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Recensione

89/100

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Dogface – From The End To The Beginning – Recensione

30 Giugno 2019 5 Commenti Alberto Rozza

genere: Hard Rock
anno: 2019
etichetta: Scandirock Records

Tracklist:

1. Don’t
2. Not Wanted
3. A Single Reason
4. I Will Be There
5. Sleeping With The Enemy
6. Footsteps On The Moon
7. Right Between The Lies
8. Alone Again
9. Can’t Face Tomorrow
10. You’re Taken Me Down
11. I Don’t Care
12. Leave This War
13. Spit It Out
14. Rule The Night
15. Let It Out

Formazione:

Mats Levén - Vocals
Martin Kronlund - Guitar
Mikael Carlsson - Bass
Perra Johansson - Drums

 

Nuova uscita per i Dogface di Martin Kronlund, artista scandinavo fortemente influenzato dai giganti dell’hard rock anni ’70 – ’80, come Thin Lizzy, Rainbow e Deep Purple.

Inizio molto convincente con la cupa “Don’t”, incredibile nell’intensità vocale e nel trasporto strumentale. Si passa alla successiva “No Wanted”, stupenda in tutte le sue sfaccettature e perfettamente cesellata: ritmica spietata, parti solistiche interessati e soprattutto una performance vocale strabiliante di Mats Levén. “A Single Reason” si mantiene su buoni livelli, senza eccessi di pathos, ma comunque coinvolgendo gradevolmente l’ascoltatore. Alla quarta traccia troviamo la classica (come si diceva una volta) ballad: sinuosa, sensuale e raffinata, “I Will Be There” mostra tutte le caratteristiche e i crismi del lento anni ’80, coi suoi cambi di dinamica e frasi solistiche di chitarra veramente pregevoli. “Sleeping With The Enemy” è carica di adrenalina, con il suo riff tagliente e spietato, dalle ottime particolarità armoniche, e fa il paio con la titanica “Footsteps On The Moon”, ridondante e ricca, sempre farcita da un ottimo tappeto di tastiera. Sicuramente più veloce, “Right Between The Lies” si attesta ampiamente sulla sufficienza, soprattutto per merito di un ritornello orecchiabile e sontuoso. “Alone Again” stupisce per aggressività e per la prestazione strumentale globale della band, che ancora una volta ci propone una vera chicca, tagliente e avvolgente. L’unica pecca di questo ottimo lavoro può essere rintracciata nelle eccessive tracce (ben 15!), che lo fanno sembrare lungo e alle volte leggermente ripetitivo: è questo il caso di “Can’t Face Tomorrow” e “You’re Taken Me Down”, due grandi brani, splendidamente strutturati, dalla resa superba, ma che poco emergono dall’immensa giungla dell’hard rock.

“I Don’t Care” serve a ristabilire gli equilibri tra potenza e levità: brano dalle peculiarità melodiche e armoniche interessanti, dalla trama contorta ed enigmatica, risulta complessivamente fiero e convincente. Se siete in cerca di qualcosa di veramente classico e canonico eccovi servito “Leave This War”, in pieno stile Dogface, che strizza l’occhio anche ai primi Whitesnake. “Spit It Out” risente pesantemente di influenze melodic e contemporanee, e soprattutto della presenza preponderante del synth, al contrario della più “old school” “Rule The Night”. Arriva “Let It Out”, sulle cui note cadenzate si conclude l’album, decisamente gradevole sia dal punto di vista musicale che energetico, una vera scoperta per tutti gli amanti dell’hard rock puro e ben eseguito.

© 2019, Alberto Rozza. All rights reserved.

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