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Recensione

92/100

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Alien – Eternity – Recensione

13 Aprile 2014 24 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2014
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

1. In Love We Trust
2. Unbroken
3. Love Will Lead Me Home
4. I Believe
5. Summer of Love
6. What Goes Up
7. I’m a Fighter
8. Wildheart
9. Liar, Liar
10. Look At Us Know
11. Burning Heart
12. In Truth

Formazione:

Jim Jidhed – Vocals
Tony Borg – Guitar
Jimmy Wandroph – Keyboards
Ken Sandin – Bass
Toby Tarrach – Drums

Contatti:

alientheband.com

 

In questi primi mesi del 2014 abbiamo ascoltato davvero tanti ottimi album di genere rock melodico. Ognuno con i suoi pregi, e forse con i suoi piccoli difetti, ma tutti parimenti emozionanti e convincenti per i fans di queste sonorità cromate del rock.

Nessuno di questi piccoli capolavori moderni è riuscito però a riportare veramente alla luce in modo puro ed assoluto l’antico sound AOR di tanti anni fa, risultando forse non totalmente compiuti nel far rivivere a pieno quel calore emozionale che era dato, sul finire degli ’80s, da produzioni che riuscivano ad essere incredibilmente vive, corpose, dense ed avvolgenti nei loro suoni. Nessuno. Tranne gli Alien..

Tornati sulle scene dal 2010 con una straordinaria formazione composta da tutti i componenti originali al lavoro sul mitico debutto omonimo Alien del 1989, questi cinque svedesi rientrano in studio a nove anni dall’ultimo (abbastanza deludente) disco per pubblicare Eternity, in uscita il 25 aprile per la AOR Heaven. E, tra lo stupore un po’ di tutti gli adetti ai lavori, Jim Jidhed, Tony Borg, Jimmy Wandroph, Ken Sandin e Toby Tarrach ritorvano a pieno quella coesione di un tempo, dando vita al loro migliore disco di sempre, esordio escluso. Sì, avete capito bene, reputo questo Eternity migliore persino di quel Shiftin’ Gear che ben aveva figurato nel 1990, prima del primo scioglimento del gruppo. Qui infatti, nonostante lo scorrere del tempo abbia un po’ minato la voce di Jidhed (più roca che in passato, ma forse, attenti, anche più emozionale), abbiamo la massima essenza del puro spirito musicale degli Alien, con cori e controcori a supporto delle voci, con tastiere sempre in primo piano ad affiancare le chitarre, e tanto altro ancora..

In particolare, si può gustare fin da subito il valore dei suoni antichi e bollenti di questa produzione grazie alla bellissima opener In Love We Trust, un puro anthem AOR che sale incredibilmente di gittata sul refrain, arioso e granitico, e fin dal primo ascolto immortale. Tastiere, chitarre, ritmo incalzante e un gioco di squadra mozzafiato caratterizzano poi il songwriting della solida Unbroken, con Love Will Lead Me Home che mette sotto i riflettori la bellezza dei cori e del cantato del vocalist svedese, quest’ultimo sugli scudi anche sulla emozionante ballad I Believe, componimento che sembra rubato a uno dei primi dischi solisti di Jimi Jamison e che acquista ulteriore intensità sul finale grazie allo stupendo lavoro solista di Tony Borg. Non c’è un attimo di respiro, non c’è un calo in questo prodotto, tanto che la side A virtuale di Eternity si chiude con la bella Summer of Love, brano in stile Journey, Foreigner, e Asia, che anticipa un nuovo capolavoro melodico anni duemila: What Goes Up. Un pezzo dal sound westcoast, ricco di influenze jazz, atipico per gli Alien e alla Joseph Williams, per intenderci. Immenso.

Tempo di riprenderci un attimo dai brividi di cui è stata preda fino ad ora la nostra pelle, e si riparte con il lento bombastico e super arrangiato I’m a Fighter, per arrivare alla ritmata Wildheart, per metà in stile Journey, per metà figlia dei Boston, e a Liar, Liar, che permettono a Jidhed di salire (bene) di tono, e alla band di esplorare un po’ di più il suo lato rock, duro ma sempre raffinato. E vi giuro, non sto abusando del termine masterpiece se definisco da antologia anche il songwriting di Look At Us Know, parente in primo grado di Raised On Radio, album capolavoro dei Journey. Pigiate play su questo pezzo e poi su I’ll Be Alright Without You, e capirete cosa intendo. Mettono infine il punto su questa registrazione (e qui dico purtroppo, perchè ne avremmo voluto ancora 20 di tracce così..) Burning Heart e In Truth, la prima una canzore ancora carica di chitarre melodiche e tastiere mega avvolgenti, la seconda per opposto una dolce e intima power ballad, con il cuore stretto in una mano e la lacrimuccia a scivolare leggera sul nostro viso..

IN CONCLUSIONE

Europe, Foreigner, Journey, Boston, Asia, Loverboy, Cutting Crew, e tante altre leggende della nostra musica rivivono oggi nelle note degli Alien. Ma soprattutto, ritornano in Eternity quelle emozioni che solo l’esordio di questi svedesi ci era riuscito a dare. La sesanzione è come se, da un sogno, ci fossimo risvegliati back to the 1989 e stessimo ascoltando oggi quel sound impresso su nuove vesti e in nuove canzoni.

Così Eternity, forse un po’ come il disco di Overland di qualche mese fa, ha compresso al suo interno tutto quello che non pensavamo più di poter ascoltare in una produzione del 2014. E’ un album che, lo giuro, se fosse uscito negli anni ’80 avrebbe raccolto tanti consensi quanti un qualsiasi disco che oggi definiamo ‘capolavoro’ di quell’epoca. Davvero, sono rimasto impressionato dal livello toccato da questo songwriting e dall’esecuzione ancora fresca e giovanile (ma dannatamente matura) degli Alien, e mi auguro che anche voi possiate provare gli stessi brividi che hanno scosso il mio corpo con canzoni come In Love We Trust, I Believe, What Goes Up, Look At Us Know.

Semplicemente: wow!

© 2014 – 2017, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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