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Recensione

86/100

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Hell in the Club – Shadow of the Monster – recensione

19 Febbraio 2016 17 Commenti Matteo Trevisini

genere: Hard Rock / Sleaze Rock
anno: 2016
etichetta: Scarlet Records

Tracklist:

01. DANCE!
02. Enjoy the Ride
03. Hell Sweet Hell
04. Shadow of the Monster
05. The Life & Death Of Mr. Nobody
06. Appetite
07. Naked
08. Le Cirque Des Horreurs
09. Try Me, Hate Me
10. Money Changes Everything

Formazione:

Davide “Dave” Moras – voce
Andrea “Picco” Piccardi – chitarra
Andrea “Andy” Buratto – basso
Marco Lancs – batteria

 

Tanto di cappello agli Hell in the Club! La dimostrazione vivente che quando c’è il talento, la bravura, la lungimiranza e la pazienza non conta da dove vieni… non importa se sei una band americana, inglese, italiana o estone: quando ci sono i pezzi ed il talento di presentarli con la miglior produzione ed il miglior arrangiamento possibile nulla è vietato per il futuro. Shadow Of The Monster, il loro terzo album, sposta ancora più in alto la tacca della qualità ed ormai la band di Dave Moras è il top della gamma nel genere proposto in Italia e… non mi vergogno a dirlo, anche all’estero.
La loro crescita negli anni è stata costante: la freschezza frizzante del loro disco di debutto forse non c’è più ma tutto è studiato nei minimi particolari per piacere… non c’è l’immediatezza del passato sostituita però da tonnellate di consapevolezza…lo si percepisce fin dalle prime note.

DANCE!… apre – appunto – le danze con un ritmo travolgente ed un coro dinamitardo che ci riporta ai tempi d’oro del Sunset Boulevard senza però cadere nel “retrò” ad ogni costo… i Crue fanno l’occhiolino ai migliori Hardcore Superstar. Enjoy the Ride punta dritto verso melodie ariose mentre Hell Sweet Hell, con le sue sonorità southern regala spruzzi di hard rock scandinavo di nuova generazione, tutto cori e casino.
La title track Shadow of the Monster inizia moderna e cattiva per poi regalare un refrain ultramelodico vecchio stampo… un perfetto impasto tra antico e moderno.
The Life & Death of Mr. Nobody è una classica power ballad anni ’80 molto melodica e ariosa…già sentita ??? beh… però la canterete lo stesso dopo pochi minuti !
Appetite inizia calma calma, con una bella chitarra blues, per poi franare a velocità supersonica come una valanga  in un refrain solare frenando nuovamente alla fine, in un delizioso sfumare di acustica e pianoforte… questo vuol dire avere le idee chiare in fase di arrangiamento! L’atmosfera rimane pacata con la seguente Naked, una semi ballad sognante dove si mette in luce la chitarra del bravo Andrea “Picco” Piccardi.
La produzione di Simone Mularoni è fenomenale dando spazio e groove ad ogni singolo strumento pettinando l’ascoltatore con suoni crudi ma pompati. Prova ne sia Le Cirque des Horreurs, horror song circense che mette nel frullatore gli Hardcore Superstar insieme allo zio Alice… il ritornello fa venire la febbre alta !
Try Me, Hate Me è un veloce sleaze vecchio stampo dove Dave grattugia la sua voce facendola puzzare di sporcizia e arroganza da tutti gli orifizi… amorevolmente zozza!
La cover dei The Brains (ma portata al successo da Cindy Lauper nell’84) Money Changes Everything fa sciamare il disco con delicatezza e ancora una prestazione da brividi del singer che la interpreta con passione e trasporto…
In chiusura non ci si può dimenticare di sottolineare l’eccelso artwork di copertina dell’artista horror americano Nathan Thomas Milliner dove il burattinaio in primo piano ricorda quel simpaticone di Freddy Krueger… com’era la sua filastrocca ? “…l’uomo nero non è morto, ha gli artigli come un corvo, fa paura la sua voce, prendi subito la croce. Apri gli occhi, resta sveglio, non dormire questa notte… “ …e mentre restate svegli piazzate nello stereo quest’album… e nessun uomo nero vi verrà più a disturbare!

IN CONCLUSIONE

Il più bel complimento che si possa fare agli Hell in the Club è il seguente… se uno li ascolta la prima volta senza conoscerli non ci scommetterebbe nemmeno l’elastico delle mutande sulla loro provenienza da tanto sono diventati “internazionali”, allo stesso tempo se uno li conosce già non li scambierebbe per nessuna altra band al mondo, grazie alla loro notevole destrezza: plasmare un genere musicale trito e ritrito da migliaia di bands e farlo proprio, con le proprie peculiarità e con la voce unica di Davide “Damna” Moras a dirigere le danze! …e ora potete iniziare a ballare pure voi…. I wanna dance, dance to the sound, rock this place into the ground !!!!

© 2016 – 2018, Matteo Trevisini. All rights reserved.

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