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Recensione

85/100

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Giulio Garghentini – Believe – Recensione

20 Ottobre 2013 7 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Melodic Rock
anno: 2013
etichetta: Tanzan Music

Tracklist:

1.No Second Chance
2.I Can't Stand The Rain
3.My Jesus
4.Down The Line
5.The Words That I Haven't Said
6.Believe
7.Rockstar
8.Sweet Hard Fighter
9.Love Is Dead
10.So Beautiful

Formazione:

Giulio Garghentini - Voce e cori
Mario Percudani - Chitarre
Paolo Negri - Tastiere
Gianni Grecchi - Basso
Paolo Botteschi - Batteria

 

Prima release solista per Giulio Garghentini, conosciuto principalmente per essere il cantante dei Dream Company, tribute band italiana dei Bon Jovi. L’incontro con il chitarrista Mario Percudani (Hungryheart) e gli amici Gianni Grecchi (Blueville) al basso, Paolo Negri (Wicked Minds) alle tastiere e Paolo Botteschi (Hungryheart) alle pelli da vita a questo nuovo album intitolato Believe. Noi “crediamo” in questo disco e infatti le dieci tracce sono tutte perle di Hard Rock melodico dove Giulio riesce ad esprimere tutto il suo potenziale con grinta e tanta passione.

Si parte forte con No Second Chance dove l’hammond apre le danze ad un riff rockeggiante di Mario Percurdani. Un hard rock pieno di melodia, diretto, che lascia il segno. I Can’t Stand The Rain parte ancora forte con un intreccio di chitarra e tastiera e con un refrain da manuale. E’ una grande canzone, anche se personalmente non l’avrei messa in questa posizione dell’album. Si continua con la dolcezza del pianoforte, cupo, intenso, che ci porta alla prima ballad, My Jesus. In questa canzone Giulio riesce a trasmettere emozioni uniche, gli inserti di chitarra, l’attacco di batteria, una canzone che i Bon Jovi avrebbero voluto scrivere in questi ultimi anni. Bellissima. Down The Line invece è un esplosione di hard rock; hammond e chitarre che duettano, canzone travolgente, uno dei migliori episodi del cd. The Words That I Haven’t Said si muove su sentieri più pop-rock, con un pizzico di funky nel chorus, una song fuori dal coro ma gradevole. Tocca ora alla title-track Believe dove ancora il rock più melodico la fa da padrone e con il solito Mario Percudani sugli scudi. Semplice ma diretto il refrain. Rockstar è il momento più folk dell’album mentre la mid-tempo Sweet Hard Fighter col suo ritornello orecchiabile e la grande voce cristallina di Giulio, lascia il segno. Love Is Dead parla ancora l’hard rock più vintage con un bellissimo lavoro di Paolo Negri e Gianni Grecchi ad accompagnare la chitarra infuocata di Mario Percudani. La conclusiva So Beautiful è una ballad molto soft, che purtroppo non convince nel ritornello, poco incisivo, ma che esplode in un lungo assolo finale molto sentito e coinvolgente…

IN CONCLUSIONE:

Un album emozionante, dove Giulio esprime tutto il suo potenziale vocale e dove il gruppo riesce a lasciare il segno. Il cuore pulsa per la musica anni 70 – 80 e questo album dimostra come oggi ci siano ancora artisti che riescono a catturare emozioni e stupire. Da incorniciare le prove di Mario Percudani alla chitarra,con un suono perfetto, di Paolo Negri e Gianni Grecchi alle tastiere e basso, indispensabili e l’ottimo Paolo Botteschi che alla batteria è stato superbo.

© 2013 – 2018, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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