini. All rights reserved.

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