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Recensione Classico

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Classico

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Starship – Love Among The Cannibals – Classico

13 Marzo 2019 14 Commenti Alessio "Sixx" Garzi

genere: AOR / Arena Rock
anno: 1989
etichetta: RCA Records
ristampe:

Tracklist:

The Burn – 4:24 (Martin Page, Bernie Taupin)
It's Not Enough – 4:51 (Page, Tommy Funderburk)
Trouble in Mind – 4:35 (Joel Feeney, Tim Thorney, Rachel Oldfield)
I Didn't Mean to Stay All Night – 4:51 (Robert John "Mutt" Lange)
Send a Message – 4:50 (Mickey Thomas, Mark Morgan, Steve Diamond)
Wild Again (CD only) – 4:44 (John Bettis, Michael Clark)
Love Among the Cannibals – 3:43 (Thomas, Morgan)
Dream Sequence / We Dream in Color – 6:27 (Morgan / Thomas, Morgan, Phil Galdston)
Dream Sequence - 1:29
We Dream in Color - 4:58
Healing Waters – 4:57 (Page)
Blaze of Love – 4:34 (Chris Thompson, John Van Tongeren, Galdston)
I'll Be There – 5:31 (Thomas, Craig Chaquico, Diamond)

Formazione:

Mickey Thomas – vocals
Craig Chaquico – guitars
Donny Baldwin – drums, backing vocals
Mark Morgan – keyboards
Brett Bloomfield – bass, backing vocals

 

Nipoti dei Jefferson Airplane e figli legittimi dei Jefferson Starship… come discendenza direi che non c’è male. Autori di due albums dal successo clamoroso (Knee Deep in the Hoopla del 1985 e No Protection del 1987), giungono orfani della storica vocalist Grace Slick alla prova del fuoco e ne escono vincitori. LOVE AMONG THE CANNIBALS è un disco incredibile, pieno di energia e pienamente inserito nel filone AOR di fine anni 80. I suoni sono più caldi rispetto ai due precedenti albums, ancora legati ad un certo techno-pop da classifica e le chitarre diventano finalmente protagoniste come si addice ad un disco melodic rock datato 1989. Produzione maestosa, che riassume il meglio di quel periodo, con cori curati nei minimi particolari ed ariosi in pieno stile Eighties.

Il songwriting è di livello assoluto, basti pensare ai vari Bernie Taupin, Martin Page, Robert John “Mutt” Lange e Tommy Funderburk, che hanno prestato la loro penna alla realizzazione di questa opera.

