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Recensione

85/100

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Robledo – Wanted Man – Recensione

20 Ottobre 2021 2 Commenti Alberto Rozza

genere: Hard Rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Heart's The Only Enemy
2. Wanted Man
3. Quicksand
4. Dreams Decieve
5. Hate Like You
6. Shelter From Pain
7. Alone Again
8. Higher Scope
9. The Good Will Rise
10. The Holy Book
11. Where Eagles Dare To Fly

Formazione:

James Robledo - Vocals
Alessandro Del Vecchio - Bass, Keyboards
André Hilgers - Drums
Francesco Marras – Guitars

Contatti:

Facebook: https://www.facebook.com/JAMESROBLEDOOFICCIAL

 

In uscita l’album di debutto di James Robledo, talentuoso cantante cileno lanciato qualche anno fa dai Sinner’s Blood e che ora troviamo, in questo progetto targato Frontiers, circondato e coadiuvato da nomi importantissimi del panorama hard rock per questo lavoro solista di grande interesse.

Ad aprire le danze troviamo “Heart’s The Only Enemy”, della quale trovate allegato a questa recensione il videoclip su YouTube, brano pestato e dalla ritmica tonante. In seconda posizione troviamo la title – track “Wanted Man”, veramente molto coinvolgente e suggestiva, dalla trama musicale perfettamente incastonata con la potenza vocale, di Robledo: un pezzo tosto, capace di gasare. Si prosegue con grande qualità: “Quicksand” non delude,, ha una pacca non indifferente e soprattutto non molla un colpo dal primo all’ultimo secondo. “Dream Decieve” concede all’ascoltatore di esplorare il lato più melodico dell’artista, nonostante il gioco di dinamiche tra prima parte e parte solista sia eccellente. Tremendamente suadente, arriva “Hate Like You”, intensa, dalla struttura variegata e dinamica. Classica cavalcata hard rock sulle note di “Shelter From Pain”, martellante, senza tregua, bella nella sua indomabile frenesia, che presto si getta nel sentimentale lento “Alone Again”, un cambio di sonorità graditissimo e di grandissimo livello. Ritmica granitica e trama oscura sono le doti che subito saltano all’orecchio con “Higher Scope”, diretta, corale e dagli orizzonti sconfinati. Con “The Good Will Rise” andiamo a riconfermare tutte le buonissime sensazioni evinte sino ad ora: compattezza strumentale, grande dote vocale e arrangiamenti sempre freschi e convincenti. Chiusura affidata alla notevole “The Holy Book”, tagliente e spietata, dalle atmosfere misteriose, che ci consegnano un album di grande livello, mai banale, che fa ben sperare per il futuro sia di Robledo che del movimento hard rock.

© 2021, Alberto Rozza. All rights reserved.

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