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Recensione

90/100

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Steve Porcaro – Someday/Somehow – recensione

15 Luglio 2016 9 Commenti Andrea Vizzari

genere: Pop, Westcoast
anno: 2016
etichetta: Indipendente

Tracklist:

01. Ready Or Not
02. Loved By Fool
03. Someday/Somehow
04. Swing Street (feat. Michael McDonald)
05. She’s So Shy (feat. Jamie Kimmett)
06. Back To You
07. Face To A Girl (feat. Jamie Kimmett)
08. To No One
09. Makeup (feat. Michael Sherwood)
10. She’s The One
11. Night Of Our Own (feat. Michael McDonald)
12. Painting By Numbers (feat. Mabvuto Carpenter)
13. More Than I Can Take

Formazione:

Steve Porcaro – Lead vocals, Synth, piano, background vocals

Ospiti:

Steve Lukather – Guitars
Marc Bonilla – Guitars
Jimmy Haun - Guitars
Mike Porcaro – Bass
Sam Porcaro - Bass
Jeff Porcaro – Drums
Robin DiMaggio – Drums, Percussion
Toss Panos – Drums
Mike Biardi – Drum Loop
Shannon Forrest – Drums
Rick Marotta – Drums
John Van Tongeren - Synths
Don Markese – Penny Whistle, Clarinets, Flutes
Carl Saunders - Trumpet
Lenny Castro - Percussion
Michael Sherwood – Lead Vocals on “Makeup”, Background vocals
Michael McDonald – Lead Vocals on “Swing Street” & “Night Of Our Own”
Jamie Kimmett – Lead Vocals on “She’s So Shy” & “Face To A Girl”, background vocals
Mabvuto Carpenter – Lead Vocals on “Painting By Numbers”

Contatti:

https://www.facebook.com/steveporcaromusic/

 

Nel mondo della musica troviamo tanti di quei musicisti che finiscono spesso in prima pagina più per i loro eccessi che per la musica effettivamente proposta: tweet al veleno verso ex compagni, atteggiamenti irrispettosi verso i fan, bravate dentro e fuori dal palco. Parlando di Steve Porcaro, ma sarebbe il caso di estendere il concetto a tutta la famiglia Porcaro, questi discorsi cadono miseramente. Un’intera famiglia dedita al mondo della musica, un insieme di musicisti dal talento innato e smisurato capace di ispirare intere generazioni. A partire dagli anni 70 e per tutti gli anni 80 Jeff, Mike e Steve hanno scritto pagine e pagine di storia della musica (la golden-age dei session-men della West coast) e citare tutte le loro collaborazioni sarebbe un’impresa titanica, riuscendo a spaziare dal rock al pop, jazz, blues con una disinvoltura rara. Con i Toto hanno raggiunto il successo planetario ma ci sono loro dietro l’album più venduto di tutti i tempi, quel “Thriller” di Michael Jackson, così per dire.

“Someday/Somehow”, primo disco solista di Steve Porcaro, non ha certo avuto una genesi semplice. Come ha affermato lo stesso musicista in varie interviste, diversi dei pezzi presenti nel platter sono nati originariamente negli anni 80 come brani per i Toto, poi rimasti incompleti o bocciati dagli altri membri del gruppo. Finiti nel dimenticatoio, Steve ha poi deciso di prendersi una pausa dalla band, dedicandosi alla composizione di colonne sonore o collaborando come songwriter per altri artisti (Yes, Jefferson Airplane) fin quando la sua vita non fu nuovamente sconvolta dalla malattia e successiva morte del fratello Mike. Perdere un fratello per la seconda volta (Jeff Porcaro morì tragicamente nel 1992) è stato un colpo durissimo. Riflettendo sull’imprevedibilità della vita, Steve decise così di rimettersi al lavoro tirando fuori e completando tutti quei pezzi che sarebbero andati a definire il suo primo disco da solista.

