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Dennis DeYoung – 26 East Vol. 2 – Recensione

09 Luglio 2021 2 Commenti Vittorio Mortara

genere: rock/melodic rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. Hello Goodbye
02. Land Of The Living
03. The Last Guitar Hero (Featuring Tom Morello)
04. Your Saving Grace
05. Proof Of Heaven
06. Made For Each Other
07.There’s No Turning Back Time
08. St. Quarantine
09. Little Did We Know
10. Always Time
11.The Isle Of Misanthrope
12. Grand Finale

Formazione:

Dennis DeYoung – voce, basso sintetizzato, tastiere
Jim Peterik – chitarra, basso, cori
August Zadra – chitarra elettrica , cori
Kevin Chalfant – cori
Jimmy Leahey – chitarra acustica e elettrica
Mike Aquino – chitarra elettrica
Tom Morello – chitarra su ‘Last Guitar Hero’
Jim Majors – basso
Mike Morales – batteria
Matthew DeYoung – batteria
Ed Breckenfeld – batteria
Khari Parker – batteria

 

A distanza di circa un anno dal precedente Vol. 1, arriva anche questo Vol. 2 di quello che sulla carta dovrebbe essere il capitolo discografico finale dell’ex Styx Dennis Deyoung. Musicisti, collaboratori e sessioni di registrazione sono quelli del primo disco, visto che vennero registrati entrambi l’anno scorso. Il livello compositivo ed esecutivo, infatti, è lo stesso. Tra i nomi coinvolti spiccano il solito Jim Peterik e Tony Morello dei Rage Against The Machine.

L’album suona decisamente meno vario e più rilassato rispetto al vol.1. Le ballads la fanno da padrone, e le atmosfere alla Styx si percepiscono un po’ ovunque. Si parte con “Hello goodbye” che, pur non essendo una cover dell’omonima canzone del quartetto di Liverpool, è colma di citazioni del loro inconfondibile stile. “Land of the living” invece fa flirtare il sound pomposo e ricco di enfasi degli Styx con i musical di Broadway, con risultati apprezzabili. Più rockettara “Last guitar hero”, scelta come singolo, con Morello alla chitarra. “Saving grace” apre la serie dei lenti: un tappeto di tastiere sorregge una bella melodia sognante, assolutamente legata a doppio filo alla tradizione settantiana. Sulla stessa falsariga si muove “Proof of heaven”, resa un po’ più elettrica dalle chitarre e dalla solennità del refrain. Dolcissima “Made for each other” dal profumo ancora una volta beatlesiano. “There’s no turning back time” contraddice il suo stesso titolo per quanto ci fa tornare indietro nel tempo fino all’epoca d’oro del gruppo madre ed ai cambi di tempo e di atmosfera che lo caratterizzavano. Il pop senza età di “St. Quarantine” viene spezzato a metà, trasformando il finale in un rovente blues. Atmosfere e chorus di “Little did we know” ci catapultano ancora una volta fra le vie di Broadway con la classe cristallina di Dennis a condurre le danze. Il mio lento preferito è “Always time”, il più dolce e mieloso grazie a quel pianoforte di sottofondo e ad un testo molto sentito. La mini suite “Isle of misanthrope” ben figurerebbe in un qualsiasi album degli Styx dei primi anni 80 riproponendone tutti gli ingredienti. I due minuti scarsi di “Grand finale” sono una specie di riassunto dei due album, sorta di addio a tutti coloro che li hanno ascoltati. O forse è un arrivederci?…
Vedremo… Per ora diciamo ancora una volta grazie a questo personaggio per il contributo che ha dato a tutto il nostro genere nel corso della sua lunghissima carriera! Grande Dennis!

© 2021, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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