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Recensione

86/100

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41Point9 – Mr. Astute Trousers – Recensione

19 Marzo 2019 Comment Iacopo Mezzano

genere: Melodic Progressive Rock
anno: 2018
etichetta: The Highlander Company Records

Tracklist:

1. When Valkyries Cry
2. For the King
3. The Marine
4. Confessions at Midnight
5. The Black Line
6. Tilting at Windmills
7. These Four Lands
8. Don't Cut Down the Rose
9. Big Data
10. ...and Now
11. The Loch
12. Familiar Strangers

Formazione:

Bob Madsen - bass
Brian Cline - vocals
Kenny Steel - guitars, keys
Chad Quist - guitars
Mike VanDerHule - Drums

 

Non fatevi ingannare dalla copertina un po’ anonima e dalla scarsa fama del moniker 41Point9, perchè il secondo disco di questo progetto melodic progressive rock, intitolato Mr. Astute Trousers, può certamente divertire tanto i fans del prog rock melodico moderno, quanto gli amanti dell’AOR. Come è possibile? Ve lo spiego.

Progressive rock non vuole essere sempre sinonimo di lunghe suite ricche di trovate tecniche, continui cambi di tempo e intricate trame melodiche. Talvolta un impeto a variare le battute può trovare ampie affinità con il rock melodico che tanto ci piace, ed è questo il caso dei 41Point9, una formazione che fa dell’attenzione melodica, dei cori, dei refrain di impatto il suo punto forte. Questo, mentre le tastiere di derivazione Yes di Kenny Steel si divetono a duettare con le chitarre sue e di Chad Quist, mentre il cantante Brian Cline apre scenari melodici ariosi con la sua ugola delicata ma decisa, mentre il basso di Bob Madsen sfugge via tra le battute delle pelli del batterista Mike VanDerHule.

In tutto questo, realtà come Arena, IQ, Pendragon, Asia e i già citati Yes possono essere nominati come influenze primarie di un disco che si evolve con grande varietà nei suoi circa 70 minuti di durata, senza annoiare mai e lasciando l’ascoltatore in attesa del prossimo colpo di coda dei suoi bravi interpreti. C’è qualche attimo di fusion, qualche spunto jazzistico, ma il rock (melodico) la fa qui da padrone, come ci dimostra subito l’opener For the King (When Valkyries Cry è una intro), sinfonica, epica, pomp e roboante fino al midollo. The Marine e Confessions at Midnight, entrambi singoli dell’opera, sono tra i più chiari esempi di questa stilistica progressiva vicina all’AOR, con The Black Line che invece nelle sue accelerazioni quasi sfiora il metal, ma ha attimi rilassati che sono ancora figli del prog rock moderno e melodico.

La struementale Tilting at Windmills fugge poi da ogni schema, e unisce virtuosismi tecnici ai più disparati stili musicali, con These Four Lands che impressiona per il suo incipit tutto basso e vocalità, su cui subentrano chitarre e cori con assoluta leggiadria e innata qualità (è tra gli apici del platter). Don’t Cut Down the Rose ha rimandi agli Yes anni novanta e al pop rock elettronico ottantiano, ed è una ballad molto intensa e romantica arricchita da una parte di sax magnifica, con Big Data che piace per come alterna parti acustiche a boati elettrici di grande effetto, e con The Loch che sale in cattedra con le sue stupende orchestrazioni di sottofondo. Chiude infine con il botto una Familiar Strangers che ha ancora tante affinità con l’AOR (quello westcoast) e che sigilla al meglio un’opera discografica di ottima fattura, tutta da scoprire ascolto dopo ascolto.

IN CONCLUSIONE

Dietro al moniker 41Point9 si nasconde una piccola gemma prog rock melodica, di grande caratura tecnica ed esecutiva, e dotata di un songwriting strabiliante, che nei suoi 70 minuti non annoia mai, e mai si ripete nelle forme.

Belle vocalità, ottimi cori, tastiere sempre presenti e una ricerca melodica continua sono gli ingredeinti che rendono il disco consigliatissimo non solo per i prog rocker, ma anche per tutti gli amanti del rock melodico. Ascoltare per credere!

© 2019, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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