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Recensione

80/100

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Inner Stream – Stain The Sea – Recensione

31 Luglio 2021 4 Commenti Samuele Mannini

genere: Symphonic metal
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. Massive Drain 02. Fair War 03 Hunt You 04. Aftermath 05. Dance With Shades 06. Drown Me 07. If You Dare 08. Stain The Sea 09. The Bridge 10. Last Drink 11. Real

Formazione:

Vocals – Inés Vera Ortiz
Keyboards and programming – Guillermo de Medio
Drums – Nicholas Papapicco
Guitars – Andrea Seveso
Bass – Mitia Maccaferri


Produttore : Alessandro DelVecchio

 

 

Sicuramente questo è un disco più adatto al ns. sito gemello MelodicMetal.it, ma in attesa che riprenda la sua piena funzionalità e che venga integrato sul sito madre, poiché sono il redattore meno ortodosso della banda mi prendo la libertà di scriverne qui.

Sarò estremamente sincero, mi sono interessato al disco dopo aver visto un video promozionale su YouTube, rimanendo stupito dalle qualità estetiche della singer argentina Inés Vera Ortiz. Una volta raccolta la mascella, ho ascoltato per bene il brano insieme agli altri usciti per promuovere questo Stain The Sea ed ho acquistato immediatamente il cd.

Oltre all’estetica c’è infatti molto di più e per me, che ai tempi, ho avuto un discreto interesse per Lacuna Coil, Within Temptation e perchè no, anche per qualcosa degli Evanescence, è stato piacevole riscoprire queste sonorità.

Il progetto è stato supportato in grande stile da Frontiers che ha messo a disposizione della singer e del tastierista Guillermo de Medio, un vero poker d’assi quali: Nicholas Papapicco alla batteria, Andrea Seveso alla chitarra e Mitia Maccaferri al basso, guidati dalla produzione di Alessandro Delvecchio.

Molto ruota intorno alla figura della bella Inés che è anche autrice dei testi e che già dal 2008 bazzica la scena come cantate in varie band metal con influenze che vanno dai Queensrÿche agli Angra ai Symphony X. La sua evoluzione la porta poi a trovare affinità con le sonorità proposte in quel periodo da band appunto quali  Within Temptation  e Lacuna Coil fino ad arrivare alla concezione e creazione di questo disco.

Le coordinate sonore sono ben definite e ben inquadrate niente di innovativo dunque ed il sound è chiaramente appartenente al filone di band sopra citate, ma il tutto è esposto con un delicata e melodica interiorità e ciò che ne esce è un quadro intimo e velato, intermezzato da inserti chitarristici netti e duri che si stagliano sul tappeto intessuto dalle tastiere, con una sezione ritmica sempre capace di supportare questa varietà di atmosfere. Esempio lampante nella opener Massive Drain e nella seguente ed orecchiabilissima Fair War. Notevoli anche  Aftermath e Dance With Shades, che se fosse stata proposta dagli Evanescence a quei tempi sarebbe stata un crack.

Insomma, tutto il disco è di livello e per il genere di riferimento poggia su basi eccellenti, la voce di Inés spazia su tutte le tonalità con naturalezza disarmante e la produzione è perfettamente adeguata e competitiva per queste sonorità. Concludendo, se come me, avete gradito escursioni nel cantato femminile in ambiente gothic/symphonic questo disco si farà molto apprezzare.

 

© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.

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