Chiamati per l’occasione il solito gruppo di amici (nomi noti e non) come Lenny Castro, Michael McDonald, Michael Sherwood, Jamie Kimmett, Mabvuto Carpenter, Steve Lukather, Shannon Forrest e Marc Bonilla, Someday/Somehow è un concentrato di pura magia, un viaggio verso melodie squisitamente pop che abbiamo già avuto modo di ascoltare in “The Little Things”, traccia scritta e cantata dallo stesso Porcaro e presente nell’ultimo album dei Toto intitolato XIV.
Fu proprio dopo questo esperimento e dall’ottimo responso da parte di familiari e fan che Steve decise di affrontare la timidezza e cantare lui stesso 7 delle 12 tracce che compongono il disco, con risultati più che buoni. “Ready or Not”, manifestazione dell’amore di un genitore verso i propri figli, è l’opener del disco in cui le percussioni di Lenny Castro e il basso pulsante del fratello Mike la fanno da padrone con Shannon Forrest dietro le pelli intento a ricreare quel ritmo tanto caro al compianto Jeff Porcato. “Loveb By A Fool” e “Someday/Somehow”, vedono anch’esse la presenza di Steve al microfono: la prima è un midtempo senza infamia e senza lode in cui a farla da padrone è il synth mentre la titletrack colpisce per le sue melodie quasi oniriche date dagli arpeggi di chitarra e dai cori di Michael Sherwood. Col suo inconfondibile timbro, Michael McDonald sale in cattedra e ci regala la solita grande performance su “Swing Street”, aiutato da Steve Lukather alla chitarra, Mike Porcaro al basso e con bellissimo assolo di tromba di Carl Saunders. Grandi musicisti, musica semplice e orecchiabile con un ritornello che vi entrerà in testa fin da subito. Una bella sorpresa è invece Jamie Kimmett, protagonista della successiva “She’s So Shy”: il ragazzo ha talento e sforna una prova magistrale con una voce passionale, fresca e perfettamente integrata nel pezzo. Non è difficile capire perché Steve Porcaro lo abbia voluto in questo disco. Accendiamo la nostra DeLorean e torniamo indietro nel tempo, precisamente nel 1983. “Back To You”, scritta proprio quell’anno e scartata dai Toto, sfoggia tutta la qualità dei tre fratelli Porcaro, con Mike e Jeff in prima fila a dettare legge con il loro inconfondibile groove. Se una traccia come questa è stata scartata, capite bene quale fosse la qualità generale dei brani del gruppo californiano. In “Face To A Girl”, troviamo ancora una volta Jamie Kimmett al microfono in una prestazione che paga tributo e ricorda per certi versi Michael Jackson. Scritta più o meno nello stesso periodo di “Bend” (presente in XIV dei Toto), “To No One” è una di quelle tracce da assimilare chiudendo gli occhi e lasciando il mondo fuori. Semplice nella sua struttura, vede la voce di Steve in primo piano, sorretta da un accennato arpeggio di chitarra di Jimmy Haun. Delicata e toccante, uno dei punti più alti del disco. Con “Makeup” è Michael Sherwood a vestire i panni del cantante solista in una traccia dalle tinte quasi dark ma è con “She’s The One” che arriviamo ad uno dei punti più alti di tutto il disco: scritta negli anni 80, la traccia urla “Toto” in ogni sua sfaccettatura. Dal groove di Shannon Forrest alla “cattiveria” e precisione alla chitarra di Lukather, passando per il flauto di Don Markese e al lavoro ai synth di Steve Porcaro, tutto è come dovrebbe essere. Splendido il finale, in cui è possibile notare tutta l’esperienza del tastierista maturata nel corso degli anni passati a comporre colonne sonore. “Night Of Our Own”, guidata dall’immenso Michael McDonald, è una ballad che avrebbe potuto sfondare tranquillamente qualche decennio fa e nessuno avrebbe gridato allo scandalo. La solita interpretazione divina da parte dell’ex Doobie Brothers che non potrà non toccarvi nel profondo. Ultimo ospite del disco, Mabvuto Carpenter e il suo timbro caldo e intenso ci guidano attraverso “Painting By Numbers”, una ballad di classe che vede il corista dei Toto dominare la scena aiutato da Porcaro, Kimmett e Sherwood ai cori. Chiusura del disco affidata a “More Than I Can Take”, traccia piano/voce in cui Steve si lascia andare in un turbinio di emozioni e riflessioni sui vari dolori che la vita gli ha riservato, in particolare la perdita dei due adorati fratelli.

Lay me down – next to my brother
He was lost along the way
And the thought – I’d lose another
Is more than I can take

IN CONCLUSIONE

Someday/Somehow è un disco poetico, sognante, riflessivo, magico. Un disco che trasuda classe da tutti i pori ma che potrebbe non piacere a chi cerca un disco solare e divertente. È un disco semplice ma non banale. Tanti sono i richiami al sound dei Toto o a certe sonorità anni 80 senza per questo risultarne una mera imitazione fina a sé stessa.
Un disco che incarna perfettamente quello che è il musicista, ma soprattutto l’uomo Steve Porcaro
.
Gli arrangiamenti sono al top come al solito, la prestazione di ogni musicista è indiscutibile. D’altronde, come si potrebbe discutere gente come Michael McDonald, Steve Lukather, i fratelli Porcaro o Lenny Castro? Se volete farvi del bene, ascoltatelo al mare ma non durante quelle domeniche in cui la spiaggia è un formicaio di caos e urla. Trovate un posto tranquillo, voi e le onde del mare. Mettete play, chiudete gli occhi e lasciatevi cullare verso mondi fantastici. In un oceano fatto di dischi fotocopia che suonano tutti uguali, “Someday/Somehow” è l’isola paradisiaca che tutti noi vorremmo visitare.

© 2016, Andrea Vizzari. All rights reserved.

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