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Recensione

78/100

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The End Machine – Phase2 – Recensione

09 Aprile 2021 15 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

The Rising
Blood And Money
We Walk Alone
Dark Divide
Crack The Sky
Prison Or Paradise
Plastic Heroes
Scars
Shine Your Light
Devils Playground
Born Of Fire
Destiny

Formazione:

George Lynch - guitar
Jeff Pilson - bass, keyboards and background vocals
Steve Brown - drums and background vocals
Robert Mason - lead and background vocals

 

Seconda uscita per i The End Machine, ovvero i Dokken senza Dokken o i Lynch Mob nella versione con Mason alla voce, ma queste sono solo note di colore, perchè se a suo tempo avete ascoltato il primo omonimo, sapete già che a prescindere dai nomi la strada musicale percorsa è stata tanta e di ciò che fu sono rimasti solo echi lontani e qualche richiamo strutturale qua e là. Questo Phase2 è il continuo del percorso che Lynch ha oramai intrapreso da alcuni anni, e cioè suoni più oscuri, più groove e un ritorno alle matrici più blues oriented ( vedi KXM e Dirty Shirley per esempio) che prosegue e porta avanti il discorso dell’album precedente. La sostituzione del batterista Mick Brown col fratello Steve, non mostra cedimenti nel feeling con Jeff Pilson , mentre Robert Mason sembra in gran spolvero , supportando con la sua timbrica il buon George, che ha così buon gioco nello spaziare agevolmente tra riff blueseggianti, alcune pennellate Class Metal  (beh dopotutto il riif Class Metal è quasi un suo copyright)  e qualche dissonanza disseminata ad arte per dare una impronta più moderna al sound.

I pezzi a mio giudizio più pregevoli sono: l’ottimo singolo Blood and Money catchy e trascinante,la sofferta e passionale We Walk Alone, la lenta e bluesy Scars e la conclusiva Destiny elettrica e nervosa. Menzione particolare merita Dark Divide che secondo me avrebbe tutti i crismi del singolo promozionale, anche se al momento in cui scrivo ne sono usciti soltanto due. Un episodio che invece non mi ha completamente convinto è Plastic Hero che parte con un arpeggio ed un riff molto class per perdersi in un ritornello un po’ banalotto e troppo filtrato, ma son gusti. La produzione curata da Jeff Pilson è moderna, ma precisa ed i suoni incisi sono sempre limpidi e non soffrono dell’ eccessiva pastosità che ultimamente sembra tornata in auge, quindi bene così.

In sostanza , undici canzoni (più un intro) che pur non essendo tutte allo stesso livello offrono quasi un’ora di ottima musica,  interpreti di assoluto livello in gran forma ed ancora con una buona vena ispirativa, per me, che già avevo molto apprezzato il predecessore, un ritorno assai gradito.

© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.

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