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Recensione

80/100

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Joel Hoekstra’s 13 – Running Games – Recensione

11 Febbraio 2021 14 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

Finish Line
I’m Gonna Lose It
Hard To Say Goodbye
How Do You
Heart Attack
Fantasy
Lonely Days
Reach The Sky
Cried Enough For You
Take What’s Mine
Running Games

Formazione:

Joel Hoekstra - guitars
Russell Allen - lead vocals, backing vocals
Vinny Appice - drums
Tony Franklin - bass
Derek Sherinian - keyboards
Jeff Scott Soto - backing vocals

Ospiti:

Lenny Castro - percussion
Chloe Lowery - backing vocals
Dave Eggar - cello
Katie Kresek - violin, viola

Contatti:

https://www.facebook.com/JoelHoekstra13

 

Seconda fatica per i “13” di Joel Hoekstra che , in pausa dagli Whitesnake, riunisce la squadra del primo disco per proporci undici tracce di sano e robusto hard rock. Rispetto al primo disco le parti vocali sono curate in maniera quasi esclusiva da Russell Allen, relegando così l’iperattivo Jeff Scott Soto alle backing vocals, sempre presente invece la rocciosa sezione ritmica formata da Tony Franklin e Vinnie Appice ( certo un Appice, anche se era Carmine, piu’ Franklin, più un chitarrista degli Whitesnake…..un po’ di Blue Murder in testa lo fa venire), alle tastiere viene promosso in pianta stabile Derek Sherinian.

La Frontiers reclamizza questo disco come hard rock anni ottanta suonato con l’energia del 2020, mi permetto di ampliare la definizione, questo disco in molte parti è molto vicino al class metal di scuola dokkeniana ed in altre non disdegna avvicinarsi al metal, soprattutto perché Allen farebbe suonare metal anche il repertorio di Peppino di Capri con quella sua voce possente. Comunque sia il problema delle definizioni è molto secondario, l’importante sono le canzoni, e qui ne sono presenti alcune di caratura superiore.

Si comincia con..Finish Line ed il suo intro alla Kiss O Death, sul quale irrompe potente il cantato di Allen, la potenza iniziale del pezzo viene però stemperata da un ritornello gradevole e catchy che inevitabilmente ti ritrovi a canticchiare dopo appena un ascolto. Arioso e leggero è il refrain di I’m Gonna Lose it, molto vicino ai canoni del rock melodico degli ultimi anni. Hard to Say Goodbye Mostra ancora quel certo equilibrio tra ritornello accattivante e riff di scuola class, gradevole, ma nulla più. How Do You è si un pezzo melodico, ma dalla base ultra solida, non lontano in certi punti da quello che il buon Russel ha proposto con i pezzi meno barocchi dei Symphony X, di grande atmosfera. Heart Attack va a snodarsi in bilico tra gli Whitesnake e le sonorità più cupe che ultimamente sono molto familiari a George Lynch…..io ci sento un eco dei The End Machine, tanto per intendersi. Base di matrice blueseggiante associata a chitarrona roboante e distorta, a volte anche filtrata, caratterizzano anche la successiva Fantasy, piena di cantati in controtempo e suoni di tastiera vicini al sound ‘Nu Metal’, insomma esperimenti sonori tra il vecchio ed il nuovo interessanti e non scontati. Lonely Days alleggerisce un po’ le atmosfere innestando su un riff corposo una melodia abbastanza easy, gradevole ,ma sicuramente non il contesto più adatto per fare brillare le caratteristiche canore di Allen. Struttura canonica rivestita di moderne sonorità è Reach For The Sky , dove è la sezione ritmica a fare la protagonista in tutta la sua classe e forza. Cried Enough For You è il vestito ideale per Allen , si va infatti su territori più vicini al metal, sia per sonorità sia per battute al minuto. Altro riff altra corsa, su Takes What’s Mine continua il viaggio sui bordi del metallo, anche i solos di chitarra e tastiera non sfigurerebbero in album di symphonic metal, e solo gli arrangiamenti del ritornello stemperano un po’ l’atmosfera. Chiude il disco la deliziosa title track, semiacustica e rilassata dove in evidenza sono le parti vocali fornite dai vari interpreti.

In sostanza un disco dove viene raggiunto il delicato equilibrio tra vecchio e nuovo, tra energia e melodia e tra le varie anime dei musicisti che portano in dote la loro sterminata esperienza ed il loro dna musicale. Bravo Hoekstra nel fondere tutto insieme con personalità e buon gusto. Vivamente consigliato.

© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.

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