LOGIN UTENTE

Ricordami

Registrati a MelodicRock.it

Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.

effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!

Recensione

85/100

Pubblicità

The Wheel – The Wheel – Recensione

28 Luglio 2011 Comment Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Music Buy Mail

Tracklist:

1. Stand Up
2. Into The Water
3. Love
4. Tellin’ No Lies
5. Sparks
6. Lost Soul
7. Comin’ On
8. Walk On Out
9. Cry Of The Night
10. All This Time

Formazione:

Jan Erik Salvesen - cantante
Ørjan Kvalvik - chitarrista/cantante
Igor Fazlioullin - bassista
Bjørn Olav Lauvdal - batterista

 

 

Fondati a Oslo nel 2007, i norvegesi The Wheel hanno costruito la loro reputazione in patria suonando al fianco di artisti quali UFO, Ken Hensley e i The Quireboys e costruendosi quindi di diritto la nomea di rock solid live band, ovvero (diremmo noi) di realtà live navigata. Inseguendo il sogno del chitarrista/cantante Ørjan Kvalvik di riportare in vita le sonorità anni’70/’80, i The Wheel affrontano in questo 2011 il primo passo discografico, attraverso un album di debutto omonimo che sarà pubblicato il 16 settembre 2011 sotto l’etichetta discografica Wheel Music.

Incuriosito da una presentazione che descriveva la band affine a grandi nomi hard rock del passato e, lo ammetto, anche da una gran bella copertina, ho avuto il piacere di ascoltare in anteprima questo disco, ed ecco quindi le mie impressioni al riguardo.

LE CANZONI

L’intro di Stand Up, con quel suo riff molto stile Led Zeppelin, basta da sola a confermare che il gruppo, si, si ispira all’hard rock classico.  La vocalità combinata dei due cantanti, a intrecciarsi creando un tutt’uno che ricorda molto il primo Ozzy Osbourne, è un’altra piacevole conferma di come il binario intrapreso dalla band norvegese sia essenzialmente quello giusto. Stand Up è un pezzo valido e un perfetto inizio di questo lavoro.
Densa di rimandi a realtà come Montrose e Badlands è invece Into The Water, un pezzo molto ritmato e dagli splendidi riff antichi. La voce di Jan Erik Salvesen, qui supportata solo sui cori, ricorda molto Phil Mogg degli UFO, con quel suo mood blueseggiante, ma ancora di più Ray Gillen. Molto interessanti anche gli effetti della chitarra e l’assolo di Ørjan Kvalvik, che si rivela elemento dotato di una tecnica apprezzabile.
Stupendo è l’inizio strumentale di Love, brano che a discapito del titolo si mantiene aggressivo. Incredibile come Salvesen imiti con successo David Coverdale sul ritornello. Ma anche la sensualità del brano rende facile associare questo pezzo ai componimenti dei Whitesnake.
Ancora un esordio strumentale per Tellin’ No Lies, canzone dotata di un ottimo ritornello valorizzato da dei cori di sfondo molto precisi ed efficaci. Ancora il riffing, splendidamente accompagnato da basso e batteria (rispettivamente Igor Fazlioullin e Bjørn Olav Lauvdal), è ciò che resta più impresso delle melodie, spiccatamente influenzato dai vari Blackmore, Van Halen, Page, Rhoads..
Dal suono country è l’arpeggio iniziale del quinto pezzo Sparks, uno splendido tuffo nelle sonorità anni’70 e forte di un altro grazioso ritornello. E’ un brano molto soft e US oriented, perfetto per un viaggio lungo le rettilinee autostrade della nazione a stelle e strisce. Prezioso il rallentamento prima dell’assolo finale.
A rialzare immediatamente la gittata ci pensa Lost Soul, con quel gridolino coverdaliano in avvio che lascia spazio subito dopo a un riff sostenuto e ancora dal profumo blues. Anche qui, un gustoso rallentamento con echi corali anticipa un validissimo assolo che parte melodico per poi accellerare in un sensato sfoggio di tecnica.
Ma che bella Comin’ On, con quel suo splendido conubio tra suono Deep Purple e vocalità Whitesnake! Va là, già sentito direte voi.. beh si, non lo nego, però riascoltare quelle emozioni su un brano inedito nel 2011 è un sussulto non da poco, ve l’assicuro. E qui, ancor più che prima, sentitevi che bel giro di basso, molto mascolino.
Walk On Out conferma in un sol colpo tutte le influenze Deep Purple con l’aggiunta di gusto e fantasia, coem dimostra il riff stoppato che caratterizza le strofe della canzone, davvero un pregievole artefatto.
Di spessore è Cry Of The Night, con un riffing molto in stile Zakk Wylde, sia del periodo Ozzy Osbourne che ancora dei suoi BLS. Spettacolare l’arrangiamento sul ritornello, con la voce a sovrastare un riff preciso e tagliente.
Chiude All This Time, che dall’esordio sembra presentarsi come una ballata dalle mille emozioni visti gli arpeggi di chitarra acustica accompagnati da orchestrazioni ma che, dopo qualche secondo, si distacca completamente da questa impressione attraverso un attacco di batteria che lascia di nuovo spazio al suono elettrico. Grande pezzo, che chiude con maestria il disco confermando tutte le impressioni positive sulla tecnica, sulla vocalità e sulle sane influenze del quartetto.

IN CONCLUSIONE

Mi voglio sbilanciare e decreto questo disco tra i top dell’annata se si ricerca un suono hard rock classico. Sostanzialmente The Wheel potrebbe insidiare nel mio cuore il trono di Forevermore dei Whitesnake, mentre invece  la perfezione dei Ken Hensley & Live Fire mi sembra ancora lontana. Questo debutto è il disco che ogni band esordiente vorrebbe comporre. Pieno di rimandi, di influenze, di sensazioni paragonabili ai grandi nomi del  passato che ho già più volte nominato nell’analisi e che ora non sto a ripetervi. Quello che ancora stupisce, e che ancora non ho sottolineato, è la produzione, efficace e perfettamente in linea con il sound anni’70. Visto il nome dell’etichetta di produzione, la Wheel Music, credo che il disco sia autoprodotto dalla stessa band, con la produzione affidata al chitarrista/fondatore e (a quanto si può leggere sulla pagina Facebook) anche manager Ørjan Kvalvik. Se davvero è così ancora di più tanto di cappello per una realtà, quella dei The Wheel, che doveva emergere e che spero vivamente emergerà attraverso le note di questo favoloso esordio. Pollice ampiamente su!

 

 

© 2011 – 2022, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

Print Friendly, PDF & Email

Ultime Recensioni

Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli

0
Would love your thoughts, please comment.x