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Recensione

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Red Zone Rider – Red Zone Rider – recensione

12 Febbraio 2015 6 Commenti Nico D'andrea

genere: Hard Rock
anno: 2014
etichetta: Magna Carta

Tracklist:

01. Hell No*
02. By The Rainbow's End*
03. House Of Light*
04. Cloud Of Dreams*
05. Save It
06. Never Trust a Woman
07. Obvious
08. The Hand That Feeds You
09. Hit The Road
10. There's A Knowing
11. Count's 77

* migliori pezzi

Formazione:

Vinnie Moore - Chitarra
Kelly Keeling - Voce,Basso,Organo
Scott Coogan - Batteria

 

Con la presentazione del progetto Red Zone Rider era lecito chiedersi cosa ci avrebbe riservato quest’insolita alleanza tra Kelly Keeling (ex MSG e Baton Rouge) e Vinnie Moore uno dei primi talentosi guitar heroes scritturati dalla Shrapnel Records di Mike Varney, (etichetta discografica salita agli onori della cronaca negli anni 80 per aver scoperto numerosi eroi della sei corde tra i quali Yngwee Malmsteen e Ritchie Kotzen).
Anche la stupenda cover raffigurante un motociclista lanciato a grande velocità sulla superficie di un pianeta poteva essere l’indizio che svelava l’arrivo di un nuovo super gruppo di Heavy Metal contemporaneo.
Beh…non voglio girarci troppo intorno ma rimarrete anche voi sorpresi nello scoprire che questo disco sarà invece assolutamente imperdibile per i fans di Black Country Communion e (soprattutto) degli Heaven and Earth di Stuart Smith. Un sound che pesca a piene mani da Led Zeppelin e Deep Purple era Mark 3,grazie anche alla produzione analogica proprio di Mike Varney.
Veramente splendido a tal proposito il suono vintage della batteria di Scott Coogan (ex Lita Ford e Ace Frehley), terzo onorevole membro del sodalizio.

Tutto già sentito? Certo…ma non è rilevante.
I primi tre pezzi del disco Hell No, By The Rainbow’s End e House Of Light sarebbero in grado di risvegliare un morto !
Dopo una simile partenza arriva puntale il momento della stupenda ballad Cloud Of Dreams,un blues che arriva da molto lontano con un’interpretazione di Kelly Keeling da pelle d’oca.
Sempre dalla tradizione lirica blues non può mancare un pezzo dall’iconico titolo Never Trust A Woman ,un riff ipnotico di Vinnie Morre che poi gioca sul pedale con un’effetto simil-slide guitar.
Nella seconda parte del disco il power trio alza la temperatura abbassando leggermente a mio giudizio il livello del songwriting.
Poco male, il sound rimane sempre estremamente intrigante grazie alla perfetta combinazione tra i passionali ed incisivi solos di Vinnie Moore ed il variegato tracciato ritmico del sorprendente Scott Coogan. Perfetto nel contesto il timbro roco e sensuale di Kelly Keeling che nell?occasione si rivela anche ottimo bassista.

IN CONCLUSIONE

Con questa nuova sorprendente uscita ed il ritorno dei Mr.Big (inequivocabili le sonorità pesantemente blues di The Stories We Could Tell) credo si possa oramai proclamare una nuova chiamata alle armi per gli estimatori del Classic Rock più genuino, quasi a volerci ricordare le ataviche origini del sacro fuoco che ancora oggi brucia le nostre anime elette.

© 2015 – 2018, Nico D’andrea. All rights reserved.

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