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Issa – Queen Of Broken Hearts – Recensione

08 Aprile 2021 5 Commenti Paolo Paganini

genere: Melodic Rock/Aor
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Angels Calling
2. The Way Out
3. The Night It Rained Forever
4. I’m Here To Stay
5. Blue
6. Queen Of Broke Hearts
7. Derive
8. Without Love
9. Wait For Love
10. After The Rain
11. Die For A Life With You

Formazione:

Issa Oversveen - Voce
Simone Mularoni - Chitarra
Andrea Torricini - Basso
Alessandro Del Vecchio - Tastiere
Marco Di Salvia – Batteria

 

L’avvenente biondona norvegese giunge alla sua quinta fatica di studio dopo una carriera che la vide esordire nel 2010 conquistando una bella fetta di estimatori compreso il sottoscritto. Nel corso degli anni Issa ha mantenuto sempre una grande coerenza stilistica, sfornando dischi di buona qualità sempre improntati ad un AOR potente e scintillante assecondato da una voce vigorosa e facilmente riconoscibile. Da un paio di uscite a questa parte però sembra che l’ispirazione stia venendo un po’ meno. Già col precedente Run With The Pack si era iniziato a sentire un certo appiattimento nella qualità delle composizioni che risulta ancora più evidente in quest’ultimo lavoro. Supportata da una band di prim’ordine e capitanata dall’ormai onnipresente Alessandro Del Vecchio in qualità di songwriter il disco parte subito forte grazie alla trascinante Angels Calling, uno dei brani migliori del cd, dove ritroviamo l’Issa dei primi tempi. The Way Out col suo giro di chitarra iniziale mi ricorda Wicked Game di Chris Isaac (nella versione degli HIM). Tutto sommato un buon brano ma già si inizia ad avvertire come forse si voglia sfruttare al massimo le doti vocali di Issa senza avere una vera e propria base melodica su cui farlo. La stessa sensazione ci accompagnerà per tutto il disco e questo rappresenta il vero punto debole di questo Queen Of Broken Hearts. The Night It Rained Forever è una power ballad di buona fattura che sicuramente va annoverata tra gli episodi più riusciti del disco. I’m Here To Stay sa di già sentito mentre la ballata Blue mette in mostra tutte le doti vocali della singer ma non è certo paragonabile a Give Me A Sign dell’esordio o allo spettacolare duetto con Steve Overland su Raintown dal disco Crossfire del 2015. La title track e la seguente Derive rappresentano in pieno il concetto espresso in precedenza dove una voce sparata a mille dal primo all’ultimo secondo cerca di sopperire a composizioni non certo esaltanti. Le cose non vanno meglio ne con Without Love (vedi sopra) ne con Wait For Love mentre con After The Rain e Die For A Life With You si accenna a recuperare in parte il feeling radiofonico di Sign Of Angels senza però riuscirci fino in fondo.

IN CONCLUSIONE:

Un album che punta tutto sulle doti vocali di Issa troppo spesso iper sfruttate a discapito della capacità delle canzoni di entrare nella testa dell’ascoltatore fin dal primo ascolto, fattore questo che aveva fatto la fortuna della cantante di Oslo.

© 2021, Paolo Paganini. All rights reserved.

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