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Tears for Fears – The Tipping Point – Recensione

03 Marzo 2022 3 Commenti Samuele Mannini

genere: Pop
anno: 2022
etichetta: Concord Records

Tracklist:

1. No Small Thing
2. Tipping Point
3. Long, Long, Long Time
4. Break The Man
5. My Demons
6. Rivers of Mercy
7. Please Be Happy
8. Master Plan
9. End of Night
10. Stay

Formazione:

Roland Orzabal
Curt Smith

 

Sono passati decenni da quando il me dodicenne veniva rapito da Shout e Everybody Wants To Rule The World, cantandole a squarciagola in inglese maccheronico, dato che ancora ero ai primi anni delle scuole medie. Si notava immediatamente che non ci trovavamo davanti all’ennesimo gruppo pop da hit single e via, cosa per altro abbondantemente confermata negli anni successivi dalla profondità artistica dei loro lavori. Così, per tanti della mia generazione i Tears For Fears , hanno continuato a fare compagnia negli anni , indipendentemente dalla direzione musicale seguita da ognuno, un gruppo trasversale che ha avuto il  pregio di piacere anche a chi in seguito si sia diretto verso sonorità più hard. Il perché di questo consenso è, senza dubbio, da attribuire alla genialità ed alla sensibilità delle tematiche che i Tears hanno sempre saputo toccare, oltre alla raffinatezza delle composizioni che, in taluni casi, vanno ad avvicinarsi al rock ed al progressive, trovando dunque molte affinità anche con i lettori di questa pagina.

Ascoltare dopo quasi vent’anni di silenzio, il singolo The Tipping Point è stato un incredibile momento nostalgico. Vedere i capelli Bianchi dei due protagonisti mi ha causato una sensazione contrastante, spazzata via in un secondo, dalla incredibile familiarità del sound e dalle voci ancora splendide. Naturalmente l’album si mostra maturo, e non potrebbe essere altrimenti, viste le vicissitudini personali di Orzabal  di cui i testi sono in larga parte permeati, ma la magia dei Tears For Fears c’è tutta e viene fuori in ogni brano, inconfondibile ed unica.

la prima traccia è No Small Thing, intima e rilassata con le sue arie alla Bob Dylan. Di The Tipping Point ho già accennato, onirica e dolorosa con qualche velato accenno prog. Molto delicata è anche Long,Long,Long Time con tanto di voce femminile…. chi ha detto Woman in Chains? Break The Man, ha il marchio di fabbrica dei Tears e la mente vola in automatico indietro nel tempo. My Demons è arte e se dico elettro prog/pop spero che nessuno abbia a scandalizzarsi, dopotutto è giusto per dare un orientamento sonoro di massima, ma la cosa giusta da fare è ascoltare e gustarsela. Il lato b della mia versione in vinile si apre con River Of Mercy,  che sia stata data una impronta minimalista al disco è oramai evidente e la delicata leggiadria di questa canzone ne è la conferma. In Please Be Happy si affacciano echi di Paul McCartney, mentre Master Plan ci riporta dritti a Seeds Of Love. Chiudono il lotto di canzoni la ritmata synth pop End Of Night e la sognante Stay. Il disco termina qui e là voglia di fare fare un altro giro al vinile è irrefrenabile,  lo farò immediatamente, ringraziando Orzabal e Smith per questa inaspettata magia…..e non pensiate che il voto sia stato alterato dall’effetto nostalgia. Il disco vale parecchio, ascoltatelo e non vi pentirete.

© 2022, Samuele Mannini. All rights reserved.

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