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Recensione

45/100

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Two of a Kind – Rise – recensione

21 Settembre 2018 2 Commenti Paolo Paganini

genere: AOR
anno: 2018
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

1. Here Is The Now
2. Rock Your World
3. Wheel Of Life
4. Naked
5. Rise
6. Touch The Roof
7. Higher
8. Alienation
9. It Ain’t Over
10. Without You
11. Run Girl

Formazione:

Esther Brouns: Voce
Anita Craenmehr: Voce
Gesuino Derosas: Chitarra
Ron Hendrix: Tastiere
Fred Hendrix: Basso
Hans In’t Zandt: Batteria

 

I TOAK sono una formazione olandese costituita da alcuni membri dei Terra Nova capitanati dalle due voci femminili di Esther Brouns e Anita Creanmehr. Rise è il secondo capitolo della band che da seguito all’omonimo disco di debutto del 2007. Diciamo subito che nonostante non ci si attendesse un disco eclatante il risultato finale è ben al di sotto delle benché minime aspettative. Difficile trovare un vero e proprio colpevole per questo fallimento in quanto l’intero lavoro risulta carente un po’ sotto tutti i punti di vista.

L’interpretazione vocale di Esther e Anita raggiunge una striminzita sufficienza mentre le composizioni oltre ad essere di una semplicità imbarazzante sembrano registrate da una band alle prime armi rinchiuse in un polveroso scantinato. Basta sentire l’incedere basico dell’opener Here Is The Now per capire di cosa stiamo parlando. Le cose non migliorano con Rock Your World e arrivano a toccare il fondo con Wheel Of Fire dove un fastidioso quanto banale basso pulsante e una serie di coretti tra Abba e Bee Gees danno la sensazione di trovarsi davanti alla spaesata band dell’oratorio. La discreta ballata Naked risolleva solo per un attimo il livello, ricordando (vagamente eh!) le Heart mentre la seguente Rise pur non essendo un capolavoro risulta almeno ascoltabile. Da qui alla fine si salva ben poco, forse Higher e la successiva ballad Alienation mentre le onnipresenti quanto fastidiose tastiere in stile anni 70/80 pervadono la maggior parte delle canzoni rimanenti. Come se tutto ciò non bastasse, aggiungete anche una produzione estremamente datata che appiattisce e mortifica tutte le tracce e il disastro è servito.

IN CONCLUSIONE

Un disco di cui non si sentiva certo il bisogno e che si spera in futuro non venga replicato anche perché oltre a risultare inutile toglie la possibilità ad altre band ben più meritevoli di mettersi in luce.

© 2018, Paolo Paganini. All rights reserved.

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