L’album si apre con un capolavoro assoluto dal titolo “THE BURN”, song incentrata sulla strepitosa bellezza del chorus, ripetuto lungo tutta la sua durata, con le strofe a far da collante di una canzone da antologia dell’AOR. Tutto è perfetto, nella sua semplicità, con la incredibile voce di Mickey Thomas sugli scudi, libero di esprimere in totale libertà tutta la sua infinita classe. Difficile fare paragoni con altre band quando si tocca la perfezione, come in questo caso.
Si prosegue con un altro highlight del disco, “IT’S NOT ENOUGH”, che si presenta ritmata e chitarristicamente ricorda la versione radio-mix di “Here I Go Again” degli Whitesnake, quadrata nel suo incedere ed esplosiva nel chorus alla Giant, urlato da un Mickey Thomas ispiratissimo e passionale. Non a caso uscì come singolo e raggiunse il 12esimo posto nella top 20 dei singoli delle Billboard charts.
“TROUBLE IN MIND”, con il suo ritmo simil Yes, evolve in un chorus che richiama i Signal di Mark Free, mantenendo una struttura lineare, tipica delle song radio friendly di quegli anni. Meno esplosiva delle song che la precedono, risulta comunque ben riuscita ed intrigante.
“I DIDN’T MEAN TO STAY ALL NIGHT”, altro singolo dell’album, ricorda le atmosfere delle classiche ballad di Brian Adams, con un Mickey Thomas estremamente versatile vocalmente, per poi trasformarsi in un chorus totalmente dedito al Def Leppard style. Non è un caso che sia stata composta da quel Robert John “Mutt” Lange. Ballad d’altri tempi, testimone di un periodo in cui songs come questa dominavano le classifiche di tutto il mondo…quanta nostalgia!
“SEND A MESSAGE” ripropone suoni e ritmiche di batteria techno-AOR, ben mixati a buone dosi di chitarra e mai fredde, come spesso si ascolta in dischi di quel tipo. Il calore qui lo si percepisce bene e ne è testimone il bel chorus, graffiante e ruffiano, impreziosito da controcori femminili di grande eleganza. Il lavoro alla chitarra di Craig Chaquico esprime classe sopraffina, mai sconfinando in sovraesposizioni solistiche inutili e ridondanti. Ogni strumento è ben bilanciato ed inserito alla perfezione nella struttura della song: il risultato è equilibrato e l’influenza dei Toto più melodici fa capolino più volte.
“WILD AGAIN”, singolo uscito nel 1988 ed inserito nella colonna sonora del film “Cocktail”, è presente solo sulla versione cd di questo album. Dopo un breve intro si apre un riff di chitarra che la rende una pop rock song di quelle che ti fanno venire subito in mente le assolate spiagge americane…una magia sonora in puro 80’s AOR, dove un Mickey Thomas ispiratissimo conduce egregiamente le danze con passione e grinta da vendere. Musicalmente vicina al Mark Free solista di “Long Way From Love”.
La titletrack cambia registro, ci immerge in ritmi tribali e voci evocative, coerenti con il titolo stesso ed apre musicalmente la seconda parte del disco, meno rockeggiante e più sperimentale. E’ una sorta di ballad improntata sui suoni tipici del tecno AOR ottantiano, molto semplice nella struttura, che si regge soprattutto sull’atmosfera cupa che riesce a creare.
“DREAM SEQUENCE / WE DREAM IN COLOR” è composta da una lunga intro soffusa ed ipnotica, che dopo circa un minuto e mezzo si trasforma in una pop song dal ritmo quadrato, che cresce progressivamente fino all’altezza del chorus, con l’entrata in gioco di una chitarra graffiante. Tipico songwriting ottantiano radio friendly, dove risultano vincenti le architetture vocali di Mickey Thomas ed i suoi duelli con i controcori.
“HEALING WATERS” si apre con atmosfere soft, il ritmo si fa più rilassato e spicca ancor di più la magnifica voce del singer, che mette in mostra il lato più romantico del suo ampio range vocale. Ballatona da classifica che esprime eleganza in ogni nota.
Con “BLAZE OF LOVE” si ritorna sui binari di un pop rock dal ritmo accesso, che strizza l’occhio al Jean Beauvoir di “Face The Heat”. Il chorus è diretto, anche se non riesce ad elevarsi ai livelli di altre canzoni dell’album. Il pregio di questa canzone è piuttosto l’attitudine che l’accompagna lungo tutta la sua durata. Epica nel suo incedere fiero…se una canzone AOR può essere etichettata così.
L’album si chiude con “I’LL BE THERE”, una classica love song semiacustica dalle atmosfere sognanti e delicate. Arpeggi di chitarra ci conducono verso armonie da sogno che raggiungono il loro apice durante il bellissimo chorus di matrice Foreigner. Pathos e romanticismo permeano ogni istante della canzone, alternati ad aperture vocali che la rendono ariosa e leggiadra. Una chiusura col botto. Chapeau.

Che dire… un album riuscitissimo, creato in un periodo musicalmente magico, ma che purtroppo non avrà eredi fino al 2013, quando Mickey Thomas riporterà in vita la sua creatura con l’ottimo album “LOVELESS FASCINATION”. LOVE AMONG THE CANNIBALS è, per il sottoscritto, un album grandioso, dove forse per la prima volta, lo storico singer è riuscito ad esprimere tutta la sua immensa classe ed ha messo sul piatto tutta la versatilità della sua incredibile voce, trovando il giusto compromesso tra suoni e songwriting. Un must per tutti gli amanti del melodic rock elegante e di classe. Inchino d’obbligo.

© 2019, Alessio “Sixx” Garzi. All rights reserved.

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