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Recensione

75/100

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Spitfire – Shadows Phantoms Nightmare – Recensione

28 Settembre 2022 Comment Giorgio Barbieri

genere: Heavy Metal
anno: 2022
etichetta: Andromeda Relix/Heart of Steel

Tracklist:

01 - Earthquake
02 - The Eagles Are Laughing
03 - Phantom Barrow
04 - Once It Was Human (The Fly)
05 - Spirit of the Blind Man
06 - Screaming Steel
07 - Gangs Fight
08 - Golem of Prague
09 - Sign of the Times
10 - Beauty VS Beast
11 - Winners Take All
12 - Despair (Bonus track available only on CD)

Formazione:

Giacomo "Giga" Gigantelli - Vocals, Bass
Stefano Pisani - Guitars
Luca Giannotta - Drums

Contatti:

https://www.facebook.com/spitfiremetal
https://www.facebook.com/andromedarelix
https://www.facebook.com/heartofsteelrecords

 

Quando ritornano fuori nomi come quello degli Spitfire, il giovane imbelle e brufoloso metallaro capellone che ero, salta fuori dalla notte dei tempi e non può che gioire nel sentire ancora queste sonorità che, seppur prodotte al passo con i tempi e ci mancherebbe altro, lasciano ancora quel sentore di genuinità che ha sempre contraddistinto le uscite made in Italy negli anni ottanta; la scena era veramente un fermento ribollente e, nonostante fosse esplosa in lieve ritardo rispetto alla nwobhm, annoverava nomi di tutto rispetto che, in molti casi venivano incensati anche all’estero, basti pensare ai vari Strana Officina, Death SS, Vanexa, Vanadium, Sabotage, Crying Steel, Elektradrive ai quali erano affiancati anche nomi magari meno fortunati, ma non per questo meno meritevoli, gruppi che riuscirono a realizzare ben poco, a volte solo dei demotapes o dei 45 giri e quest’ultimo è il caso dei veronesi Spitfire capitanati da Giacomo “Giga” Gigantelli, i quali tra il 1981 e il 1986 realizzarono due demo e un 45 giri, per poi sciogliersi e riformarsi diciotto anni più tardi, quando il vento stava spingendo ancora alle spalle del metal italiano.

Il buon Giga, una volta conclusa la prima esperienza, entrò a far parte dei Danger Zone, mentre il chitarrista Stefano “Pisa” Pisani si aggiunse agli Exile, il gruppo di Gianni Della Cioppa, ma tutte queste esperienze si conclusero prima della fine della decade, eppure la fiamma ardeva ancora nei cuori dei nostri ed ecco così che, grazie appunto ad un rinnovato interesse nei gruppi nostrani, gli Spitfire tornarono con la formazione che aveva chiuso la prima parte della loro carriera e dopo la pubblicazione della compilation “Heroes in the storm”, che racchiudeva i due demo, il 45 giri e un inedito live, un album dal vivo in occasione della reunion e il primo full lenght “Time and eternity”, ecco il nuovo ritorno dopo ben dodici anni, che segna anche l’esordio alla batteria di Luca Giannotta, il quale va a sostituire lo storico Gaetano “Doc” Avino e il risultato, ossia “Shadows Phantoms Nightmares” è qui tra noi a ricordarci che gli Spitfire ci sono e godono di buona salute. Il secondo album della band veneta esce in cd per la Andromeda Relix del già citato Gianni Della Cioppa, mentre la Heart of Steel si occupa del formato digitale che ha un pezzo in meno e segna, a mio parere, uno spostamento verso sonorità più hard, ma con un’alternanza ben equilibrata a pezzi più vigorosi e altri che, guarda caso, sono stati scritti negli anni Ottanta, come “Phantom Barrow”, “Screaming Steel” e “Gangs Fight” che ricalcano il metal più ortodosso. Se la ritmata apertura di “Earthquake”, dove il “Giga” ci fa vedere di essere ancora in ottima forma e della quasi epica “The Eagles Are Laughing” fanno pensare ad un album dove l’ortodossia del metal italiano storico regna sovrana, ecco arrivare “Once It Was Human (The Fly)”, apparentemente più “tirata”, ma nella quale arrivano degli squarci ariosi con cori ben riusciti e un assolo davvero notevole, tecnicamente valido, ma senza che finisca nella solita sbrodolata autocelebrativa, e soprattutto “Spirit of the Blind Man”, pezzo più lento, che a livello di pathos concorre con molte produzioni straniere e anche più celebrate, ma siamo di fronte ad un capolavoro, quindi? Mi piacerebbe poter dire di sì, ma quando arrivano canzoni più canoniche, come la classicissima “Gangs Fight”, la quadrata “Golem of Prague” o le due fin troppo ordinarie “Sign of the Times” e “Winners Take All”, la mia attenzione cala sensibilmente e non so se questo è dovuto alle mie aspettative troppo alte o se è il songwriting degli stessi Spitfire a non essere, in questi casi, all’altezza, per fortuna ci sono anche “Beauty VS Beast”, l’highlight dell’album grazie ad una struttura più varia e la chiusura del formato fisico “Despair”, che a dispetto di un andamento simil power, vanta un lavoro di ritmiche, sia di basso, ad opera dello stesso Giacomo, che di chitarra, della quale si occupa lo storico Stefano Pisani, molto più incisivo.

Detto che del lavoro di registrazione e produzione e del lavoro di masterizzazione, si sono occupati Fabio Serra e Roberto Priori, chitarrista e membro fondatore dei Danger Zone, dando un senso di continuità con il precedente “Time and eternity”, detto che, come è intuibile da alcuni titoli, l’album è quasi un concept su vecchie leggende e nuove paure, io spero che non servano altri dodici anni agli Spitfire per dare un seguito a questo “Shadows Phantoms Nightmares” e che magari, nel frattempo, la band pensi a qualcosa di un pò più coraggioso, qualcosa che li porti un po’ di più nel nuovo millennio, certamente senza snaturare il sound, ma dando quel quid in più che possa farmi dire che gli Spitfire hanno fatto un disco eccezionale, per ora restiamo sul buono…

© 2022, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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