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Recensione

75/100

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Electric Mob – Discharge – recensione

06 Luglio 2020 6 Commenti Yuri Picasso

genere: Hard Rock
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

01 awaken 0:33
02 Devil You Know 4:12
03 King's Ale 3:50
04 Got Me Runnin' 4:26
05 Far Off 4:35
06 your ghost 5:32
07 Gypsy Touch 3:15
08 123 BURN 5:35
09 Upside Down 2:38
10 Higher Than Your Heels 4:07
11 brand new rope 3:40
12 We Are Wrong 5:32

Formazione:

Renan Zonta - Vocals
Ben Hur Auwarter - Guitar
Yuri Elero - Bass
André Leister - Drums

 

Non capita spesso di ascoltare un disco d’esordio avente una personalità artistica cosi delineata, come questo Discharge dei brasiliani Electric Mob.
Nati in Brasile nel 2016 presentano nel singer Renan Zonta un personaggio di visibilità garantita grazie al suo trascorso a “The Voice of Brasil” edizione 2016. Una voce che per personalità e aggressività, non per timbro, può ricordare Dino Jelusic. E’ possibile se non certo che in futuro sentiremo parlare di questo singer, dotato di un timbro che sa picchiare ma anche accarezzare l’ascoltatore, tecnicamente eccelso e ideale per interpretare brani hard rock dalla produzione moderna che guardano agli anni 70 (Led Zeppelin), agli anni 80 (Great White, Faster Pussycat), ai 90 e ai 00 (Alice in Chains, Audioslave).
Si, il sound degli Electric Mob prende spunto da più epoche, da più gruppi, riuscendo nel complicato compito di uscirne vincenti e di vestirsi di identità propria.
Il disco suona Nervoso e aggressivo, anche melodico pur rinunciando quasi completamente ai tasti d’avorio, trasversale nel rivedere alcuni punti in comune tra band anagraficamente lontane, il tutto ridipinto di moderno.

Nulla è lasciato al caso, l’ispirazione e le capacità dei singoli guidano l’album traccia dopo traccia.
Notevole il lavoro alle chitarre sia ritmiche che soliste di Ben Hur Auwarter, come la sezione ritmica, formata da Yuri Elero al basso e André Leister alla batteria, non manca di originalità ed imprevedibilità nel trascinare il disco e nel cambiare le dinamiche di alcuni dei pezzi in scaletta.

Per rendere questa idea di sound il gruppo gioca con naturalezza nell’alternare all’interno dello stesso pezzo l’uso delle acustiche e delle elettriche, oltre alle ritmiche, come nel caso di “The Devil You Know” (azzeccato e pregevole l’assolo di chitarra), oppure nella sofferta blues ballad “Your Ghost” che tanto profuma di Great White. L’intro fischiato alla “Patience” non vi farà storcere il naso, il pezzo gode di luce propria.
Se in “King’s Ale” si sentono echi degli Aerosmith più funky, in “Far Off” si continua a pestare con decisione come i Guns dei primi anni 90 ci avevano abituati.
Tracce Sleazy riconducibili a band come L.A Guns e Faster Pussycat non mancano in pezzi come “Gypsy Touch” e “Brand New Rope”. In “We Are Wrong” abbiamo la perfetta sintesi del sound degli Electric Mob carico di sfumature diverse; blues, sleazy, alternative col suo ripetere in modo insistente e nervoso il riff portante, con tanto di outro dove compare il pianoforte.

Promossi senza dubbio, meritevoli di essere seguiti con interesse.
Chissà che non avvicinino in qualche angolo del globo più o meno ampio nuove generazione all’hard rock come è successo in tempi recenti coi Greta Van Fleet…
Incrociamo le dita.

© 2020, Yuri Picasso. All rights reserved.

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