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Ailafar – State of Mind – Recensione

23 Marzo 2021 1 Commento Yuri Picasso

genere: Melodic Rock
anno: 2021
etichetta: Valve Studio Records

Tracklist:

01) Zombie Town, 02) Tide Of Spirits, 03) Life Is A Chess, 04) Step Up The Stairs, 05) It Means Nothing To You, 06) Teach Me To Dance, 07) Eagle In The Hail, 08) Bleeding Rose, 09) Celebration, 10) Somewhere, 11) Mark On The World, 12) The Last Day

Formazione:

Vocals: Tatiana Economou
Guitars: John Tzortzis
Bass: Kostas Mauroudis
Drums: Stergios Kourou
Piano/keys: Vangelis Valis Papageorgiou

Contatti:

Official Website: https://www.tiny.cc/ailafar
Official Facebook: https://www.facebook.com/ailafar
Official Twitter: https://twitter.com/ailafar
Official YouTube: http://youtube.com/ailafar

 

Arrivano al quarto disco in studio i greci Ailafar, creatura plasmata nel corso degli ultimi 12 anni dal chitarrista, compositore e mastermind John Tzortzis.

Se la Scandinavia sta vivendo una seconda pubertà artistica sulla nota scia del revival degli 80’s, a volte aggiornata altre meno, la Grecia negli ultimi 10/15 anni non è rimasta ferma a guardare inserendosi nella calca musicale con acts quali Wild Rose ed Outloud solo a ricordare le formazioni di maggior riscontro commerciale. Ammetto di essermeli persi in parte per strada in questi anni e di essere capitato su “State of Mind” per puro caso e non dopo una brulicante aspettativa come può accadere per dischi più attesi e conosciuti.

Un disco di AOR assolutamente non muscolare, scritto nell’intento di accarezzare l’ascoltatore con composizioni miti guidate dal bellissimo timbro della cantante greca Tatiana Economou, new entry in line up. Brani che non stordiscono ma avvolgono nelle intenzioni, adatti a una passeggiata fuori porta piuttosto che ad un duro Workout primaverile. Un buon riferimento a tratti potrebbero essere le Heart degli anni 80 con il timbro della Economou che a tratti ricorda Nancy Wilson dotata di maggior estensione vocale.

Arrangiamenti iper nitidi e produzione cristallina per brani quali “Zombie Town”, “Teach Me To Dance”, l’epica “Celebration”, tutti collocabili tra semiballads e mid tempo dal sapore un po’ romantico un po’ poetico come nel caso di “Eagle in the Hall” o la meravigliosa e suggestiva conclusiva “The Last Day”. Se la produzione aiuta questo modus operandi, l’eccessiva uniformità della proposta fa pensare che di questi tempi, un EP avrebbe forse giovato di più al risultato finale, riducendo il minutaggio dell’ airplay (solo in 2 casi i brani scendono al di sotto dei 4 minuti, sui 12 proposti).

Riconosciuta l’abilità degli interpreti, specie di John Tzortzis che non solo sa scrivere e bene, ma arricchisce i brani con inserti chitarristici mai banali e pieni di zucchero come il genere rivendica. Rispetto a tante uscite superflue, questo disco è stato in grado di muovere le mie corde emotive, peccato per i filler che su un disco di 12 pezzi non possono mancare e per l’eccessiva uniformità.

© 2021, Yuri Picasso. All rights reserved.

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