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90/100

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The Pretty Reckless – Death By Rock And Roll – Recensione

25 Marzo 2021 22 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock / Alternative Rock
anno: 2021
etichetta: Century Media Records

Tracklist:

01. Death By Rock And Roll
02. Only Love Can Save Me Now (feat. Kim Thayil and Matt Cameron)
03. And So It Went (feat. Tom Morello)
04. 25
05. My Bones
06. Got So High
07. Broomsticks
08. Witches Burn
09. Standing At The Wall
10. Turning Gold
11. Rock And Roll Heaven
12. Harley Darling

Formazione:

Taylor Momsen (lead vocals, rhythm guitar)
Ben Phillips (lead guitar, backing vocals)
Mark Damon (bass)
Jamie Perkins (drums)

Ospiti:

Kim Thayil
Matt Cameron
Tom Morello

 

La prematura e improvvisa scomparsa di Kato Khandwala, mentore, amico e intimo confidente del gruppo (nonchè noto produttore e sound engineer), abbinata al tragico decesso di una delle loro massime influenze, ovvero Chris Cornell (morto suicida proprio quando la band si trovava in tour a supporto dei Soundgarden), hanno certamente colpito a tal punto i cuori e le menti dei The Pretty Reckless da spingerli a incentrare il loro nuovo album Death By Rock And Roll (Centurty Media Records, 2021) sul tema oscuro e doloroso della morte.

Giunto nei negozi a poco più di quattro anni di distanza dal precedente e convincente album Who You Selling For, uscito sul finire del 2016 e capace di esplorare tutto il repertorio di influenze più classiche del gruppo, questo nuovo platter vuole ripartire da un songwriting frutto della stessa consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie radici, unito ad elementi di spensierata scorrevolezza (quasi istintiva) che rimandano agli esordi, quando quell’acerbo ma già promettente Light Me Up aprì a un capolavoro di energia rock/metallica a titolo Going to Hell (2014).

Le dodici canzoni qui proposte appaiono allora piuttosto varie e differenti tra di loro. Ci sono ritmiche serrate e decisamente heavy (quelle che maggiormente rimandano ai loro primi prodotti discografici), ed altre più elaborate e in bilico tra classic rock e alternative, ma anche momenti più moderni nel sound e nello stile, e altri più retrò e quasi ’70s. Il numero di ballad e mid-tempo – e questo potrebbe per alcuni essere un difetto – supera di netto quello dei brani sostentuti (cosa peraltro prevedibile, visto il tema generale che porta ad esplorare dolori e sofferenze intime), e si mostra anche qui innata e insita nel gruppo la capacità di suonare allo stesso tempo – ma soprattutto in modo parimenti convincente – come rock, e come commerciali (nel senso più pop del termine), senza mai snaturare il proprio essere alternativi. Certo, gioco ben più facile questo quando si può sfruttare non solo il talento, ma anche l’immagine accattivante, carismatica, calamitante perchè bellissima, della cantante, attrice e modella Taylor Momsen, il cuoi fascino appare annichilente in ogni clip o ripresa video, ma anche quando viene posta nuda, ma cadaverica, nella (splendida) fotografia che fa da copertina al disco.

Ma non è solo visiva l’estasi generata da questo album! L’alta qualità sonora di questa registrazione sfrutta infatti un pacchetto audio dalle dinamiche perfette, che non infastidisce mai con i suoi volumi neppure sulle tracce più heavy (e qui un plauso non va solo al produttore, ma anche agli addetti al mastering e al mix), e la bontà dei singoli brani struttura una tracklist di piacevole ascolto dalla prima all’ultima nota suonata.
In apertura, troviamo la title track Death By Rock And Roll, un hard ‘n’ heavy dominato da un bel riff portante del chitarrista Ben Phillips e dalla vocalità maschia e penetrante della cantante, dominante sulle ritmiche compatte e secche create dal bassista Mark Damon e dal batterista Jamie Perkins. Segue Only Love Can Save Me Now , traccia 100% in stile Soundgarden – vista anche la presenza come ospiti dei componenti originari Kim Thayil e Matt Cameron -, grunge fino al midollo, e arricchita da qualche piacevole influenza stoner che la rende granitica nel suo imponente muro sonoro. E’ uno degli highlights del disco, al pari dell’alternative puro di And So It Went, che vede come ospite il maestro Tom Morello alla chitarra e la Momsen alle prese con un cantato molto aggressivo (che dimostra il suo netto miglioramento tecnico, specie nella padronanza delle diverse tonalità della propria ugola), e della accattivante 25, una particolare mid-tempo oscura, il cui ritmo è scandito da una sorta di ticchettio di lancette d’orologio, quasi ci trovassimo di fronte a una marcia funebre.

Un altro brano solidissimo risulta poi essere My Bones, una traccia primordiale, di un rock classico ed elegante, dal tratto di chitarra roccioso e monumentale, decisamente convincente in ogni suo aspetto tecnico e di songwriting. Ecco poi Got So High, melodica, intima e delicata, dal tratto musicale arioso e sognante, che lascia spazio alla breve, magica e quasi disneyiana intro Broomsticks, che fa da antipasto alla (sensazionale) Witches Burn, un brano hard rock potentissimo che racchiude al suo interno un importante messaggio di denuncia sulla condizione della donna nella società moderna, saggiamente celato dietro un racconto sui medievali tempi passati (dove erano bruciate come streghe tutte quelle ragazze che osavano comportarsi o pensare in modo differente) che ha pertanto chiari riferimenti e analogie con il presente.

La mia standing ovation personale va poi a Standing At The Wall, che suona come una ballad molto intensa, intimamente sentita da una Momsen che sappiamo essere preda di un muro difficile da superare come quello della depressione, con Turning Gold che si presenta come un altro bel brano rock melodico, in alternanza tra elettrico e acustico. Rock And Roll Heaven è una traccia leggera, ariosa, e dedicata al club 27 (espressione giornalistica legata ad alcuni noti artisti morti tutti quanti all’età di 27 anni), a cui la cantante si sente legata sia per influenze musicali (Jimi, Janis e Morrison sono ad esempio citati nel testo), sia perchè ha appena raggiunto lei stessa il fatidico ventisettesimo anno di età. Infine, un plauso particolare va alla conclusiva Harley Darling, una toccante road-song in pieno stile ’70s dedicata all’amico Kato Khandwala, morto tre anni fa in un incidente stradale proprio mentre era in sella alla più nota motocicletta statunitense. Oh, Harley, darling, you took my friend, you took everything and now I’m all alone to sing this lonely song..

IN CONCLUSIONE

Sui The Pretty Reckless si legge, e si sente dire, di tutte le salse. C’è chi li reputa una band troppo costruita, decisamente derivativa e commerciale, e c’è chi invece li annovera tra le maggiori promesse del rock anni duemila, e osanna Taylor Momsen non solo per la sua bellezza, ma anche per il suo talento. Quel che è certo è che dei The Pretty Reckless si parla continuamente, e questo per loro è un bene, perchè li mantiene saldi sulla cresta dell’onda.

Personalmente, reputo DXRNR uno dei migliori dischi ascoltati fin’ora nel 2021, ed ho apprezzato la sua varietà, e il suo stile derivativo sì, ma secondo una propria maniera. Trovo difficile trovare sul mercato odieno un pacchetto migliore sia a livello di suoni, che di carattere visivo e promozionale, e quindi mi aggiungo al coro di lodi verso Taylor Momsen e soci, rei di avere semplicemente composto un altro album di successo, il quarto della loro giovanissima carriera.

© 2021 – 2022, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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