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Thomas Silver – The Gospel According To Thomas – Recensione

11 Gennaio 2019 3 Commenti Stefano Gottardi

genere: Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Volcano Records

Tracklist:

1. Caught Between Worlds
2. Public Eye
3. Minor Swing
4. D-Day
5. Coming In, Going Under
6. Time Stands Still
7. Bury The Past
8. On A Night Like This
9. Mean Town
10. Not Invited
11. All Those Crazy Dreams

Formazione:

Thomas Silver – Voce, Chitarra
Kane Bennett – Keyboards, Backing Vocals
John Wennergren – Basso
Scott Lamb - Drums

Contatti:

https://www.facebook.com/thomassilverband

 

Chitarrista nei primi sei dischi degli Hardcore Superstar, Thomas Silver ha fatto parte di uno dei gruppi hard rock di maggior successo degli ultimi anni, quelli in cui era più difficile emergere dai bassifondi dell’underground suonando quel tipo di musica. Nel 2000, quando uscì, Bad Sneakers And A Pina Colada venne accolto tiepidamente dal pubblico e la band scandinava impiegò qualche anno prima di riempire davvero i locali, anche se l’Italia ha sempre avuto un occhio di riguardo nei loro confronti. È proprio in uno dei Paesi che maggiormente ha amato il suo vecchio gruppo che Silver lancia la sua carriera solista: nello Stivale il chitarrista svedese ha oggi trovato casa (a Tuoro su Trasimeno, vicino Perugia), i musicisti che lo accompagnano dal vivo e l’etichetta. Sono passati dieci anni fra la sua fuoriuscita dagli Hardcore Superstar e questo solo album, ed il fatto che le sonorità che lo hanno reso conosciuto fra gli appassionati di certo hard rock/rock’n’roll festaiolo e di stampo eighties non gli appartengano più, lo dimostravano già i singoli diffusi prima del disco: “Bury The Past”, risalente al 2015, e “D-Day”, “Caught Between Worlds” e “Public Eye”, usciti nelle settimane antecedenti la release.

Il CD è contenuto in un jewel case con booklet di 8 pagine corredato dai testi delle 11 canzoni che lo compongono. L’artwork di copertina unisce le iniziali dell’artista a simboli esoterici, che ben rispecchiano il mood oscuro dell’album, sebbene i testi non trattino questi argomenti ma siano invece uno spaccato sulle sensazioni provate da Thomas in seguito al suo allontanamento dalla band madre, e ad alcune vicende personali come il divorzio dalla ex moglie e l’incontro con l’attuale compagna. Musicalmente il disco percorre territori rock ma ponendo vari accenti su stili diversi, personalizzando la proposta nonostante durante l’ascolto si sentano forti echi di D-A-D, Andy Mc Coy solista, e in misura minore Hanoi Rocks, Michael Monroe solista, Bauhaus, David Bowie e The 69 Eyes post svolta goth rock. The Gospel According To Thomas è un lavoro intimista, talvolta anche intricato e non propriamente di facile assimilazione: serve un po’ di tempo, infatti, per apprezzarne le melodie e coglierne le sfumature. È difficile, e probabilmente inutile, fare un track-by-track che possa rendere giustizia ai pezzi: la track list, molto ben assemblata, mette uno dopo l’altro gli incastri al posto giusto, rendendo l’esperienza uditiva avvincente man mano che scorrono i brani. Poco diretto, ma sicuramente ricercato, il songwriting è un punto di forza su cui Silver basa le fondamenta di un platter nonostante tutto piuttosto personale e lontano dal suo passato e dalle mode.

IN CONCLUSIONE

Oscuro, malinconico e maturo, fra impennate punk e pennellate blues, il rock di Thomas Silver è il protagonista assoluto di un disco convincente in cui il chitarrista e cantante svedese si mette a completo sevizio delle canzoni. Il risultato, a patto che siate disposti a concedergli qualche passaggio in più nello stereo, vi sorprenderà.

© 2019, Stefano Gottardi. All rights reserved.

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