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Recensione Gemma Sepolta

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Gemma Sepolta

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Shadow King – Shadow King – Gemma Sepolta

02 Maggio 2021 13 Commenti Samuele Mannini

genere: Melodic Rock
anno: 1991
etichetta: Atlantic
ristampe: Rock Candy 2018

Tracklist:

What Would it Take – 4:22
Anytime, Anywhere – 4:27
Once Upon a Time – 5:25
Don't Even Know I'm Alive – 5:09
Boy – 4:05
I Want You – 4:30
This Heart of Stone – 4:37
Danger in the Dance of Love – 3:58
No Man's Land – 4:14
Russia – 3:47

Formazione:

Lou Gramm - Voce
Vivian Campbell - Chitarra
Bruce Turgon - Basso
Kevin Valentine - Batteria

 

In ambito di rock melodico il 1989 è forse stato l’anno aureo per eccellenza sia per qualità che per quantità, ma se andiamo a controllare i nostri archivi discografici, vedrete che il 1991 non è stato sicuramente da meno, solo che le orecchie e le attenzioni delle etichette discografiche erano già volte altrove e si stava già pianificando una virata verso altri lidi che sarebbero diventati mainstream di lì a breve. Ci fu quindi quasi una corsa a ” svuotare il catalogo” per fare uscire dischi ormai contrattualizzati senza poi starci dietro più di tanto, una sorta di sottocosto volto a liberare i magazzini.
In questo contesto esce questo supergruppo dove Lou Gramm si contrappone ai suoi ex Foreigner che usciranno anche loro quell’anno con il mezzo flop commerciale Unusual heat.
Supergruppo dicevo, costruito a tavolino e pilotato dal polistrumentista e co autore Bruce Turgon che dirige il lavoro completato da un Vivian Campbel, che pur svolgendo il compitino stretto a lui assegnato, contribuisce al sound  con i suoi tocchi di classe per niente scontati; dietro le pelli  troviamo infine l’esperto ed affidabile  Kevin Valentine.
Il disco è magistralmente prodotto da Keith Olsen e propone dieci gemme assolute di Rock melodico , tanta melodia viene però mitigata dal lavoro chitarristico più hard che fa da contrappunto alle inevitabili sortite in stile Foreigner di Gramm , splendidi esempi sono: What Would It Take , This Heart Of Stone , Once Upon A Time e Boy.
La parte più  Rockeggiante viene fuori in  Danger In The Dance Of Love dove la chitarra di Campbell ruggisce di più. Splendida inoltre la supermega ballad da lacrimuccia, Don’t even know i’m alive (Foreigner allo stato puro), ma il disco non ha cali di tensione emotiva e tutte le canzoni sono di qualità sopraffina.
L’ultimo pezzo, l’unico tra l’altro dove mette la penna Vivian Campbell, è la meravigliosa ballad semiacustica Russia dove i sussurri e la voce di Gramm si appoggiano, con una magia evocativa unica, sulle note della chitarra , una canzone che da annoverare nei must assoluti del genere.

Ora io spero che lo abbiate tutti nella vostra discografia e che quindi questa sia solo un’occasione per togliere un po’ di polvere e rimetterlo nel lettore cd, perché nel caso non lo aveste, sappiate che non vi verrà riservato il posto nel paradiso dei melodic rockers.
Credo inoltre che sarebbe il caso di dedicare una esaustiva retrospettiva ai primi tre anni dei “maledetti ” anni 90 che meriterebbero di essere raccontati in tutta la loro meravigliosa agonia.

© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.

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