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Seventh Wonder – The Testament – Recensione

05 Luglio 2022 7 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Progressive Metal / Melodic Metal
anno: 2022
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. Warriors
02. The Light
03. I Carry The Blame
04. Reflections
05. The Red River
06. Invincible
07. Mindkiller
08. Under A Clear Blue Sky
09. Elegy

Formazione:

Johan Liefvendahl – guitar
Andreas Blomqvist – bass
Tommy Karevik – vocals
Andreas Söderin – keyboards
Stefan Norgren – drums

 

C’è molto di più che la sola incredibile vocalità di Tommy Karevik dietro al successo della band svedese Seventh Wonder, ma un conubio tra tecnica strumentale ed eccellente musicalità che si sviluppano attraverso un songwriting sempre ricercato e levigato, che sa essere allo stesso tempo granitico e leggero, arioso e metallico, semplice ma complesso.

Il loro nuovo studio album, The Testament (giugno 2022, Frontiers Music), rimane fedele allo stile musicale storico di questa formazione, che vuole suonare come un progressive metal dai tratti possenti, ma ricco di melodia e di ariosità, al punto di sfociare nel sound più rock melodico in ogni suo rallentamento. Aspetto (quest’ultimo riguardante la melodicità) che è sì aiutato dalla voce elegante, precisa, calda e avvolgente di Karevik, ma che ha nella cura del dettaglio tecnico e melodico che fuoriesce dal tocco preciso sulle corde del chitarrista Johan Liefvendahl uno dei suoi punti di forza. Grandi riff, passaggi più soffici e levigati, assoli di pregievole fattura, si distaccano – per poi riunirsi e tornare un tutt’uno – con le parti di tastiere sinfoniche del sempre elegante Andreas Söderin, autore di un tappeto sonoro ancora una volta di primissimo ordine, che regala colore e stile con ognuna delle sue trame musicali. E se si parla di perizia dei musicisti, è inevitabile parlare del roboante, vario e a tratti selvaggio drumming di Stefan Norgren, completato dal groove sempre preciso e attento di Andreas Blomqvist al basso, che è messo in risalto in ognuno dei suoi cambi di ritmo da una produzione in studio molto ben tarata, e di grande dinamismo sonoro.

Giù di cappello allora per la opener Warriors, una traccia molto energica e decisamente metallica che perfettamente riassume quanto appena espresso sullo stile compositivo del gruppo, e che si avvale tanto di un ritornello di facile orecchiabilità, quanto di passaggi chitarra-tastiere da urlo, su una sezione ritmica trasbordante. Analogamente sensazionale The Light (supportata come singolo dal video che potete vedere accanto), che mi ha particolarmente impressionato per come riesce a unire in un unico sound l’esuberanza melodica ed espressiva della voce di Karevik alla prestanza degli strumenti, mentre I Carry The Blame ha dalla sua una inimitabile raffinatezza compositiva e delle trame vocali mai banali, che la rendono una delle mie personali favorite del lotto.

La strumentale Reflections punta i riflettori – ed era inevitabile viste le premesse – sulla perfetta amalgama tra i diversi musicisti, e non stanca mai nei suoi oltre cinque minuti di durata, densi di cambi di ritmo e di trame molto ben riuscite. The Red River sfiora il power metal, specie nelle ritmiche, e convince nella sua atmosfera, con Invincible che esordisce con una sfolgorante parte strumentale, che non cessa di brillare nemmeno con l’ingresso vocale di un sempre maiuscolo Tommy Karevik. Ma a lasciarci a bocca aperta è Mindkiller, una canzone molto varia e tutta tecnica, completata da un ritornello ancora una volta leggero e orecchiabile, che sposa – senza contrastare – l’energia possente delle strofe.

Infine, con un bell’arpeggio iniziale che qualcosa deve allo stile dei Crimson Glory, ecco gli otto minuti magnifici di Under A Clear Blue Sky, un elegante viaggio nello stile dei Seventh Wonder attraverso una canzone ricca di momenti, e di trame decisamente accattivanti. A chiudere il platter, ecco la ballad sinfonica Elegy, che lascia spazio a tutto il talento del frontman, scivolando via lentamente e densa di rossore come fa il crepuscolo della sera..

IN CONCLUSIONE

The Testament è un altro tassello importante della carriera gloriosa dei Seventh Wonder, una storia divenuta ormai più che ventennale, ma mai stanca di originalità e di ottime produzioni, esattamente come questa.

E ancora una volta abbiamo la certezza, ascoltato e riascoltato l’intero disco, di essere al cospetto di una delle grandi meraviglie (di nome e di fatto) del panorama metal moderno.

© 2022, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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