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Recensione Classico

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Blue Murder – Blue Murder – Classico

02 Novembre 2021 6 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 1989
etichetta: Geffen
ristampe: Rock Candy 2013

Tracklist:

1.Riot
2.Sex Child
3.Valley Of The Kings
4.Jelly Roll
5.Blue Murder
6.Out Of Love
7.Billy
8.Ptolemy
9.Black-Hearted Woman

Formazione:

Bass Guitar, Guitar, Backing Vocals – Tony Franklin
Drums, Backing Vocals – Carmine Appice
Guitar, Vocals, Backing Vocals – John Sykes

Keyboards – Nik Green

Producer – Bob Rock

 

Se mischiare un acido con una base può generare effetti spettacolari, è anche vero che di solito è un effetto di breve durata. Così fu anche per la collaborazione tra John Sykes e David Coverdale che generò un caposaldo dell’hard rock quale 1987 ( recensione QUI ), ma non durò nemmeno fino all’uscita del disco nei negozi, tant’è che gli Whitesnake andarono in tour con una formazione totalmente stravolta rispetto all’ellepì. Sia quel che sia, le cronache gossip dell’epoca sproloquiarono non poco sulle vicissitudini tra Sykes e Coverdale alimentando le voci sui dispetti reciproci tra i due, con le varie prese di posizione per l’uno o per l’altro. Quello che però pare certo, è che entrambi fossero delle discrete “teste di ferro”, con grande feeling artistico, ma zero compatibiltà caratteriale.

La storia ha però dimostrato che Sykes è sicuramente un raffinato compositore e ne darà ampia prova su questo Blue Murder. Fatta la sua gavetta in patria con i Tygers Of Pan Tang, poi con i Thin Lizzy ed infine con gli Whitesnake, riuscirà a condensare queste esperienze, arricchite con la sua classe, sfornando un album granitico, che a mio modesto parere va considerato una pietra angolare di questo genere. In questo progetto viene accompagnato dal virtuoso delle quattro corde Tony Franklin (proveniente dall’esperienza col duo Page/Rodgers nei The Firm), e dall’uomo il cui cognome è sinonimo di drumming, ovvero Carmine Appice. Dopo aver provinato diversi vocalist, tra i quali Ray Gillen (futuro Badlands), la scelta di far ricoprire allo stesso Sykes anche il ruolo di vocalist ci ha fatto apprezzare anche un notevole talento canoro davvero sorprendente.

Il risultato sono le nove storie che compongono l’album, storie noir, quasi oscure a volte struggenti in bilico tra rabbia e malinconia.

Storie dicevo che vanno ad esplorare diversi filoni narrativi. Il filone notturno e della rivolta, con la potente Riot che ci narra della fuga di un uomo accusato di un crimine che fugge attraverso una città in tumulto immersa nella notte  per salvare la sua vita . Un rullo di tamburi ci introduce Blue Murder, sempre atmosfera notturna, ai limiti dell’heavy metal, qui si dà la caccia ad un vero criminale che, ferito, lotta per la sua vita. Anche in Billy c’è la notte ed una fuga del protagonista, accompagnata da un cesello di chitarra e basso di caratura superiore, fino a giungere al tragico epilogo, ovvero la morte.

Il secondo filone è quello storico . Valley of the Kings, orientaleggiante anche nella musica, narra della costruzione del monumento funerario del faraone, che costerà enormi sacrifici al suo popolo,  la trasposizione anche musicale è perfetta sia per resa che per atmosfera. Altra storia orientaleggiante sia per musica che per trama è Ptolemy, dove si respira un aria mediorientale e che ci racconta la disavventura di un cacciatore di tesori….storie allegre in questo disco?… Nemmeno l’ombra.

Il terzo filone narrativo è quello dei sentimenti e parte con Sex Child, lyrics whitesnakiane su struttura zeppeliniana, praticamente il top della cultura hard rock di matrice british. Jelly Roll, parte acustica, quasi country, ma le atmosfere cambiano progressivamente seguendo la storia di un amore finito a cui il protagonista non si rassegna e di conseguenza la musica diventa più languida, trasformando la spensieratezza iniziale in un triste epilogo…… Geniale. La mega ballad di rito è Out Of Love ed è la naturale alter ego di Is This Love degli Whitesnake, nei quasi settr minuti di lunghezza si rappresenta infatti il lato triste dell’amore; inutile negare le somiglianze musicali tra le due, perché la penna di Sykes è ben presente su entrambe e quindi mi sembra cosa più che naturale. Ultima song del lotto è Black Hearted Woman, inutile tradurre il titolo è una storia che non finisce bene nemmeno in questo caso, mentre le atmosfere sono dichiaratamente quelle di Children Of The Night….beh ovvio visto che la mano è la stessa.

Insomma, qui si parla di un disco che non è semplicemente una rivalsa contro la cacciata di Sykes dagli Whitesnake, ma un completamento ed un passo avanti nella carriera di un virtuoso della chitarra , un’ottimo compositore nonché singer molto dotato. Il disco naturalmente, visti gli interpreti, è suonato divinamente e pur non essendo tra le migliori produzioni di Bob Rock la resa è comunque alta ed assolutamente imparagonabile ai miseri standard odierni. Unica pecca, una copertina in stile piratesco, veramente fuorviante rispetto alla musica proposta, oltre che di una pacchianeria inspiegabile. Inspiegabile anche il fatto che la Geffen smise ad un tratto di promuovere l’album alla soglia del disco d’oro, relegando i Blue Murder ad un ruolo di secondo piano nel rooster dell’etichetta e compromettendo in gran parte l’uscita del secondo disco che fu infatti un flop, causando la fine prematura del progetto. Uno dei tanti crimini artistici delle major dell’epoca.

 

© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.

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