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Recensione

75/100

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Bonafide – Flames – recensione

23 Maggio 2017 1 Commento Matteo Trevisini

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: Off Yer Rocka Records)

Tracklist:

01. Back in flames
02. Smoke and fire
03. Power down
04. Bottle of Jack
05. Written in stone
06. Like it now
07. Keep a safe distance
08. Gotta go
09. Flipside groovin'
10. Under your spell

Formazione:

Pontus Snibb - voce, chitarra
Anders Rosell - chitarre
Martin Ekelund - basso
Niklas Matsson - batteria

Contatti:

https://www.facebook.com/Bonafiderocks/

 

Piccola premessa salva futili polemiche: Si lo so… gli svedesi Bonafide sono la miliardesima band clone degli Ac/Dc uscita negli ultimi trent’anni (solo le più quotate di esse ? I Krokus, i Rhino Bucket e non ultimi gli Airbourne, avanti cosi, quasi all’infinito…). Che si può fare in questi casi ??? Niente! Se vi va la cosa, ascoltare il disco e giudicarlo dalla bontà delle canzoni a prescindere dalla mancanza totale di originalità (…nel rock’n roll tutti hanno rubato a tutti …e chi è senza peccato scagli la prima pietra: amen!).
In giro dal 2006 i Bonafide sono la creatura del genietto tuttofare Pontus Snibb, cantante e chitarrista che nel giro di un paio di anni ha portato la sua band dalle cantine di Malmö al palco dello Sweden Rock Festival, acclamati da vincitori dal pubblico di casa.
E’ praticamente passato un decennio dal debutto e questo Flames è il loro sesto album a due anni esatti dal precedente Denim Devils, lavoro abbastanza anonimo e privo di grossi spunti passato in sordina praticamente ovunque.

Accortisi probabilmente di questo, gli svedesoni aggiustano il tiro, pubblicando il loro disco più completo e dinamico che pur non facendo gridare a nessun miracolo scorre che è un piacere già dall’iniziale terzetto Back in the Flames, Smoke & Fire e Power Down… le coordinate – per intenderci – sono le seguenti: musicalmente un mix perfetto tra gli Ac/Dc anni ottanta, quelli di Brian Johnson, speziati da un accento sudista mentre la voce è più legata al mito di Bon Scott… andatevi ad ascoltare ad esempio Bottle of Jack e poi ne riparliamo!
Di southern rock marchiato dal blues e dal boogie rock tra questi solchi c’è ne è in quantità notevoli ma la band sta sempre attenta nella ricercare la melodia efficace, il riff di chitarra con feeling e gusto ma soprattutto di trovare delle variabili alla solita ricetta ampliando il pantone di colori il più possibile… si va quindi dai tramonti sul Mississippi di Written in Stone e Like It Now all’acre odore dei bassifondi newyorkesi dei primi Kiss in Flipside Groovin mentre come ciliegina finale Under Your Spell colora di rosso fuoco con il suo lento incedere gospel blues.

IN CONCLUSIONE

I Bonafide non potevano arrivare al meglio al traguardo del decimo anno di vita pubblicando il loro lavoro più riuscito e credibile e riuscendo a togliere quella brutta sensazione che era sulla bocca di tutti da un po’… l’essere una macchina da guerra dal vivo pur non essendo capace di sfornare un album all’altezza: detto e fatto! Promosso!

© 2017, Matteo Trevisini. All rights reserved.

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