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Recensione

83/100

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Arkado – Never Say Never – recensione

15 Maggio 2020 1 Commento Giulio B.

genere: AOR
anno: 2020
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

01. So Bad
02. To Leave It All Behind
03. Never Say Never
04. Don’t Rape The Nature
05. Walk Your Way
06. If We Are To Last
07. My Hometown
08. She’s So fine
09. Eagle
10. Carry My Heart
11. Never Say Never Again

Formazione:

Philip Lindstrom – Vocals, Lead Guitars
Mats Nilsson & Martin Kirschner – Guitars
Mikael Skafar – Drums & Backing Vocals
Bernt Lundgren – Bass
Mikael Svensson – Keyboards & Backing Vocals

Contatti:

Facebook: www.facebook.com/arkadoofficial
Website: www.arkado.se

 

Gli Arkado sono una nuova melodic band del roster di AOR Heaven; fondata nel lontano 1983 a Ödåkra, vicino a Helsingborg, in Svezia. In origine, il gruppo era chiamato BB2 (Better Be Together) e registrò un singolo in vinile, che divenne l’inno della squadra di calcio Ödåkra IF, tutt’oggi suonato lì a ogni partita.
Nel Maggio 2018, i riformati BB2 eseguirono un concerto dal vivo nella loro città natale, registrando il tutto esaurito; da lì a poco il cambio di nome con l’inserimento di alcuni nuovi membri, da cui nasce Arkado, ossia il nome della cittadina svedese, letto al contrario. Il disco risultante da questa sorta di reunion s’intitola “Never Say Never” ed è stato prodotto da Mikael Svensson.

Si parte con la folgorante base “tastierosa” di “So Bad”, canzone ariosa e non “così cattiva” come da titolo. Stesso inizio, ma più calibrato, per il singolo “To Leave It All Behind” che ha in dote un ritornello ficcante e intriso di “keys”. La title-track inizia in acustico con la voce di Philip Lindstrom in primo piano; la stesura poi apre verso un refrain apparentemente scolastico. Discorso concluso? No, la canzone riparte come ultima traccia; “Never say never again” è un lento struggente e ben orchestrato.
Sfondo ambientalistico per “Don’t Rape The Nature”, una delle migliori canzoni dell’album grazie ad una bell’impostazione e a un avvolgente lavoro di Mikael Svensson. Non inferiore la successiva “Walk your way”, sempre basata su un sapiente lavoro ai tasti, come pure “If We Are To Last” che segue a ruota con il suo incedere syntho-pop.
“My hometown” è il perfetto connubio tra leggerezza e freschezza che traspare in tutto l’album. Immancabile il lento strappa lacrime dal titolo “She’s so fine” stereotipato ma ben fatto.
Ancora due canzoni; “Eagle” e “Carry my heart”. La prima riprende il filo hi-tech Aor di alcune canzoni centrali nell’album; la seconda ricorda l’Aor scandinavo dei Bad Habit e va a terminare un esordio discografico da pollice in su.

IN CONCLUSIONE

Mi chiedo, dove erano rimasti nascosti questi Arkado per ben trentasette anni? Forse, dovevamo andare a vedere qualche partita casalinga della squadra di Ödåkra per scoprire prima questa sorprendente band.
Della serie “Never say Never”, ecco un album fresco e non banale da gustare nella prossima estate.

© 2020, Giulio B.. All rights reserved.

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