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Sainted Sinners – Sainted Sinners – recensione

18 Marzo 2017 1 Commento Luka Shakeme

genere: Rock'n Roll
anno: 2017
etichetta: El Puerto Records

Tracklist:

01. Knight Of The Long Knives
02. Beauty In The Beast
03. Maybe She's Got Balls
04. We're All Sainted Sinners
05. Blue Lightning Man
06. The Love That I Have Found
07. Did You
08. In Need
09. Evangeline
10. Shine Diamond Girl
11. Truth Is A Lie

Formazione:

David Reece: Voce
Frank Panè: Chitarre
Ferdy Doernberg: Tastiere
Malte Frederik Burkert: Basso
Berci Hirleman: Batteria

Contatti:

www.facebook.com/SaintedSinners

 

L’amore primordiale per il rock ‘n roll sembra essere elemento comune a tantissimi artisti coinvolti nel mondo dell’hard ‘n heavy. Un genere definito più volte obsoleto seppur risulti bramato soprattutto da chi per i motivi più disparati ha costruito le sue fortune con band dal sound decisamente più roccioso. Quando si presenta l’occasione di metter su un progetto di grezzo e polveroso rock ‘n roll è bene lasciarsi ammaliare. E’ il caso dei teutonici Sainted Sinners che fra le proprie fila annoverano l’ex ugola degli Accept, David Reece; ugola che a dire il vero sposta l’attenzione su sonorità ai limiti del metal, proprio per il suo stile aggressivo e tagliente. E’ giunto il momento di spendere qualche parola sull’omonimo debutto.

“Knight Of The Long Knives” mette subito in chiaro gli intenti bellicosi della band teutonica. Riffing aggressivo accompagnato da vocals al vetriolo che ben si sposano con melodie vocali ai limiti del metal classico. Un hammond troppo presente a mio avviso cerca di riportarci al classico sound settantiano che personalmente non ho mai troppo digerito. Ad ogni modo un buon apripista.
“Beauty In The Beast” è un classico rock ‘n roll boogie che riuscirà a scuotere gli amanti di certe sonorità più ruvide e polverose pur non disdegnando egregie aperture melodiche. Duelli chitarre-hammond fanno la voce grossa nel pezzo in questione con un break centrale di pregevole fattura. Raffinatezza assolutamente assente, ma solo dosi massicce di primordiale rock ‘n roll.
“Maybe She’s Got Balls” mi presenta una band calda, suadente e rocciosa al tempo stesso. Cadenzato e carico di groove offre una bella prova vocale dell’ex Accept David Reece che malgrado riesca a mostrare il meglio di se in situazioni più aggressive, in questo contesto se l’è cavata egregiamente.
“We’re All Sainted Sinners” presenta l’animo più Southern, almeno in prima battuta, per poi iniziare a crescere e ad evolversi in un mid tempo che non riesce a coinvolgermi più di tanto; ben eseguito nulla da dire ma a volte troppo prolisso perdendosi ancora una volta nell’ennesimo dialogo chitarre-hammond troppo scontato e soprattutto datato.
“Blue Lightning Man” dopo un lunghissimo intro acustico si lancia in modo forsennato in ambientazioni old style pescando palesemente nel rock dei seventies sfiorando il neoclassico e confezionando dunque una buona traccia dalle sfumature progressive. Soluzioni di questo tipo per gli amanti e i vecchi nostalgici, apprezzeranno senza alcun dubbio.
“This Love That I Have Found” non mi convince assolutamente. Il pezzo in se è cadenzato e teoricamente avrebbe l’intento di ammaliare l’ascoltatore; l’effetto invece, è che si rischia di appisolarsi paurosamente complice la durata eccessiva di una composizione che non offre slanci di nessun tipo e resta piatta. Mi sento di bocciarla su tutti i fronti.
“Did You” vive di due sfaccettature molto marcate. Le strofe sono calde, elettroacustiche con un cantato caldo e i chorus diventano acidi e aggressivi. Sicuramente c’è bisogno di un secondo ascolto per assimilare meglio le tante sfaccettature presenti; elementi southern fanno capolino anche in questo caso e l’onnipresente hammond a farne da cornice.
“In Need” ritorno al sound vincente fatto di rock ‘n roll boogie sound. Avvolgente riuscirà a coinvolgere fin dal primo ascolto grazie a un riffing che potrebbe risultare banale ma ammalia proprio grazie agli stilemi di cui sopra. I Chorus forse spiazzano un po’ perché non godono di nessun tipo di ponte; inezia, siamo su livelli più che discreti.
“Evangeline” è da considerarsi fra i migliori episodi e sicuramente fra quelli con un appeal commerciale decisamente buono considerando che Sainted Sinners nasce come macchina schiacciasassi e non sembra minimamente intenzionata ad arruffianarsi stuolo di fans. Il loro rock ‘n roll grezzo e senza fronzoli in questo contesto strizza l’occhio a sonorità leggermente più melodiche. Innegabile che rientri fra le mie personali preferenze.
“Shine Diamond” sposta il tiro sul Rock ‘n Roll più americano, in stile Kiss per intenderci e a mio avviso se ci fossero stati altri pezzi di questo tipo, il tutto sarebbe risultato più snello cosa che purtroppo è fra le pecche di questo platter e se un disco rock ‘n roll non scivola via con naturalezza, non so fino a che punto possa essere ascoltato dall’inizio alla fine.
“Truth Is A Lie” in chiusura sembrava volesse chiudere con una ballad raffinata giocando essenzialmente sull’emotività; ciò avviene in parte in quanto a buone soluzioni più morbide si contrappone un chorus o presunto tale assolutamente poco gradevole e incattivito con quel benedetto hammond pronto a spuntare fuori che spesso e volentieri, in tutto il lavoro, è sembrato voler vivere di luce propria a discapito della funzionalità del pezzo.

IN CONCLUSIONE

“Sainted Sinners” ha bisogno di essere metabolizzato con più ascolti anche da coloro che amano sonorità più retrò. Sono dell’avviso che la bella musica indipendentemente dal genere arrivi sempre, Purtroppo luci ed ombre si alternano freneticamente per un lavoro promosso a metà e messo su da musicisti di sicura esperienza ma che hanno bisogno di capire in che direzione veramente andare, visto l’anima più metal sembra emergere nonostante le premesse iniziali. Rimandati!

© 2017, Luka Shakeme. All rights reserved.

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