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Recensione

69/100

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Rain or Shine – Seize The Night – recensione

19 Settembre 2018 Comment Luka Shakeme

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Lions Pride Music

Tracklist:

Fool’s Paradise
It’s A Crime
Believe
Heartbreak
Seize The Night
Don’t Go
Spell I’m Under
Don’t Give Up
All That Really Matters

Formazione:

Steve S. R. – Voce, Basso, Chitarre,Tastiere
Andy R. McCormick – Batteria,Cori

Contatti:

https://www.facebook.com/rainbandshine

 

Il progetto di cui mi appresto a parlarvi, viene da una terra oggettivamente lontana o poco avvezza a certe sonorità. D’altronde è risaputo quanto gli elleni siano storicamente vicini a un sound più aggressivo ed estremo; ritrovarmi dunque con un progetto Hard Rock melodico mi risulta atipico. Ciò non toglie che Rain or Shine possa aver messo alla luce un lavoro altamente qualitativo. Comincerei a questo punto a snocciolare “Seize The Night”, un prodotto che gode a prescindere, del supporto di una grande etichetta come la Lions Pride Music.
“Fool’s Paradise” opener dall’airplay commerciale e decisamente aor. Siamo lontani da suoni più moderni e più muscolari presenti oggigiorno. Ottimo il lavoro svolto sui chorus come pregevole le chitarre; un buon compromesso fra perizia tecnica e gusto per la melodia.

“It’s A Crime” carico di groove e dal forte impatto anche la traccia in questione. Trascinante e ancora una volta catchy. Punto di forza sono le melodie vocali e il lavoro fatto sui chorus impreziositi da controcanti tipicamente eighties.
“Believe” una traccia più ricercata che ha bisogno più di un ascolto per essere metabolizzata in pieno, fermo restando che gode di un buon tiro quando si apre nel cuore del pezzo. Non morde e non ammalia, se proprio si vuol trovare il pelo nell’uovo.
“Heartbreak” torniamo su canovacci più consoni al combo greco; l’originalità evidentemente latita ma quantomeno la traccia riesce a scorrere via e farsi metabolizzare con più naturalezza.
“Seize The Night” si lancia a tutto spiano in un Hard Rock leggermente più duro, per quello che possono essere naturalmente i connotati del progetto. Ottime linee vocali si stagliano su chitarre un pelo più ruggenti e “cattive”. Tendenzialmente però non ci discostiamo molto dalle tracce precedenti. Uno dei migliori episodi del lotto, almeno finora.
“Don’t Go” è la prima ballad che arriva al giro di boa con precisione chirurgica. Mi aspettavo molto di più da una band che riesce a elargire grandi melodie. Il pezzo in se gode di buoni arrangiamenti, purtroppo manca proprio del songwriting; insomma carina ma tendenzialmente soporifera.
“Spell I’m Under” malgrado le prime battute possano lasciar pensare a qualcosa di più ricercato e meno immediato, il tutto finisce per correre su un aor melodico con il cuore del pezzo sempre fatto di controcanti e armonizzazioni ben congeniate. Non male anche il break centrale atto a diversificare la traccia dalle produzioni precedenti.
“Don’t Give Up” è la seconda ballad; questa volta costruita per piano e voce dove solo in coda si apre a qualche fraseggio di chitarra. Un buon lavoro, ma ancora una volta il punto debole del platter. Paradosso visto che band planetarie hanno costruito le loro fortune sulle ballad. Tutto scorre via senza lasciare strascichi emozionali; almeno per me si è rivelato evanescente e privo di trasporto.
“All That Really Matters” in chiusura conferma le buone qualità di un progetto che riesce a esprimersi al meglio quando c’è da spingere ma che purtroppo non riesce a dare quel salto di qualità importante. Insomma, suggella la fine di un viaggio fatto di luci e ombre.

IN CONCLUSIONE

Un lavoro che malgrado sia di buona fattura non credo abbia le potenzialità per poter emergere fra le centinaia di produzioni del genere che periodicamente un mercato inflazionato offre. L’unica soluzione potrebbe essere dettata da scelte più coraggiose supportate da una produzione moderna e meno ancorata al passato. Parliamo comunque di una produzione ben fatta ma forse eccessivamente morbido e ancorato a scelte obsolete. Da rivalutare in futuro su un nuovo lavoro sulla lunga distanza. Per ora solo una buona sufficienza.

© 2018, Luka Shakeme. All rights reserved.

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