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Recensione

76/100

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Reckless Love – Animal Attraction – Recensione

14 Novembre 2011 12 Commenti Andrea Vizzari

genere: Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Universal

Tracklist:

01. Animal Attraction *
02. Speedin' *
03. Born To Break Your Heart
04. Hot
05. Fantasy
06. Dirty Dreams *
07. Dance
08. Fight *
09. Switchblade Babe
10. On The Radio
11. Coconuts *

* Migliori Canzoni

Formazione:

Olli Herman - Voce
Pepe - Chitarra
Jalle Verne - Basso
Hessu Maxx - Batteria

 

I Reckless Love, la band scandinava più ruffiana degli ultimi anni, tornano con il loro secondo atto, “Animal Attraction” per confermare quanto di buono vi era nel fresco debutto omonimo di due anni fa: melodie vincenti al limite tra il glam e il pop unite ad un look patinato e sfacciato tipico delle band anni 80. Con la stessa formazione del precedente album e un contratto succulento con la major Universal Music Finland addentriamoci in questo nuovo lavoro della band di Olli Herman:

LE CANZONI

Si parte con la titletrack, Animal Attraction, ed ecco i primi echi Def Leppard far capolino in questo nuovo lavoro della band finlandese: suoni bombastici, riff chiaramente ispirati dal lavoro di Collen & Co. e un ritornello attraente. I ritmi si alzano e la seguente Speedin’ mostra lo stato di grazia del chitarrista Pepe. Un guitar work invidiabile di van haleniana memoria (tra riff, tapping iniziale, effetti, armonici e chi più ne ha più ne metta…) convince e promuove la song a pieni voti, complice anche l’ottima prova vocale di Olli. Born To Break A Heart, traccia numero tre, nonostante un ritornello molto “easy listening” non riesce a colpire più di tanto complice una classica struttura stra sentita e stra abusata in questo genere. E’ con Hot che la band invece colpisce l’ascoltatore, sicuramente spiazzato fin dalle prime battute: il primo singolo dell’album (con relativo video promozionale) disponibile fin dagli ultimi mesi d’estate non sfigurerebbe assolutamente in qualche album di Kate Perry o roba simile: una pop song in tutti sensi abbellita e ornata con una spruzzatina di rock. Al primo ascolto può lasciare sicuramente di sasso ma ascoltate il mio consiglio: dategli qualche chance e sicuramente verrete trascinati dal ritmo e dal ritornello più ruffiano dell’album. Tempo di ballad ed ecco che arriva Fantasy ad accontentare i più sentimentali: strofe rilassanti con la voce di Olli in primo piano che in crescendo al ritornello, banale e scontato ma che funziona. Ottimo anche l’assolo di chitarra, immancabile e perfettamente adatto al contesto della canzone anche se un alzata di tono nel finale o un acuto piazzato al momento giusto avrebbe sicuramente giovato. Preparatevi per Dirty Dreams: un altra dance rock song, che avrebbe fatto furore nella prima metà degli anni 80. L’ispirazione a Michael Jackson è stra-evidente nell’assolo, molto “Beat It” nel suo incedere con tanto di ritmica uguale. Dance continua sullo stesso filone sonoro della precedente traccia (intuibile sin dal titolo) senza però risultare così vincente e intrigante relegandola al ruolo di semplice filler. Per fortuna la band torna ad atmosfere più dure con Fight, canzone veloce e tagliente dalle tinte sleaze in cui il cantante Olli abbandona il suo solito cantato pulito in favore di una voce più graffiante. Scendiamo di qualità con la successiva Switchblade Babe: non che la canzone sia brutta ma appare fin troppo scontata e scialba in tutta la sua costruzione e non basta qualche acuto alla fine per risollevare gli animi. Si continua con On The Radio che, riprendendo quanto già fatto precedentemente da Hot, mostra un ritornello ancora una volta molto radiofonico e ruffiano nonostante uno scheletro rock fatto da ritmiche bonjoviane ( “You Give Love A Bad Name” ??!), un discreto assolo e classico ritornellone finale alzato di tonalità. Buona ma non indispensabile. A chiudere il disco la divertente Coconuts, in cui la band riversa tutta la sua esuberanza (vi ricordate “Monkey Business” dei Danger Danger?): come il Dave Lee Roth dei bei tempi, il cantato di Olli diventa quasi parlato sulle note della chitarra di Pepe, cui pare ormai assodato sia un devotissimo fan del playing di Eddie Van Halen. Tantissimi i riferimenti al grande chitarrista, dalle ritmiche, ai fill, agli effetti e perfino l’assolo come ciliegina sulla torta fanno della canzone uno dei migliori episodi di tutto il disco.

IN CONCLUSIONE

Un gradito ritorno questo dei Reckless Love con “Animal Attraction”: il gruppo riparte alla carica forte di un budget sicuramente elevato dato dal contratto con una major (cosa di cui poche band di questo genere, allo stato attuale del mercato, possono fregiarsi) che in primis ha contribuito e portato una produzione di ottimo livello e di suoni ben amalgamati fra di loro. I quattro componenti della band non perdono certo occasione di “tributare” i grandi gruppi che li hanno influenzati per la maggiore, in primis Van Halen e Bon Jovi seppur con qualche spruzzatina di sleaze qua e la che non guasta mai. L’unica differenza dal debutto è data dallo smussamento di alcuni degli angoli più spigolosi e rock in favore di una sorta di sound dance/pop che per il sottoscritto non fa che rendere ancora più intrigante un lavoro come “Animal Attraction” ma che a qualcuno potrà far storcere il naso. Il livello delle canzoni rimane su livelli abbastanza buoni, con qualche pezzo che si eleva dalla media come Speedin’ o Coconuts e qualche pezzo trascurabile come Dance e Switchblade Babe. Probabilmente si sente la mancanza di una grande canzone come “Sex” (presente su “Reckless Love”) ma il gruppo riesce per la seconda volta a centrare l’obiettivo di dare alla luce un buon disco, divertente e senza grosse pretese. Menzione d’onore al guitar work di Pepe, sempre interessante e incisivo (con fortissime influenze van haleniane), vero protagonista del disco mentre il resto del gruppo con tanto mestiere sforna una prestazione sufficientemente buona.

© 2011 – 2018, Andrea Vizzari. All rights reserved.

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