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Aerodyne – Breaking Free – recensione

18 Dicembre 2017 12 Commenti Marco 'Rokko' Ardemagni

genere: Sleaze Rock
anno: 2017
etichetta: Street Symphonies

Tracklist:

01. As Above, So Below
02. Comin' For You
03. Breaking Free
04. Aerodynamic
05. Pedal To The Floor
06. We All Live A Lie
07. Until You're Gone
08. Setting Hell On Fire
09. Run Away
10. Back To Back

Formazione:

Daniel Almqvist: Vocals, Guitar
Timmy Kan: Bass
Johan Bergman: Guitar
Christoffer Almqvist: Drums

Contatti:

pagina facebook

 

Sono 4 giovani virgulti svedesi che, nel 2016, uniscono le forze di due bands di Goteborg. Nel giugno dello stesso anno rilasciano un EP e un videoclip richiamando l’attenzione di molti seguaci delle sonorità Sleaze. La release sotto esame è prodotta da loro stessi ed è pubblicata da una nuova realtà nostrana (Street Symphonies/Burning Minds) piuttosto dinamica che si sta (ben) proponendo come label di 2° fascia rispetto alla storica Frontiers.
L’impronta dell’intero lotto si capisce fin dalle prime note quando la giovane sfacciataggine dei quattro si palesa chiaramente.

As Above, So Below’ riesce a mescolare Street e (un accenno di)PopPunk alà Offspring, da citare anche un break zeppeliniano liberamente estratto da ‘Whole Lotta Love’.
Comin’ For You’ migliora ulteriormente l’impatto senza mai discostarsi dal mantra dei ragazzi: voce/cori/quattro accordi ben spesi..anche i brevi assoli sono sempre intelligenti e mai invasivi (in questo brano scale in perfetto stile southern).
‘Breaking Free’ paga pegno con un riff di apertura che è proprio (non è solo somigliante) ‘Live Wire’/Motley Crue..il brano è più veloce dei precedenti..non lascia un gran segno.
Le note di ‘Aerodynamic’ sono una ‘Turn It On Again’/Genesis vitaminizzata fino ad arrivare all’urlo liberatorio di Almqvist, da qui in poi è L.A. Guns mania..ottimo, gli originali si difendono ancora benissimo ma ci sarà bisogno di un fisiologico ricambio generazionale.
Sembra una ballad, ma non lo è affatto, ’Pedal To The Floor’, schiaffi in faccia alla sleazy maniera, già presi tante volte ma apprezzo che a rifilarmeli sia una band giovane e piena di energia.
We All Live A Lie’ mi sovviene l’incipit di ‘Too Late To Die Young’/Treat, poi assume la sua personalità sottolineando (nei cori armonici) che la band è scandinava e la tradizione melodica quella è.
Intro molto Van Halen (per ‘Until You’re Gone‘), poi lo stantuffo riprende a macinare chilometri, stavolta con qualche ispirazione NWOBHM (Dio la benedica!) e Metallica prima maniera (nell’assolo).
Ora ci sembra di scorgere all’orizzonte le vele del Pirate-Metal dei Running Wild (‘Setting Hell On Fire‘), poi però si vira a babordo tra early Motley Crue e sapori metal.
Run Away’ è tutto: AOR, Street, The Treatment, James Hetfield giovane e un chorus identico a qualcosa che non c’è stato verso di farmi venire in mente (nel caso, torno qui e integro la rece).
Stavolta la ballad è lasciata come ult..ops..non è una ballad, dopo le prime note si riparte con un mid tempo accelerato che cesella un chorus molto melodico e dissonante rispetto al tiro che aveva preso.

IN CONCLUSIONE

Facce fresche, capello lungo, giubbotti in rigorosa pelle nera, formazione essenziale a 4, sintesi e brevità nei concetti, richiami metal old style, stile scandinavo e… last but not least, etichetta italica.
Cosa vogliamo di più?!?
Accattatevilli

© 2017, Marco ‘Rokko’ Ardemagni. All rights reserved.

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