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Recensione

81/100

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Tony Mills – Streets Of Chance – recensione

01 Settembre 2017 16 Commenti Marco 'Rokko' Ardemagni

genere: Melodic Rock
anno: 2017
etichetta: Battlegod Productions

Tracklist:

1. Scars (5:00)
2. When The Lights Go Down (4:43)
3. Legacy (4:10)
4. Battleground (4:35)
5. Dream On (4:03)
6. Weighing Me Down (5:02)
7. When We Were Young (3:53)
8. The Art Of Letting Go (3:31)
9. Storm Warning (3:53)
10. Seventh Wonder (4:33)

Formazione:

Vocals: Tony Mills & Pete Newdeck
Lead Guitars: Joel Hoekstra (Whitesnake, Night Ranger), Tommy Denander (Radioactive, Alice Cooper, Paul
Stanley), Robby Boebel (Frontline, Evidence One, State of Rock), Neil Frazer (Rage of Angels, Ten)
Rhythm Guitars: Tommy Denander, Robby Boebel, Pete Fry (FarCry)
Bass Guitar: Toine Vanderlinden (Martyr, Rebelstar Rock), Linda Mills (Dolls of Disaster)
Keyboards: Eric Ragno (The Babys, Joe Lynne Turner, China Blue),Tommy Denander and Robby Boebel
Drums: Pete Newdeck (Tainted Nation, Blood Red Saints, The Shock)

Contatti:

https://www.facebook.com/Tony.Mills.Official

 

Correva il 1987 e gli Shy pubblicavano ‘Excess All Areas’ splendida prova di AOR made in UK. Alla voce un Tony Mills in splendida (giovane) forma che induceva il sottoscritto (giovine anch’egli) a virare la barra verso l’esplorazione di lidi più melodici (rispetto ai Warlord che giravano sul mio piatto Thorens).
Quindi, sappiatelo, Tony per me è importante assai, e qui si circonda pure di volti piuttosto noti nel panorama a noi caro.

L’attacco (‘Scars’) mi fa capire subito che se è cambiato qualcosa, quel qualcosa è solo la potenza. Il gusto melodico è sempre sopraffino e le armonie sono sapientemente pennellate da una voce più matura, solo più pacata rispetto alle tonalità inarrivabili del periodo Shy.
‘When The Lights Go Down’ è un passo indietro rispetto alla precedente. Rimandi ai Journey nei cori e nelle aperture vocali di Mills, ma la produzione (maledetta sia quella dei giorni nostri!) azzoppa le buone intenzioni.
Mentre l’intro di keyboards di ‘Legacy’ mi rimanda a ‘Carrie’/Bolton/1983, e promette bene per poi virare il chorus sullo scontato (e sapete, ormai, quanto non lo sopporti), ’Battleground’ è un brano melodico belloccio, ma lo sento stanco e un po’ monocorde.
‘Dream On’ tiene fede alla tradizione delle tracks che se si intitolano così oppure ‘Hold On’: normalmente non deludono… ed è così anche stavolta, giusta drammaticità un po’ pomp/un po’ Saga per un’ottima traccia.
‘Weighing Me Down’ fila diretta, figlia degli Shy che, con altra produzione (e qualche altra soluzione nel chorus), l’avrebbero resa bella compatta… qui rende come può!
‘The Art Of Letting Go’ vaga in territori Strangeways.. ecco… brano semplice, breve ma efficace, a volte non serve stupire con difetti speciali. Lo stesso vale per ‘Storm Warning’ (dove torna un chitarrismo alla Saga) che non fa miracoli ma lascia il segno (il guitar break centrale va oltre l’indizio che denuncia lo zampino di Harry Hess/Harem Scarem).
In ‘Seventh Wonder’ fanno capolino accordi leggermente più inca**ati che irrobustiscono e personalizzano il brano forse più completo ed attuale.
Il canale sinistro (del vostro stereo) è monopolizzato dall’intro della conclusiva ‘When We Were Young’ in bilico tra Ratt e Metal Power USA. Poi però avanzano le tastiere che sembrano uscite dal repertorio di Den Harrow (e non lo dico affatto in tono irridente…). L’uscita del chorus mi rammenta ‘Thunder In The Distance’/Place Vendome.
Il tutto si chiude benissimo, contariamente alla media delle produzioni dei nostri tempi che riservano, per i finali, composizioni strascicate (quando va bene), inutili (quando va male).

IN CONCLUSIONE

Che dire… il Tony Union Flag è un (più che) gradito ritorno… le nostre orecchie ringraziano… il nostro cuore pure. Non saranno gli Shy, ma il tasso melodico è comunque da ritiro della patente!

© 2017, Marco ‘Rokko’ Ardemagni. All rights reserved.

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