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Hartmann – Hands on the Wheel – recensione

01 Giugno 2018 3 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Modern Rock
anno: 2018
etichetta: Pride & Joy Music

Tracklist:

01. Don’t want back down
02. Your best excuse
03. Cold as stone
04. Simple man
05. Last plane out
06. Soulmates
07. The harder they come
08. Dream world
09. I remember
10. Lost in translation
11. The sky is falling
12. Heart of gold

Formazione:

Oliver Hartmann - voce, chitarra
Mario Reck - chitarra
Armin Donderer - basso
Markus Kullmann - batteria
Jimmy Kresic - tastiere

Ospiti:

Eri Martin- duetto in Simple man

Contatti:

www.oliverhartmann.com
www.facebook.com/HartmannBand

 

Mani sul volante” gente… che partiamo per un viaggio nel cuore del melodic (modern) rock grazie agli Hartmann ed al loro nuovo Hands on the Wheel! Mi sembra ieri che ascoltando per la prima volta Out in the Cold mi innamoravo perdutamente della bella voce di Oliver Hartmann (al soldo in precedenza per i power metallici At Vance).
A voler ben vedere invece di anni ne sono passati parecchi (si parlava del 2005) e di album per la band Hartmann anche visto che dopo ‘Out in The Cold‘ hanno dato alla luce ‘Home‘ (2006), ‘3‘ (2009), ‘Balance‘ (2012), il live ‘Handmade‘ (2008) ed infine la compilation ‘The Best Is Yet To Come‘ (2013).
Quella che (per fortuna) non è mai venuta meno in questa (bella) band è la voce del suo fondatore Oliver Hartmann e quel loro stile a tratti melodico e a tratti moderno che però forse è stato da sempre un po’ anche la loro spada di Damocle. Si sa infatti che i puristi “melodici” poco gradiscono le incursioni moderne e proprio questo aspetto forse ha un po’ frenato l’ascesa della band nell’attuale affollato panorama AOR / Melodic Rock (parere personale, si intende ;)).

Detto questo non ci resta che addentrarci in questo nuovo lavoro dei tedeschi Hartmann e per chi li Ama possiamo già subito dire che non ci spostiamo di una virgola dal loro passato e così ritroviamo in questo lavoro tutto il loro melodic rock sincero e dal tratto moderno.
Si passa quindi da brani più melodici classici come l’introduttiva Don’t Want Back Down a sperimentazioni moderne come Cold As Stone, The Harder They Come (dal piglio roccioso e nerboruto) o ancora la radiofonica I Remember.
Per il resto meritano sicuramente segnalazione il bel duetto con Eric Martin (Mr Big) in Simple Man, la lenta Soulmates e l’immancabile (per gli Heartmann) acustica Heart of Gold.

IN CONCLUSIONE

Penso che ormai l’avrete capito… in definitiva questo è il classico album alla Hartmann. Niente di più niente di meno. Bella voce, 12 pezzi che se la giocano su un melodic rock dal tratto moderno ed un lavoro nel complesso suonato bene e curato. Può bastare? Per me si!

© 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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