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Recensione

79/100

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Overland – Scandalous – Recensione

04 Ottobre 2020 15 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Rock / Blues / Soul / Funk
anno: 2020
etichetta: Escape Music

Tracklist:

1. Don’t Give Up 3:29
2. Never Say Die 3:46
3. Lost In The City 3:20
4. Closest Thing To Heaven 4:50
5. Black Heart 3:24
6. Changing Times 5:17
7. The Trouble With Love 3:54
8. Diamond In The Dust 4:20
9. Testify 3:48
10. Unchained 3:41
11. God Made An Angel 4:31
12. Hole In My Heart 4:02

Formazione:

Steve Overland - vocals, guitars
Tommy Denander - guitars, keys
Brian Anthony - bass, hammond
Brian Tichy - drums

 

Forte di una formazione stellare, che vanta i nomi di Tommy Denander alle chitarre e alle tastiere, di Brian Tichy (Billy Idol, Foreigner, Ozzy Osbourne) alla batteria, e di Brian Anthony (Steve Walsh) al basso e all’hammond, Scandalous è il quinto e nuovo album solista del cantante britannico Steve Overland, celebre voce dei britannici FM.

Peculiarità di questo disco rispetto alle precedenti edizioni a titolo Overland, è la volontà del cantante di esplorare le sue influenze musciali e artistiche più primitive, giungendo così a comporre una serie di canzoni molto più legate al panorama blues, funky, soul e rock tradizonale, rispetto al sound AOR/rock melodico (o più semplicemente di derivazione FM) a cui l’artista ci ha abituati nel corso degli anni.
Nasce così un album di più difficile assimilazione, ma non meno interessante dei precedenti, che ha il vanto di risultare divertente e divertito dalla prima all’ultima traccia, e dotato di grande attitudine, groove e anima.

Ben composto e perfettamente prodotto, anche se non sempre eccellente nella sua stesura, o nel suo songwriting, il platter risulta essere molto suonato negli strumenti, e perfettamente interpretato dall’ugola sempreverde di Overland, come ci dimostra già la frizzante traccia opener Don’t Give Up, un motivetto molto orecchiabile che ricorda le ultime opener dei dischi degli FM con quel suo stile caldo e coinvolgente, e il suo groove eccellente, che rimangono subito impressi nella mente, faticando ad usicre dalla testa. Never Say Die invece è un pezzo più hard rock/bluesy che porta alla mente Paul Rodgers e i Bad Company, e che si muove sulle ali di un riff di chitarra bollente e di un refrain davvero riuscito, con Lost In The City che ancora ha qualche rimando al sound notturno del rock melodico, e che brilla più per le ottime chitarre che per l’originalità di un refrain un po’ troppo monotono.

Di rilievo poi la ballad blues/funky Closest Thing To Heaven, un pezzo davvero molto riuscito nell’atmosfera, nell’arrangiamento e nel bollente ed espressivo cantato, che lascia spazio al funk puro della sensuale Black Heart, altra traccia molto riuscita e lontana dalla banalità compositiva grazie a chitarre sempre frizzanti (l’assolo qui è stupendo) e a una sezione ritmica davvero sul pezzo. Di minor qualità, perchè meno incisivo e inedito, il blues chitarristicamente tra Gary Moore e Popa Chubby di Changing Times che, nonostante una buona prova vocale e un refrain carino, fatica a lasciare veramente il segno e sicivola via un po’ troppo anonimo per superare il sei in pagella. Meglio allora The Trouble With Love, funky con tantissimo stile e calore, o il blues più maschio e carico di groove di Diamond In The Dust, con Testify che sale sugli scudi grazie a un grandisismo ritornello – tra i più belli dell’intero album – e a un ottimo lavoro di songwriting e arrangiamento.

Infine, ecco Unchained, piacevole canzone ben eseguita vocalmente e strumentalmente, e dotata di un altro bell’assolo di chitarra, ma soprattutto la ballad blues/rock di God Made An Angel, una traccia molto intima, tutta sentimento e feeling sanguigno e pulsante, che non mancherà di regalare grosse emozioni a chi ascolta. Chiude il disco il discreto commiato Hole In My Heart, un brano dalla buona energia ma non particolarmente brillante o originale, che sigilla l’ennesimo buon prodotto della discografia di Steve Overland.

IN CONCLUSIONE

Messo da parte lo spiazzamento e lo stupore nell’ascoltare Steve Overland lontano dai lidi a lui storicamente più consoni del melodic rock, Scandalous si rivela come un disco di buon valore, anche se non eccellente in alcuni dei suoi passaggi compositivi.

Resta così tra le nostre mani un buon eposodio musicale, che ci svela tutte le influenze più pure di questo grandissimo cantante e che ci dimostra la poliedricità di questo artista, ovvero di una della più belle timbriche vocali della nostra musica. Divertente.

PS: fate un pensierino alla versione in vinile del disco, è stampata in vinile rosso, e molto molto ben curata nei dettagli. Vale il prezzo dell’acquisto!

© 2020, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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