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Warrior Soul – Out On Bail – Recensione

30 Marzo 2022 3 Commenti Giorgio Barbieri

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Livewire/Cargo Records

Tracklist:

1 - We're alive
2 - One more for the road
3 - Hip hip hurray
4 - Out on bail
5 - Cancelled culture
6 - End of the world
7 - Yo yo
8 - The new paradigm

Formazione:

Kory Clarke - Vocals, Drums on One more for the road
Dennis "El Guapo" Post - Guitars
Christian Kimmet - Bass

Ospiti:

Ivan Tambac - Drums on End of the world, The new paradigm
John Besser - Drums on We’re Alive, Hip Hip Hurray, Out On Bail, Cancelled Culture, YoYo
John "Baby H" Hodgson - Guitars on Out On Bail
Adam Arling - Guitars on We're Alive, The new paradigm
John "Full Throttle" Polachek – Guitars on One More For The Road, Cancelled Culture
Maria Hatzina - Special Guest Vocals on Hip Hip Hurray

 

Chi mi conosce sa che io sono l’anima “contro” di questo sito, quello che ama gli anni 90 con tutta la loro rivoluzione musicale, quello che ha sempre cercato di non fossilizzarsi, pur non rinnegando mai le proprio origini a pane e Iron Maiden, quello che pur rispettando tutti e dico proprio tutti, i gruppi che spaziano nell’universo hard’n’heavy, dai Foreigner ai Napalm Death, non si è mai fermato alla cosiddetta decade splendente (leggi anni 80) e ha sempre cercato nuove vie, l’importante è che le idee fossero valide e mi dessero emozioni, tutto il resto è aria fritta. Per cui, se non siete d’accordo con le mie parole, saltate pure la recensione, perché non ci troverete niente di interessante, chiunque invece abbia sempre cercato il lato melodico del rock in contesti che non siano i classici , dei quali beninteso io ho un rispetto enorme, può avvicinarsi a questo mio scritto. Perché qui parliamo di un gruppo e di un artista che ha dato una spallata all’idea di rock preconcetta, ossia i Warrior Soul e Kory Clarke, colui che con tre album tra il 1990 e il 1992, spostò i confini dell’hard rock contaminandolo di punk anarchico e darkwave, il tutto in un contesto che viaggiava sempre sul filo dell’orecchiabilità, ma con una visione quasi disperata, da ghetto appunto, riprendendo una parte del titolo del terzo album. Si narra che i Warrior Soul non siano mai realmente esistiti, ma che siano solo la “copertura” del progetto solista di Kory, il quale in effetti ne ha disposto a suo piacimento dal punto di vista artistico e chiunque non fosse d’accordo sulle tendenze del principale compositore nonché frontman, venisse allontanato neanche troppo amichevolmente, come successe con John Ricco, chitarrista originale dei Warrior Soul, che da quel momento persero la loro anima punk a favore di quella rock’n’roll, peraltro con risultati anche buoni, vedasi “Spage Age Playboys” e vedendo come si affacciano agli anni 20 del nuovo millennio, ossia con l’ennesima formazione rivoluzionata e composta a puzzle, l’idea che questo si possa chiamare tranquillamente Kory Clarke Group non è del tutto peregrina. Ma proprio perché nella testa dell’ex cantante dei Trouble (!), la visione della musica è così personale da non essere ingabbiata in stilemi, ecco che il qui trattato “Out on bail” spiazza per la sua ennesima virata verso le origini, ma senza fare un’operazione nostalgia vera e propria, più che altro reinstillando quell’anima anarchica che ha contraddistinto la band ai suoi esordi, in un contesto diverso.

L’idea che Kory sia un sopravvissuto, un eroe maledetto del rock si fa strada subito fin dalle prime note di “We’re alive”dal giro di chitarra ipnotico e coinvolgente, pezzo nel quale parla della sua esperienza in galera con una voce oramai consumata dagli eccessi, soprattutto alcoolici, ma sempre graffiante, giusta per raccontare argomenti da outcast e prosegue con la scazzatamente ‘stonata’ “One more for the road”, dove Kory si cimenta alla batteria come faceva ai tempi dei Raging Slab, dei quali ripropone l’attitudine southern, qui rivista in chiave arcigna, con “Hip hip hurray” e la title track si torna a sentire i WS della transizione glam con l’acceleratore schiacciato verso una highway assolata fatto salvo che la prima ha il riffone portante con una piega più heavy, mentre la seconda è volutamente caciarona e scazzata, avete presente Tyla che jamma con i Faster Pussycat? Ecco, forse ci siamo, anche se il testo è in controtendenza e apertamente contro Trump (Hip hip hurray, Trump died of covid today) e poi arriva la title track e qui l’attitudine rock’n’roll si fa ancora più viva, provate a non togliervi dalla testa il riff portante se ci riuscite, io dico di no! Ma come direte voi? Ci hai intortati con i Warrior Soul degli esordi e poi l’album è più vicino a quello fatto dopo e in effetti, è così, perchè anche “Cancelled culture” rimanda a “Spage age playboys” (l’album), anche se le vocals sono più sofferte e il testo parla di annullamento della cultura appunto e del conseguente impoverimento della società, tema che rimanda invece a “Last decade dead century”, l’esordio della band, oppure anche a uno degli altri due album successivi, ma non si preoccupino tutti quelli che speravano, come me, di risentire quei WS, ecco arrivare “End of the world”, dall’andamento strisciante e come potrete intuire, dal testo piuttosto apocalittico, nonostante le atmosfere musicali ricordino i The Cult e non i Joy Division ed è quindi proprio verso la fine dove Kory ci ripropone sprazzi della sua band quando era totalmente inimitabile e inimitata e “Yo Yo” non fa eccezzione, con un testo di rivalsa verso che lo trattava da reietto, sostenuto da un hard rock malato, per niente scanzonato, mentre la chiusura è affidata a “The new paradigm”, brano tratto dall’unico full lenght dei Mob Research, gruppo formato da Kory con Paul Raven, compianto ex bassista di Killing Joke, Prong e Ministry e Mark Thwaite, chitarrista anche con i The Mission, oltre a molte altre collaborazioni in ambito dark/postpunk, e qui l’andamento ipnotico non può che ricordare i Killing Joke.

In conclusione, Kory riporta un pò le lancette del tempo indietro, ma sembra quasi che abbia paura a farlo, anche se conoscendo un pò il tipo, sappiamo che non è così, semplicemente in “Out on bail”, convivono le due anime dei Warrior Soul, perchè lui naturalmente le ama tutte e due e se ne infischia dei pareri di uan parte o dell’altra, in parole povere, i Warrior Soul sono questi, prendere o lasciare e senza gridare al miracolo, io prendo!

© 2022, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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