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House of Lords – New World New Eyes – recensione

23 Giugno 2020 48 Commenti Yuri Picasso

genere: Melodic Rock
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

01. Change (What’s It Gonna Take)
02. New World New Eyes
03. One More
04. Perfectly (You And I)
05. The Both Of Us
06. Chemical Rush
07. We’re All That We Got
08. Better Off Broken
09. $5 Buck Of Gasoline
10. The Chase
11. The Summit

Formazione:

James Christian – voce
Jimi Bell – chitarra
Chris Tristam – basso
BJ Zampa – batteria

 

Ecco tornare dopo 3 anni dall’ultima discreta uscita discografica “Saints of the Lost Souls” James Christian e i suoi House of Lords, versione post 2006 con una formazione rimasta pressochè invariata negli ultimi 15 anni. Jimi Bell a sfornare riff e assoli alla chitarra, ad accompagnare alla batteria B.J Zampa; al basso si sono succeduti un paio di musicisti ultimo dei quali Chris Tristram, gia presente nell’ultima fatica di studio.

Sono passati più di 30 anni da quando la prima incarnazione, storica, degli House of Lords nacque dalle ceneri dei Giuffria sotto la spinta di Gene Simmons il quale aveva individuato del talento ancora inespresso in quella band. Suggerì di sostituire il cantante David Glen Eisley con James Christian e di cambiare il nome del gruppo. (a tal proposito consiglio di dare un ascolto al lavoro del 2017 della coppia “Giuffria” Eisley/Goldy dal titolo Blood, Guts and Games del quale se ne è parlato poco). Poi la pausa nei 90’s, il ritorno della formazione storica con “The Power and The Myth” del 2004 e infine, due anni dopo, James Christian insoddisfatto di quel lavoro prende nelle sue mani il destino degli HOL, cambio drastico di line-up.

Per stimolare la mente e rinfrescare i ricordi, sono settimane, per non dire mesi, che ascolto i precedenti lavori di studio targati HOL, concentrandomi sulla linea temporale che parte da World Upside Down del 2006 per arrivare ai titoli più recenti.
I pareri degli appassionati del settore sono discordanti sull’opera portata avanti da James Christian in questi ultimi 15 anni.
Personalmente dopo ripetuti ascolti a distanza di anni le mie idee non sono cambiate molto. Considero “Come to my Kingdom” del 2008 e “Cartesian Dream” del 2009 ottimi lavori, forti di ispirazione e personalità. Credibili, coerenti e privi di filler.
Per quanto riguarda ogni singolo restante studio album, qualche bel pezzo sulla scia dei due album sopracitati, alternati ad altri privi di ispirazione, scritti a tavolino, forse piacevoli ma non memorabili. Con produzione e qualità dei suoni molto altalenanti.
Da “Big Money” a “Saints of Lost Souls” (4 studio album), troviamo materiale di qualità per tirare fuori, forse, 2 discreti studio album.

Il titolo “New World New Eyes” potrebbe suggerire qualcosa di diverso dalla formula riproposta nelle ultime uscite da James Christian e soci, oppure un desiderio di imporre la propria formula sicuri di una qualità media molto alta.
Se il titolo voleva essere un suggerimento a una delle due strade sopracitate, mi dispiace deludervi.
Siamo di fronte ai soliti pregi e soliti difetti degli ultimi dischi degli HOL.
Non siamo ai livelli di “Come to my Kingdom” o “Cartesian Dream”, si alternano una serie di pezzi più riusciti ad altri meno, con prevalenza per questo secondo lotto.
Ed è un peccato visto che in fase di scrittura ha collaborato Mark Spiro.
Alcuni pezzi funzionano “$5 Bucks of Gasoline”, divertente ed immediata rimane in testa dopo un paio di ascolti. “Chemical Rush” uscito come singolo è un ottimo pezzo seguendo la medesima struttura.
il riff di “The Chase” sa di inflazionato, come quello di “One More” non riuscendo a scuotere sentimenti particolari o la voglia di risentire il pezzo una volta terminato.
Capitolo Ballads; nulla di memorabile, “Perfect (Just You and I)” rilassa ma non graffia, pur presentando un buon solo di chitarra.
Non sono presenti altri lenti; un mid tempo piuttosto riuscito è “We’re all that we got”, anche in questo caso spinto dal classico solo.
Il lavoro svolto in fase solista da B.J Zampa è importante, indirizzato a far salire il pezzo di livello, riuscendoci poche volte perchè a essere carente è la qualità del songwriting.

La domanda sorge spontanea, era davvero necessario per un gruppo che si era costruito la fama nei tardi 80s, fare uscire molti, troppi dischi di inediti ? Non sarebbe stato saggio scegliere la qualità a discapito della quantità?

© 2020, Yuri Picasso. All rights reserved.

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