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Recensione

89/100

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Black Star Riders – The Killer Instinct – Recensione

21 Febbraio 2015 28 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2015
etichetta: Nuclear Blast

Tracklist:

01. The Killer Instinct
02. Bullet Blues
03. Finest Hour *
04. Soldierstown *
05. Charlie I Gotta Go
06. Blindsided *
07. Through The Motions
08. Sex, Guns & Gasoline
09. Turn In Your Arms *
10. You Little Liar *

* migliori canzoni

Formazione:

Ricky Warwick – voce
Scott Gorham – chitarra
Damon Johnson – chitarra
Robbie Crane – basso
Jimmy DeGrasso – batteria

Contatti:

Official Website: http://blackstarriders.com/
Official Facebook: https://www.facebook.com/BlackStarRidersO

 

I Black Star Riders di Ricky Warwick (The Almighty, Circus Diablo) e del leggendario chitarrista Scott Gorham (Thin Lizzy, 21 Guns) sono ormai prossimi alla pubblicazione (fissata per il 23 febbraio via Nuclear Blast) di The Killer Instinct, il loro secondo album in studio nell’arco dei tre anni trascorsi dalla loro fondazione.

Con Phil Lynott e i Thin Lizzy sempre incastonati nei cuori, i cinque musicisti hanno lavorato assieme a Nick Raskulinecz (produttore di fama mondiale al lavoro per artisti come Death Angel, Mastodon, Foo Fighters, Alice In Chains, Rush, Velvet Revolver, Duff McKagan e molti altri) a un nuovo disco di puro hard rock, forte di quell’originale e stupendo intreccio di chitarre soliste che aveva reso celebre lo storico ensemble irlandese da cui la band ha avuto origine. Qui però, diversamente dal predecessore All Hell Breaks Loose (2013), i Black Star Riders riescono a discostarsi maggiormente dalla loro influenza primaria, producendo un disco un po’ più originale e forte di qualche spunto più moderno, insomma, meno derivativo e con lo spirito di gruppo maggiormente in rilievo. L’eredità lasciata dal compianto Lynott è dai ragazzi sempre raccolta, questo è certo, e Ricky Warwick appare sempre perfetto nel vestire i pesanti panni del Rocker, ma la sua prova oggi non è più soltanto una imitazione, ma bensì una riesecuzione ispirata, convincente e qualitativamente ineccepibile degli insegnamenti del Maestro. Tanto che il suo sodalizio con Gorham brilla di luce propria e raggiante, mostrandosi ancora più rafforzato che nel debutto, merito anche dell’intenso periodo passato dai due assieme a meglio conoscersi in tour. Damon Johnson dal canto suo è sempre perfetto nel supporto del suo compagno di corde, con il quale duetta in parti chitarristiche a cinque e più stelle, mentre il neo-ingresso Robbie Crane al basso regala un ottimo groove al platter, combinandosi alla perfezione con Jimmy DeGrasso alle pelli.

Le canzoni, tutte e dieci dotate di un songwriting sopra le righe, si intrecciano tra di loro dando alla registrazione una bella continuità di suoni, senza mai più di tanto ripetersi nelle strutture. E se il già singolo The Killer Instinct, assieme a Bullet Blues, vuole dare in apertura un senso di linearità con il precedente capitolo, ci pensa Finest Hour a cambiare definitivamente passo all’opera, con un sound classico, ma allo stesso tempo moderno alla Nickelback, che è davvero la fine del mondo, e che lancia immediatamente questo brano ai vertici di questa tracklist. Parimenti, Soldierstown è una stupenda cavalcata melodica in puro stile Lizzy, che lascia ampio spazio alle chitarre e al carisma vocale del singer irlandese, con Charlie I Gotta Go che si mette in luce invece grazie alla energia sprigionata dal suo refrain, corale, da stadio.

In tanti, lo ricordo, si erano chiesti perchè i BSR non avessero composto una ballad nel loro debutto. Beh, forse Gorham e soci qualche commento qua e là devono averlo letto, ed ecco presentata Blindsided, la mid-tempo che tutti noi sognavamo, capace di abbinare emozioni e melodie in un gioco di suoni e feeling degno solo dei grandi. Da brividi. Avanti poi con la solida Through The Motions, a cui segue una Sex, Guns & Gasoline in perfetto stile party, alcolica e divertentissima, marmorea nel suo avanzare roccioso, ma privo di particolari accelerate. Infine, nuova potenziale hit di questo album è Turn In Your Arms, la canzone capace di abbinare al meglio riffing, vocalità, e melodie, con assoli tremendi e tanto, tantissimo stile e groove, da vendere. Chiude l’opera You Little Liar, un altro componimento meritevole della stellina di ‘migliore canzone’ dell’album, energico e brillante grazie ad un sound ancora spettacolare e un refrain dall’appeal unico. Sensazionale.

IN CONCLUSIONE

I Black Star Riders si sono coraggiosamente tolti di dosso la nomea di ”nuovi Thin Lizzy” e hanno pubblicato un nuovo album sì debitore del genio di Phil Lynott, ma allo stesso tempo forte di uno spirito di gruppo inedito, che non è mai stato così forte in precedenza. Ne giovano il songwriting e la prova di insieme dei musicisti, tutti quanti sugli scudi e fondamentali per l’ottima resa di un platter davvero riuscito ed emozionante, da acquistare sicuramente per le vostre collezioni.

Questa band non è più una meteora, questo deve essere ormai chiaro a tutti, ma un solido gruppo a cui guardare per il proseguo futuro dell’hard rock-come-si-deve. Gorham e soci hanno fondato una realtà hard rock solida e di roseo divenire, l’unica in grado di proseguire con coerenza quel cammino musicale che si era troppo presto interrotto, nel silenzio, una trentina di anni fa. Lasciatemelo dire: tanto di cappello!

© 2015 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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