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Recensione

85/100

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Alter Bridge – Fortress – Recensione

08 Dicembre 2013 74 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: Roadrunner Records

Tracklist:

01) Cry of Achilles
02) Addicted to Pain
03) Bleed It Dry
04) Lover
05) The Uninvited
06) Peace is Broken
07) Calm the Fire
08) Waters Rising (Mark Tremonti on vocals)
09) Farther than the Sun
10) Cry a River
11) All Ends Well
12) Fortress

Formazione:

Myles Kennedy – voce, chitarra
Mark Tremonti – chitarra
Brian Marshall – basso
Scott Phillips – batteria

 

Confesso di aver temuto il peggio quando Myles Kennedy se ne andava in giro a fare l’Axl Rose della situazione e dopo che Mark Tremonti ha pubblicato un album solita(seppur ottimo). Il timore di vedere terminata la brigata Alter Bridge mi avrebbe fatto un enorme dispiacere, lo devo proprio ammettere….e aggiungo che nonostante la felicità alla notizia e soprattutto all’arrivo del nuovo e quarto album Fortress mi sono immediatamente chiesto se ancora una volta fossero riusciti a lasciare il segno, se sarebbe stato un disco all’altezza dei precedenti, insomma le classiche domande che un appassionato si fa dopo aver ascoltato tre perle di bellezza come i precedenti lavori di Tremonti e soci….

Direi che le presentazioni del gruppo non servono quindi cosa fare se non premere Play sul mio amato lettore cd?

Si parte subito forte con Cry Of Achilles e il suo intro acustico;sono col fiato sospeso, ma l’attacco roccioso e potente di Tremonti spazza via ogni dubbio. Un Hard Rock deciso con un refrain da manuale. Il primo singolo Addicted To Pain ha un anima quasi trash nel chorus, con chitarre e riff pesanti, l’assolo ed il refrain sono ancora qualcosa di spettacolare. Bleed It Dry è un alternarsi di momenti heavy e momenti più hard ed ancora una volta lascia il segno grazie alla sei corde di Tremonti. La prima ballad Lover trova sugli scudi la grande voce di Myles Kennedy e un grande arpeggio alla sei corde, anche se non è ai livelli dei vecchi lenti a cui ci hanno abituato. Ancora The Uninvited col suo hard rock inossidabile e il solito grande ritornello fino ad arrivare alla sesta traccia che è uno dei migliori episodi del disco: Peace Is Broken è la classica canzone da cantare a squarciagola ai concerti, un ritornello trascinante, melodie coinvolgenti, una song che non avrebbe sfigurato sul primo album della band. Grande! Calm The Fire è una cavalcata sontuosa di heavy metal mentre su su Water Rising troviamo Mark Tremonti al microfono e nonostante l’ottima voce avrei personalmente preferito Myles Kennedy su una canzone hard rock come questa. Il pezzo di per se è il tipico sound roccioso degli Alter Bridge con grandi riff. Un altra song che lascia il segno. Farther Than Sun torna su binari quasi trash e pigia sull’acceleratore, il risultato è meno melodia ma una grande cavalcata, un sound cupo, potente ed espressivo. Cry A River mischia un chorus trascinante ad una ritmica indiavolata e un Tremonti scatenato. Il bridge rallentato e il solito grande ritornello completano un altra killer-song. All Ends Well è una ballad da pelle d’oca. Tremonti arpeggia alle sei corde e Myles Kennedy sale alle stelle con una delle sue più belle interpretazioni. Cinque minuti di pura bellezza. La chiusura è affidata alla title track Fortress che racchiude nei suoi otto minuti il suono degli Alter Bridge. Un mix di hard rock, sprazzi di prog, heavy, insomma una canzone ancora da brividi, le chitarre che spaziano dalla dolcezza iniziale alla potenza del refrain, i riff incessanti e la voce di Myles che crea un’atmosfera unica….

IN CONCLUSIONE:

Ogni disco degli Alter Bridge è una perla di bellezza. Un gruppo che in ogni canzone riesce a mettere l’anima, a lasciare il segno, sia nei momenti più heavy, sia in quelli più hard rock che in quelli più dolci senza mai perdere la melodia. Immensi.

© 2013 – 2016, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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