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Recensione

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Rik Emmett & RESolution9 – RES 9 – Recensione

12 Novembre 2016 9 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Rock / Hard Rock
anno: 2016
etichetta: Provogue Records

Tracklist:

01. Stand Still
02. Human Race (feat. Alex Lifeson)
03. I Sing (feat. James LaBrie)
04. My Cathedral
05. The Ghost of Shadow Town
06. When You Were My Baby
07. Sweet Tooth
08. Heads Up
09. Rest of My Life
10. End of the Line(feat. Alex Lifeson & James LaBrie)
11. Grand Parade (feat. Gil Moore & Mike Levine) [bonus track]

Formazione:

Rik Emmett - Guitar, Vocals
Dave Dunlop – Guitar
Steve Skingley - Bass, Keyboards
Paul DeLong - Drums

 

Rik Emmet, la mente e chitarra della storica band Triumph, ritorna sulle scene nel novembre 2016 con un disco 100% rock americano, intitolato RES 9, e sotto il moniker artistico Rik Emmett & RESolution9. Ospiti di questa opera, due nomi eccellenti come James La Brie dei Dream Theater e Alex Lifeson dei Rush.

Ok, per un Triumph-fan come il sottoscritto, il solo vedere il nome del suo assoluto beniamino posto a caratteri cubitali sulla cover di questo platter può valere circa un’ora di pianto ininterrotto. Non posso nasconderlo. In più, il leggere che Emmet collabora qui, sulla bonus track finale, con Gil Moore e Mike Levine (per chi non lo sapesse, gli altri due del terzetto Triumph), mi sta portando a un piccolo arresto cardiaco e una corsa forsennata.. dal mio negoziante di fiducia, per accapparrarmi subito una copia di questo platter.

Detto questo soprattutto per far capire subito che in questo articolo non sono per nulla di parte (ha-ha-ha), mi immergo nel mio ruolo di recensore affermando la bontà generale di questa esperienza di ascolto, fatta di suoni di chitarra bollenti e di quel groove antico di splendida fattura che caratterizza gran parte delle pubblicazioni più americane di questa label. Emmet, che statunitense non è ma bensì canadese, si getta oggi nella composizione del disco forse più a stelle e strisce della sua carriera, capace come è di avere rimandi al sound bluesy e southern di un Warren Haynes (per citarne uno) e di contenere al suo interno quella polvere desertica, un po’ folk e un po’ country, che aggiunge sfumature alla impostazione sempre di matrice rock del suo strumento. Chi lo accompagna, ovvero Dave Dunlop, Steve Skingley e Paul DeLong, cazzarola! (l’ho scritto davvero?!) tira fuori dal cilindro una prova essenzialmente perfetta, che permette al musicista leader di muoversi in primo piano con la sua voce e la sua chitarra, senza però mai suonare troppo avanti rispetto agli altri, ospiti illustri compresi. E, attenzione, che non è una cosa da poco.

Di questo insieme di fattori giovano certamente la composizione e la prova esecutiva del disco tutto, con undici brani dotati di un songwriting davvero maiuscolo, adulto, vario ed eccellente. Ora non lo scrivo da fan scatenato, lo giuro, ma persino i fan dei Triumph (intesi come i fan dei Triumph e basta.) troveranno qui almeno tre tracce di loro certo gradimento, perchè fedeli al sound storico della band. Mi riferisco a quel singolo stupendo che è I Sing, che pare la Hold On del nuovo millennio visto il suo testo di pura fede musicale, al grande hard rock ottantiano di Heads Up, e ovviamente al commovente commiato bonus Grand Parade, di cui abbiamo già detto in precedenza. Un trio di canzoni che, dai, fa sognare un nuovo ritorno dell’iconico terzetto canadese..

Al di là di questo espresso desiderio, godiamoci il rock groovy americano della sostenuta opener Stand Still, che mette in mostra il grande sprito di gruppo della formazione e la sua bravura tecnica. Altrettanto di valore è Human Race, che vede la presenza di Alex Lifeson dei Rush alla chitarra e chi lascia a bocca aperta con la sua trascinante energia, arrivando a My Cathedral che sposta il sound del disco definitivamente verso i lidi del rock americano (come canta qui Emmet!!), come dimostrano anche la seguente ed eccellente The Ghost of Shadow Town, tra le hit del platter, e la preziosa e bluesy When You Were My Baby. E’ da autostrada nel deserto poi Sweet Tooth, che sembra rubata ai primi Lynyrd Skynyrd, con la semi-acustica e melodica Rest of My Life e la muscolosa End of the Line (con Alex Lifeson & James LaBrie) a chiudere il cerchio su questa produzione intensa, e di indubbia qualità.

IN CONCLUSIONE

Uno dei dischi più belli ascoltati in questo 2016, RES 9 accende i riflettori sui Rik Emmett & RESolution9 e (ancora una volta) sul talento innato, sia vocale che strumentale, di Rik Emmet.

Blues, hard rock, rock americano, folk, country, musica cantautorale, e non solo, sono uniti qui in un unico pacchetto intenso ed emozionante. L’ascoltatore potrà godere così di un 360° musicale che scalderà il suo cuore e riempirà il suo spirito di quella magia che solo la grande musica riesce ad avere. Eccellente.

© 2016 – 2017, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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